card bassetti con gli abitanti di san pellegrino di norcia nella tensostruttura foto 1Il porporato: «Spesso abbiamo una burocrazia che uccide più che aiutare a ricostruire... Torniamo a curare con passione le ferite di questa terra, sapendo che non può essere lontano il giorno in cui essa tornerà a fiorire»

(UWEB) Norcia. L’8 gennaio, giorno in cui la Chiesa celebra il Battesimo del Signore, il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti è ritornato dopo poco più di un mese a San Pellegrino, la frazione di Norcia più colpita dal terremoto. Il cardinale presidente della Ceu, accompagnato dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, è giunto nel primo pomeriggio ed ha presieduto la celebrazione eucaristica domenicale nella tensostruttura allestita dalla Protezione civile e dai Vigili del Fuoco a seguito della prima forte scossa del 24 agosto scorso. Accolto con tanto calore da abitanti e soccorritori, in una delle giornate più rigide di questo inizio d’inverno (la temperatura esterna di sera è arrivata a – 13 gradi), il porporato ha avuto per tutti loro parole di incoraggiamento e gratitudine, sottolineando il costante impegno di mons. Boccardo presso le popolazioni terremotate dell’Archidiocesi. «Sono rimasto impressionato per come il vostro pastore – ha commentato il cardinale – ha saputo stare in mezzo a voi nel consolarvi e confortarvi di tante pene che portate nella vostra vita. Insieme a lui ringrazio i parroci della Valnerina, in particolare il vostro don Marco Rufini, che non si sono mossi dalle loro parrocchie e condividono i disagi della vita di ogni giorno, aumentati in questo periodo a causa del freddo intenso. Ringrazio i religiosi e le religiose di questa terra che con la loro preghiera invocano costantemente l’aiuto di Dio. Tanta gratitudine esprimo agli uomini della Protezione civile, dell’Esercito, dei Vigili del fuoco e delle Forze dell’ordine per l’aiuto offerto, e ai tanti volontari che vi assistono tra i quali i miei diocesani Rinaldo e Francesca da poco sposi». Parole che il presidente della Ceu ha rivolto anche a nome di tutti i vescovi dell’Umbria, che vennero in visita nelle zone terremotate il 6 dicembre. Ad Ancarano di Norcia tennero la riunione di fine anno della Conferenza episcopale regionale (Ceu), in segno di vicinanza e condivisione con le tante famiglie e realtà civili e religiose messe a dura prova dal sisma.

Non possiamo far finta che non sia successo niente!

«Nonostante tutto, la gioia del Natale non è mancata neanche quest’anno – ha detto il cardinale Bassetti nella sua omelia –. Essa ha trovato la sua espressione non solo nei momenti della vita liturgica, ma anche in tanti gesti di solidarietà che avete avuto modo di scambiarvi vicendevolmente o che avete ricevuto da molte zone dell’Umbria e d’Italia. Avete addobbato le vostre residenze di fortuna e le vostre cittadine distrutte con i festoni natalizi, per scacciare la paura e anticipare quella “ripresa” che tanto sta a cuore a tutti. Ma, non possiamo far finta che non sia successo niente! Un intero, vasto, territorio montano è stato sconquassato dal terremoto, con molti paesi distrutti. Piccoli centri urbani carichi di storia sono crollati, antiche chiese e monumenti civici si sono sbriciolati: un patrimonio di storia e di cultura è andato perduto. Mi fece impressione, la volta scorsa, il racconto del vostro parroco don Marco Rufini riguardo alla statua in pietra della Vergine Maria, che pur caduta rovinosamente a terra non si è rotta... Un flebile segno del Cielo, ma pur sempre un segno!».

Una terra muore solo quando non c’è più nessuno che la abita.

Non potevano mancare anche nell’omelia parole di incoraggiamento a ricominciare: «Per quanto violento un terremoto non ha la capacità di distruggere completamente e far morire dei luoghi di vita – ha evidenziato il porporato –. Il territorio può morire solo se voi lo abbandonate; una terra muore solo quando non c’è più nessuno che la abita. Per questo, tutti apprezzano la vostra ferma volontà di restare, di non abbandonare queste montagne, talvolta aspre, ma che vi hanno sempre dato da vivere... Siete rimasti, volete rimanere per “non ferire ancora di più questa terra”. Di fronte alle macerie, però, quanto è necessario che prima di tutto si “ricostruiscano i cuori”, come vi ha ricordato, giovedì scorso, Papa Francesco. E’ necessario che prima di tutto si trovi la forza per andare avanti, la disponibilità ad aiutarsi per superare la terribile prova. “I cuori sono feriti”, ha detto il Papa, ma bisogna guardare al domani. Ciò non vuole dire avere quell’ottimismo di maniera, spesso inutile. L’importante è che il cuore sia carico di speranza! “Oggi serve la speranza, il ricostruire – ha detto ancora il Papa – si fa con le mani”. Come s’è fatto sempre in queste valli. Con le mani si sono coltivati i campi, si sono costruite le case, curati gli animali. Con le vostre mani vi siete sempre procurati da vivere. Anche in questa occasione, voi, con le vostre mani, con il lavoro, serio e appassionato, ricostruirete la Valnerina. Certo con gli indispensabili aiuti, che vi devono essere forniti. Da soli non potrete mai farcela. La vostra generazione ha già conosciuto per tre volte il dramma del terremoto e delle sue devastazioni fisiche e morali (1979, 1997, 2016), ma ogni volta avete trovato in voi la forza di ricominciare».

