panorama di gerusalemme(UNWEB) Ultimo evento giubilare promosso dall’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve prima della chiusura della Porta Santa della cattedrale di San Lorenzo (in calendario domenica 13 novembre) è il Pellegrinaggio diocesano in Terra Santa, in svolgimento dal 14 al 21 ottobre, guidato dal cardinale Gualtiero Bassetti insieme al vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti, profondo conoscitore dei luoghi di origine del cristianesimo e promotore di numerosi pellegrinaggi, e al francescano padre Giulio Michelini, Ofm, fine biblista e teologo, studioso della storia ebraica.

Pellegrini da Gerusalemme a Roma per vivere in comunione il Giubileo della Misericordia.

Sono 70 i pellegrini perugino-pievesi che questa mattina (14 ottobre) hanno raggiunto l’aeroporto “Leonardo Da Vinci” di Fiumicino per partire alla volta del “Ben Gurion” di Tel Aviv, dove arriveranno nel pomeriggio per poi trasferirsi a Nazareth. Negli otto giorni di permanenza in Terra Santa visiteranno i luoghi più significativi dell’Antico e del Nuovo Testamento e concluderanno il loro pellegrinaggio giubilare a Roma, sabato 22 ottobre. Si uniranno ad alcune migliaia di pellegrini umbri che giungeranno in Piazza San Pietro con i loro vescovi per il Pellegrinaggio giubilare regionale ad Petri Sedem, promosso dalla Conferenza episcopale umbra (Ceu), che culminerà con l’udienza speciale con papa Francesco e il passaggio della Porta Santa della Basilica vaticana. Si tratta di un pellegrinaggio delle otto Chiese dell’Umbria che rappresenta un momento importante di spiritualità e fraternità, per vivere in comunione il Giubileo della Misericordia.

Una presenza solidale per i cristiani di Terra Santa.

Il pellegrinaggio dei 70 perugino-pievesi si tiene in un momento particolarmente delicato per i cristiani di Terra Santa, raccogliendo il recente appello rivolto attraverso i media dall’arcivescovo mons. Pierbattista Pizzaballa, Ofm, amministratore apostolico del Patriarcato di Gerusalemme. Il presule, che riceverà i fedeli provenienti dall’Umbria durante il loro soggiorno a Gerusalemme, invita le Chiese di tutto il mondo a promuovere pellegrinaggi, perché la presenza di pellegrini cattolici si è molto ridotta negli ultimi anni. Tra le cause non secondarie ci sono la crisi economica e i periodici conflitti in Medio Oriente. Promuovere pellegrinaggi significa anche essere solidali con i cristiani che vivono nei luoghi Santi, la cui situazione di vita «è sempre molto difficile», evidenzia mons. Pizzaballa.

Il francescano padre Giulio Michelini: «Ogni pellegrinaggio è qualcosa di speciale...».

Oltre ad esprimere solidarietà e vicinanza concreta a questi fratelli, recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa nell’Anno Straordinario della Misericordia rappresenta il compimento del rigenerarsi come cristiani nella fede. Padre Giulio Michelini, in attesa dell’imbarco al “Terminal 1” dell’aeroporto di Fiumicino, ha spiegato ai 70 pellegrini il significato di questo viaggio sulle orme di Cristo nell’Anno giubilare che sta per concludersi. «Ogni pellegrinaggio è qualcosa di speciale, che lascia un segno profondo nella vita del credente – ha sottolineato il francescano –. Un pellegrinaggio in Terra Santa è l’immersione nella storia, nella geografia, nell’ambiente e nella cultura del popolo da cui sono venuti i patriarchi, i profeti, i re che hanno attraversato le strade della Galilea, della Samaria e della Giudea, fino a giungere alla città del Gran Re, Gerusalemme. Per i cristiani è un tornare alla Terra dove è vissuto Gesù, lui che più volte ha compiuto, da piccolo con la famiglia (come si legge nel Vangelo secondo Luca) e da adulto con i suoi discepoli, i pellegrinaggi delle tre feste principali di Israele a Gerusalemme».

«Il pellegrinaggio inizia sotto diversi auspici e con particolare benedizione».

«Il pellegrinaggio diocesano di Perugia-Città della Pieve – ha proseguito padre Michelini – inizia sotto diversi auspici e con una particolare benedizione. Il popolo degli Ebrei in questo periodo è coinvolto in quelle importanti festività giudaiche che anche Gesù ha osservato, e una di queste, Sukkot, prevede proprio uno dei tre pellegrinaggi di cui ho appena accennato: il Capodanno (Rosh haShana), che è stato lo scorso 4 ottobre; il giorno dell’Espiazione (Yom Kippur), ovvero il giorno più sacro dell’anno, mercoledì scorso 12 ottobre. Quando il pellegrinaggio diocesano sarà nel suo pieno svolgimento, il prossimo lunedì 17 ottobre si celebrerà, in Israele ma anche per gli ebrei della diaspora, la festa delle Capanne (Sukkot). Con l’inizio dell’anno la tradizione liturgica ebraica dice che ci sono dieci giorni in cui sono aperte le “porte della misericordia”, perché ogni membro di Israele possa pentirsi e riconoscere i propri errori. In questo periodo, come già insegnava Gesù nel Sermone sul monte del Vangelo di Matteo, i fedeli osservanti chiedono il perdono a coloro che hanno offeso, e lo offrono a coloro dai quali sono stati offesi. Così, preparati da uno spirito di penitenza, potranno giungere al Giorno dell’Espiazione, col quale Israele è perdonato da tutti i peccati. Infine, al termine di questa triade di feste, con la festa delle Capanne si ricorderà la precarietà del periodo trascorso nel deserto, e si offriranno a Dio le quattro “specie” di vegetali (la palma, il cedro, il mirto e il salice), per ringraziarlo della misericordia».

«Nel pellegrinaggio in Terra Santa anche i gesti di misericordia che Gesù stesso ha compiuto».

«I cristiani, che seguono Gesù, l’osservante che ha celebrato questi riti (evocati nel Vangelo di Giovanni e nella Lettera agli Ebrei) – ha concluso padre Michelini –, seguono nel pellegrinaggio in Terra Santa anche i gesti di misericordia che Gesù stesso ha compiuto: da Cafarnao, dove ha iniziato il suo ministero guarendo e compiendo esorcismi, a Gerico, dove ha compiuto il suo ultimo miracolo, restituendo la vista a un cieco, a Gerusalemme, dove ha incontrato consapevolmente la sorte di finitudine di ogni uomo e ha donato la misericordia anche dalla croce (“Padre, perdona loro...”). In questo Anno della Misericordia indetto da papa Francesco, tutto questo acquista un significato ancor più grande, se possibile, in una sovrapposizione di grazia su grazia».


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