(ASI) Perugia. Il bullismo tra giovani si concretizza nei luoghi più disparati, ma sempre più spesso i soprusi si consumano nello spazio virtuale dei media digitali usati per diffondere, tramite Internet o cellulare, messaggi, immagini e filmati diffamatori al solo scopo di deridere un soggetto che appare ‘debole’ agli occhi degli aguzzini di turno. Gli autori, i cosiddetti ‘bulli’, sono spesso persone che la vittima ha conosciuto a scuola, nel quartiere o in un gruppo.
Un fenomeno in continua crescita di cui si è discusso nell’incontro-dibattito dal tema “Giovani e social: ecco come dilaga il bullismo”, tenutosi ieri presso la sala S. Anna di Perugia e organizzato dal M5S. Numerosi i relatori intervenuti al convegno, tra cui docenti, psicologi ed esperti in materia. “Il bullismo attecchisce soprattutto negli ambienti medio-alti dove, nella maggior parte dei casi, i genitori sono esclusi dal mondo dei network in cui si consumano vessazioni di ogni genere, a scapito dei ragazzi più fragili” – sostiene Stefano Giaffreda portavoce del M5S al Comune di Perugia. “Quello del bullismo è, purtroppo, un problema sottovalutato anche nelle scuole, nonostante il Miur abbia inviato le disposizioni per contrastare questi casi, in Umbria solo due istituti si sono attivati in tal senso – affermano Federica Pascoli e Mariagrazia Lucchetti dell’Associazione ‘Basta il cuore’ –. Per questo motivo, abbiamo presentato un progetto al Comune di Perugia la cui finalità è quella di sensibilizzare gli alunni al rispetto verso gli altri già dalla scuola primaria e una serie di proposte legislative per la prevenzione e il contrasto di tale fenomeno”. Dello stesso avviso anche il prof. Giuseppe Pennino: “La soluzione efficace? Un’adeguata formazione del personale docente e Ata per poter individuare l’avvisaglia di qualche pericolosità e intervenire tempestivamente prima che si concretizzi la violenza”.L’altra faccia della medaglia è rappresentata dai rischi legati ad un uso improprio di smartphone e computer, dove dilaga il cyberbullismo “che vieneincomprensibilmente sottovaluto nonostante si tratti della manifestazione di un vero e proprio malessere sociale, sia per coloro che commettono il danno, sia per coloro che lo subiscono – conferma lo psicologo Massimiliano Cappelletti –. I primi, in quanto a rischio di problematiche antisociali e devianti, i secondi in quanto può manifestarsi un’insicurezza caratteriale che può sfociare in sintomatologie anche di tipo depressivo”. Tiziana Ciprini, psicologa e portavoce in Parlamento del M5S, approfondendo l’argomento, spiega il rapporto tra giovani e Internet: “Il bullismo informatico negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo esponenziale grazie alla tecnologia e ciò ha acuito un fenomeno che, oltretutto, diventa subdolo, poiché consente agli aguzzini di nascondersi vigliaccamente dietro uno schermo e ai fiancheggiatori di assistere senza intervenire. Ma non dobbiamo credere che le angherie si consumino solo tra i ragazzi, perché purtroppo sono in crescita anche le ‘bulle’ che mettono in pratica le stesse azioni dei maschi. Ciò è la conseguenza dei cosiddetti ‘nativi digitali’, ovvero i nati dopo il 1980, che vivono da subito l’approccio con lo smartphone. Si tratta di una generazione completamente diversa dalle precedenti, sicuramente più innovativa, che vive condividendo la propria vita privata con chiunque sui social. Ma, secondo alcuni studi condotti dall’Università di Milano-Bicocca, si tratta di ragazzi incompetenti a livello informatico, fruitori passivi che non hanno percezione dei reali rischi che si corrono in rete”. L’argomento non può passare inosservato nemmeno in Parlamento, come spiega Maria Lucia Lorefice, membro della Commissione Affari Sociali del M5S: “Abbiamo presentato una proposta che punta esclusivamente sulla prevenzione, educazione e recupero della vittima e di colui che commette l’illecito. Un ruolo determinante è quello svolto dalle famiglie, la scuola e i servizi sociali territoriali. Internet è una grande risorsa, non è qualcosa da cui difendersi, il problema non è la rete, ma ciò che accade all’interno di essa. Siamo convinti che un’adeguata informazione e formazione siano fondamentali per far capire ai giovani quali conseguenze sugli altri possa avere un comportamento sbagliato. Il cyberbullismo, come il bullismo, va combattuto culturalmente”.