DSC 4718consiglio(ASI) Perugia. Si è svolta lunedì pomeriggio la seduta del Consiglio “aperto” sul tema: “Ambiente/Smart Community: l’Università comunica progetti e ricerche al Comune di Perugia”, cui hanno partecipato rappresentanti di tutti i dipartimenti dell’ateneo.


Aprendo l’incontro il vicesindaco Barelli ed il presidente del Consiglio Varasano hanno dato il benvenuto agli ospiti e hanno ringraziato tutti i presenti per il contributo che l’Università dà alla ricerca di nuove politiche, nell’ambiente ma non solo.
Secondo Varasano la seduta odierna è la conferma che si compiono fatti e non ci si ferma solo alle parole. Per questo – ha concluso – siamo orgogliosi delle nostre università.
Secondo Barelli, fare politica in modo tradizionale vuole dire stare ripiegati su se stessi; al contrario le città devono essere intelligenti e si deve, quindi, lavorare per creare territori sostenibili puntando sull’economia circolare.
L’Università, in tutto questo, è il luogo dei talenti: la città ha bisogno di loro per costruire una “comunità intelligente”. Per questo dobbiamo saper trattenere i talenti che formiamo mettendoli a sistema. Se poi riusciremo anche ad attrarre talenti da fuori, allora vorrà dire che è stato intrapreso un percorso significativo.
La scommessa oggi è che questo appuntamento diventi prassi costante di collaborazione tra Comune e i due Atenei. Infine Barelli ha rivolto i complimenti agli atenei perugini, che rappresentano da sempre un’eccellenza per la città.
E’ intervenuto anche l’assessore Severini: “anche dal mio punto di vista – ha detto - non solo come assessore all’Università ma anche alla cultura, l’Ateneo rappresenta per noi un tesoro di sapere; per questo va tutelato. L’idea che i nostri giovani, formati, se ne vadano, nuoce a Perugia”. L’assessore ha definito fondamentale l’apporto dato dall’Università ai convegni di Perugia 1416, manifestazione che verrà celebrata a breve.
Saluti di rito anche da parte dei due rettori.
Franco Moriconi, Rettore Università di Perugia, ha parlato della reciproca apertura da parte di Università e Comune. Incontri come questo sono proficui per far conoscere l’attività svolta dall’ateneo, troppo spesso poco nota. Tanti progetti condivisi sono stati già realizzati in collaborazione tra ateneo e comune e tanti altri potranno esserlo. Il tutto con l’obiettivo di vivere e far vivere la città.
Giovanni Paciullo (Rettore Università per Stranieri), ha parlato di un’opportunità utile per discutere di tematiche determinanti per il futuro della nostra città. Non possiamo solo gestire le emergenze – ha precisato – ma dobbiamo sviluppare le idee e le progettualità, condividendole con la politica di cui siamo parte integrante, in quanto tutti siamo fattori di sviluppo nell’ambito di una comunità intelligente.
La parola è poi passata ai rappresentanti dei vari dipartimenti per l’illustrazione di studi e progetti.
Giuseppe Liotta (Ingegneria) ha trattato il tema “la città intelligente e la comunità intelligente”, realizzabile tramite connubio tra digital city (fattore tecnologico), creative city (umano) ed e-gov (fattore istituzionale). Per realizzare una smart city ci vuole, dunque, interazione tra governance, tecnologia e processo partecipativo, costruendo un’economia circolare. In questo l’università è perno centrale delle smart communities.
Maria Teresa Mandara (Veterinaria) ha evidenziato che il suo dipartimento ha effettuato studi del rapporto tra animali, uomo ed ambiente per garantire la salute pubblica e umana in particolare. Le azioni sono state dedicate all’aumento della sostenibilità degli allevamenti, al controllo delle malattie, alla riduzione delle emissioni gassose, favorendo l’uso di prodotti naturali al posto dei farmaci.
Stefano Cianetti (Odontoiatria nell’ambito di Scienze chirurgiche e biomediche) ha detto che si costruisce una città intelligente se vi sono un’università e delle istituzioni intelligenti che si aprono reciprocamente per il bene della collettività. Il Prof, nell’ambito degli studi compiuti, ha evidenziato che la carie è la seconda malattia più diffusa dopo l’influenza. Essa dipende da molteplici fattori, compresi quelli sociali, economici, culturali, ambientali che si sviluppano fin da bambini. Per questo sono stati proposti nuovi modelli organizzativi proprio con l’obiettivo di prevenire questa malattia.
Floriana Falcinelli (Filosofia) ha riferito che sono stati costituiti vari gruppi di ricerca che si sono occupati di temi ambientali sotto il profilo giuridico, antropologico, filosofico, pedagogico e didattico, psicologico e sociologico. Si è consolidato il concetto di educazione ambientale, perché rappresenta un tema centrale per promuovere un modo diverso di essere cittadini.
Fabio Fatichenti (geografia nell’ambito di Lettere) ha posto l’accento sui temi oggetto di studio: agricoltura multifunzionale (salvaguardia della biodiversità), riqualificazione e sostenibilità dell’ambiente urbano (recupero aree dismesse, agricoltura urbana e periurbana), corridoi ecologici, indicatori di impatto socio-ambientale dell’industria.
Annibale Materazzi (Ingegneria civile ed ambientale) ha citato tre temi di ricerca: sostenibilità ambientale, uso efficiente delle risorse naturali, mitigazione dei rischi di origine ambientale. Nell’ambito del primo spiccano le soluzioni per la resilienza dei beni culturali; nel secondo la creazione delle celle fotovoltaiche ibride. La mitigazione dei rischi, infine, è stata analizzata con monitoraggio dei monumenti soggetti a rischio sismico, analisi del rischio idraulico, vulnerabilità delle dighe, studio degli eventi pluviometrici estremi.
