Dario Fo in Venice Film Festival 02(UNWEB) Perugia – “Conosceva l’Umbria nella sua intima identità, nella sua immensa spiritualità, nello splendore dell’architettura medioevale. E l’ha amata come fosse la sua terra. Per questo gli dobbiamo essere grati e dirgli grazie. E non soltanto perché qui, in questa terra, ad Alcatraz, nelle campagne di Gubbio, ha vissuto, lavorato con l’indimenticabile compagna della sua vita e grande artista Franca Rame, e con il figlio Jacopo”. Lo ricorda così Dario Fo la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, esprimendo il suo più profondo cordoglio – anche a nome di tutta la Giunta regionale - per la scomparsa del premio Nobel per la letteratura, inviando anche un affettuoso abbraccio a suo figlio Jacopo.


“Il legame di Dario Fo con l’Umbria – scrive la presidente - era antico e molto stretto. Un legame che ha pervaso, e influenzato, tantissimo della sua ricerca e opera teatrale e letteraria. Ogni opera di Dario Fo, infatti - fino alla bellissima messa in scena dello spettacolo “Lu santu jullare Francesco” – era intrisa della spiritualità della nostra terra. Ma anche della sua cultura, della sua storia urbanistica, delle sue Chiese e Cattedrali, della pittura – da Giotto a Cimabue - dell’antica lingua umbra che Dario Fo aveva scelto per narrare, per denunciare, attraverso la vita di Francesco, o quella di Jacopone da Todi, le brutalità di una società contemporanea che spesso piega ai suoi interessi la vita dei cittadini”.
“Ho conosciuto, ed amato l’opera di Dario Fo – aggiunge - sin da ragazza, ma successivamente, prima da sindaco di Todi e poi da presidente della Regione, ho avuto il privilegio e la fortuna di poterlo conoscere più da vicino. Chi di noi, che ha amato il teatro, non ha vissuto la emozionante esperienza di sedere alle tavole di legno della Libera Università di Alcatraz, e veder girare tra i tavoli Dario Fo e Franca Rame e con loro intrattenersi a parlare, discutere di teatro, politica e quant’altro?”.
“Tra i tanti ricordi – prosegue Marini - ce n’è uno che conservo con profonda simpatia e che dà la misura della straordinaria personalità di questo uomo umile e al tempo stesso un ‘gigante’ della cultura italiana: giovane sindaco di Todi sento bussare alla porta del mio ufficio. Apro e mi trovo di fronte lui, Dario Fo, già premio Nobel per la letteratura. Era venuto per invitarmi a visitare – e soprattutto studiare – il Duomo della città ed il Tempio di San Fortunato. Mi piace ricordarlo così e rinnovargli il sentimenti di profonda gratitudine che, sono certa, provano oggi tutti gli umbri”.


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