(ASI) Spoleto. Venerdì 18 marzo, in occasione del consueto appuntamento con il precetto pasquale, è stato celebrato a Spoleto il Giubileo delle Forze Armate. Tutte le varie istituzioni militari e paramilitari si sono ritrovate presso la chiesa di S. Filippo per la liturgia penitenziale presieduta dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo.
Al suo fianco, don Paolo Peciola, assistente spirituale della Caserma “Garibaldi”, che ha curato l’organizzazione della giornata, don Jozef Gercàk, cappellano dell’Istituto per Sovrintendenti P.S. “R. Lanari”, don Paolo Medaglini, assistente spirituale dei Carabinieri e dei Granatieri dell’Umbria e altri sacerdoti della città. Al termine di questo primo momento, processionalmente, i presenti si sono diretti verso la basilica Cattedrale per il passaggio attraverso la Porta Santa e la partecipazione alla Messa. Ad accoglierli, in Piazza Duomo, la Banda dei Granatieri di Sardegna: la giornata, infatti, è stata l’occasione anche per ricordare il centenario dell’istituzione del Battaglione Cengio.
Nell’omelia l’Arcivescovo ha voluto ‘allargare’ il pensiero per «raggiungere tutti i colleghi che, in modi diversi, in Italia e altre parti del mondo, lavorano e si sacrificano per il bene della società, per la promozione della giustizia e della pace. Pensiamo a quanti, nel compimento del loro dovere, hanno sacrificato la loro vita e manifestiamo, nei loro confronti, la gratitudine per l’impegno operato. Oggi – ha proseguito – pensiamo anche alle vostre famiglie, a tutte le persone che portate nel cuore e che, in questo momento, spontaneamente si affacciano al ricordo e al pensiero. Dunque, raccogliendo idealmente tutta questa grande famiglia attorno all’altare del Signore, noi vogliamo celebrare un momento di preghiera che ci apre alla Pasqua di Resurrezione e ci permette di vivere in prima persona il Giubileo». Il Presule si è poi soffermato sul significato dell’Anno Santo e, in particolare, di questo dedicato alla ‘misericordia’. «Nella vita cristiana non c’è nulla di magico, non c’è nulla di automatico», ha ricordato. «Da una parte c’è la volontà di Dio di donarci la sua amicizia, la sua vita, la sua grazia; dall’altra, ci deve essere la volontà nostra di accogliere il dono che ci viene offerto. Ed è allora in questo incontro che l’uomo che si riconosce bisognoso di questa salvezza, che si sviluppa e cresce e approfondisce la vita cristiana: un’esistenza che non è e non può essere una semplice etichetta che, per ragioni diverse, mettiamo addosso ai nostri vestiti. La vita cristiana, lo sappiamo, è qualche cosa che abita dentro e che, da dentro, illumina e orienta i pensieri, le parole e le azioni. Ciò dipende soltanto da noi. La coerenza, la fedeltà, il coraggio: sono quei valori che costituiscono il terreno propizio, il terreno favorevole sul quale edificare un’esistenza che non perda di vista qual è il bene».
Al termine della celebrazione, sono state consegnate a tutti le immaginette del volto misericordioso del Padre (quello benedicente del Solsterno posto sulla facciata della Cattedrale di Spoleto), scelto come immagine simbolo del Giubileo della Chiesa spoletana-nursina. La Banda dei Granatieri di Sardegna con il proprio inno e quello nazionale ha concluso la giornata.