Livia Mercati (Giurisprudenza), ha ricordato che il diritto intercetta l’ambiente sotto diversi punti di vista, in primis come elemento di tutela giuridica. Per questo sono stati presentati vari programmi, tra cui quello in collaborazione con ingegneria concernente la rigenerazione urbana, ma anche quelli sul nuovo codice degli appalti (sviluppo sostenibile) e la collaborazione per un corso sul piano del verde urbano di cui il Comune si è dotato.
Giacomo Muzi (Medicina) ha chiarito che la qualità dell’ambiente, anche in ambito lavorativo, è determinante ai fini della prevenzione delle malattie: non a caso oggi 3,7 milioni di morti l’anno nel mondo sono dovuti proprio all’inquinamento atmosferico ed ambientale. Per questo il dipartimento ha condotto vari studi sui vari fattori di inquinamento (es. il particolato, come pm 10 e pm 2.5) con l’obiettivo di contribuire a consegnare alle generazioni future un ambiente più sano.
Benedetto Natalini (Scienze Farmaceutiche) ha riferito che il dipartimento si è dedicato allo studio ed alla progettazione di nuove “strutture” potenzialmente attive; tuttavia il primo campo d’azione resta la prevenzione, in sintonia con il concetto di smart city.
In Umbria occorre favorire una vocazione storica della Regione, ossia l’utilizzo di prodotti della natura, dei quali va accresciuta e migliorata la produzione.
Il Prof con soddisfazione ha annunciato che il lavoro dell’ateneo è riuscito a produrre un nuovo farmaco che avrà importanti ricadute, anche economiche, sull’università stessa.
Mauro Pagliacci (Economia) ha citato i due grandi campi su cui si è concentrata l’attenzione del proprio dipartimento: economia dei mercati energetici e dell’ambiente; economia del turismo.
Maurizio Biasini (Fisica e Geologia) ha indicato le aree d’interesse sviluppate dal dipartimento: energia, risorse geologiche, rischio geologico-ambientale, monitoraggio ambientale (qualità dell’area), smart city (nano-consumi, clou-computing, reti di sensori autonomi).
Giuseppe Saccomandi (Ingegneria) ha riferito di aver lavorato sul tema dell’economia circolare, ossia sulla realizzazione di prodotti che hanno un ciclo che elimina totalmente il rifiuto. Ciò tramite la cosiddetta tecnologia appropriata, ossia la capacità di usar bene strumenti adatti al nostro territorio perché rendano al meglio.
Francesca Fallarino (Medicina Sperimentale) ha chiarito che ambiente e salute sono in stretta relazione, quasi simbiotica. Partendo da ciò il dipartimento ha avviato progetti e studi di tipo epidemiologico e molecolare.
Francesco Tarantelli (Chimica e biologia) ha parlato del “problema energetico” e possibili soluzioni, ma anche di monitoraggio dell’ambiente e dell’inquinamento, di chimica dei beni culturali e di conservazione degli habitat naturali.
Francesco Tei (Agraria) ha chiarito che l’ambiente per il proprio dipartimento è materia centrale. Non a caso innumerevoli sono stati i temi di ricerca basati su quattro aspetti collegati tra loro: ambiente, agricoltura, alimenti e vita. In questo contesto sono stati sviluppati studi sulla sostenibilità degli agro-sistemi (agricoltura di precisione), sulla gestione della risorsa idrica, sulla conservazione della biodiversità, sul dissesto idrogeologico, sull’urbanizzazione (nel 2020 ha riferito che il 70% della popolazione mondiale vivrà in città, contro l’attuale percentuale di poco superiore al 50%).
Secondo Manuel Vaquero (Scienze politiche) sono state soprattutto tre le linee d’azione del dipartimento: offerta formativa (curricula sulle politiche del territorio e sviluppo sostenibile), ricerca, divulgazione (convegni e formazione permanente).
Infine Giancluca Vinti (Matematica ed informatica) ha ricordato che il dipartimento ha realizzato vari progetti sulle tematiche ambientali e sociali. Si tratta dell’analisi energetica degli edifici, della salvaguardia del patrimonio artistico e culturale, dell’open data e open source, dell’antidoping (sistemi di ausilio per le decisioni), dell’ottimizzazione energetica.
A margine degli interventi dei professori ha preso la parola la consigliera Rosetti.
Il capogruppo M5S ha detto di aver condiviso l’iniziativa del consiglio aperto perché il rapporto Comune-Università deve essere la carta vincente per Perugia.
Secondo Rosetti c’è la necessità che l’Amministrazione favorisca una partecipazione reale: parlare di smart city come mero slogan rischia, infatti, di far perdere il punto di vista centrale, ossia che il cittadino deve essere messo in grado di star bene; un obiettivo che si può raggiungere solo coinvolgendolo nelle scelte.
Per Rosetti l’università è decisiva per la rinascita della città: per capire, cioè, cosa c’è oggi che non va e per poi trovare soluzioni progettuali vincenti.
Insomma la politica deve creare l’ambiente giusto per costruire l’intelligenza collettiva.
L’obiettivo finale deve essere di fare di più con meno: ciò sarà possibile solo sfruttando bene il fattore umano senza concentrarsi sempre e solo sulle risorse economiche.
Quindi – ha concluso Rosetti – bisogna dare risposte concreate ai cittadini, perché Perugia possa riprendersi la posizione che le compete.

 

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