Una burocrazia che uccide... E’ giunto il momento di cambiare mentalità a tutti i livelli.

Il cardinale Bassetti ha anche sollecitato l’avvio della ricostruzione nel rispetto della dignità umana: «Dopo questi mesi di precarietà, passati nelle tende, anche collettive, o nelle roulotte – ha ricordato –, è tempo che si dia modo, con container o casette, alle singole persone e ai nuclei familiari, di ritrovare la propria intimità e il proprio ritmo di vita. Poi le ricostruzioni, ma auguriamoci che la burocrazia non renda impossibile quello che invece dovrebbe poter essere dopo tutte le verifiche compiute celermente. Non mi vergogno a dirlo, ma spesso abbiamo una burocrazia che uccide più che aiutare a ricostruire. Lo dico con forza, perché è il momento che si cambi mentalità a tutti i livelli. Case, scuole, chiese, aziende sono, specie in questi luoghi di antica tradizione cristiana, un insieme inscindibile che fa vivere la comunità e la tiene unita».

Come Gesù che si immerse nel Giordano per farsi battezzare da Giovanni, così noi dobbiamo trovare la forza di riemergere, di tornare a vita nuova.

Nel soffermarsi sul significato della celebrazione del Battesimo del Signore Gesù, di domenica 8 gennaio, il cardinale Bassetti ha detto: Il Figlio unigenito, Dio eterno con il Padre, si mette in fila con i peccatori per ricevere il battesimo di penitenza che Giovanni amministra lungo il fiume Giordano... Gesù non ha bisogno di essere purificato dal peccato perché Egli è senza peccato, ma si sottomette alla “giustizia” di Dio, il quale, dice san Paolo, lo trattò da peccato in nostro favore. Gesù scende nelle acque melmose del fiume e si fa battezzare da Giovanni, che non vorrebbe, ma che si arrende anche lui alla volontà di Dio. Insieme alla penitenza, per Gesù c’è anche il momento della glorificazione e della sua seconda manifestazione al mondo: una voce dall’alto proclamò: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”. Così anche noi, fratelli e sorelle, ci siamo calati, in questo tempo di prova, con Gesù nella fossa della morte, nelle acque fredde e buie del dolore e della purificazione, insieme a Lui dobbiamo trovare la forza di riemergere, di tornare a vita nuova, con più gioia nel cuore, con più motivazioni per il futuro! Sostenuti da questo amore del Signore, saniamo i nostri cuori feriti, riprendiamo il cammino della vita, con l’impegno, la fatica e la determinazione di sempre. Torniamo a curare con passione le piaghe di questa terra, sapendo che non può essere lontano il giorno in cui essa tornerà a fiorire, come nel mese di maggio rivedremo rifiorite la piana di Norcia e la vallata di Castelluccio. State sicuri che le valli rifioriranno e insieme ad esse tornerà a rifiorire la vostra vita nella speranza che voi avete».

L’arcivescovo mons. Renato Boccardo: «Il freddo esteriore non rallenta la speranza di andare avanti, perché all’interno c’è il cuore caldo di questa gente che non vuole abbandonare la sua terra»

All’inizio della celebrazione eucaristica a San Pellegrino di Norcia l’arcivescovo mons. Renato Boccardo ha ringraziato il cardinale Bassetti «per la sua presenza paterna e sollecita. Posso testimoniare della sua preoccupazione – ha detto mons. Boccardo – telefonandomi molte volte per domandarmi notizie delle zone colpite dal sisma e di come sta la gente nelle tende con il freddo e la neve. La sua è una partecipazione continua che oggi pomeriggio si rinnova venendo qui a pregare insieme con noi e per noi. La sua presenza ci ricorda l’incontro dello scorso 5 gennaio con papa Francesco, che ha avuto per noi parole di speranza e che il cardinale Bassetti fa sue e rilancia per noi».

L’arcivescovo di Spoleto-Norcia ha chiesto al presidente della Ceu di continuare ad «accompagnare e sostenere queste popolazioni che con forza e con tenacia non vogliono abbandonare la loro terra e affrontano la rigidità del tempo invernale. Un tempo che è freddo esteriormente – ha evidenziato mons. Boccardo –, perché all’interno c’è il cuore caldo di questa gente, a testimonianza della sua solidarietà, amicizia, sostegno reciproco, collaborazione, cordata nel darsi la mano. Chiediamo tutti insieme al Signore di riscaldare il nostro cuore e di rafforzare le nostre mani per andare avanti».


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