IMG 7055Assessore Lorenzo Pierotti, le scuole fanno la fila per visitarla

(UNWEB) Corciano. “Ancora ricordo la bella sensazione che, da bambino, ho provato nel visitare questi spazi; avevano il sapore delle storie che sentivo raccontare dai nonni ... tutto fuorché noioso, ed è per questo che capisco l’entusiasmo con il quale, ancora oggi, gli scolari affollano questo Museo, ed i numeri ci danno ampiamente ragione”.

L’assessore alla cultura e sviluppo economico, Lorenzo Pierotti, più che di bilanci, parla di emozioni. D’altra parte, il Museo della casa contadina, nato nel 1976 grazie alla volontà e passione di Don Franco Pulcinelli, memorabile ed indimenticato parroco di Corciano, rappresenta molto di più di una testimonianza della cultura contadina che caratterizzava Corciano, al pari di altri paesi dell'Umbria. Costituisce infatti un tassello del circuito museale del Comune, del quale andare orgogliosi ed anche una tessera del più ampio circuito regionale che ha come tema la civiltà contadina. “Oltre al nostro – spiega Pierotti – ne fanno parte i Musei della civiltà contadina di Alviano, di Bodoglie (Todi), di Castel dell'Aquila (Montecastrilli) ed il Centro delle tradizioni popolari ‘Livio Dalla Ragione’ di Garavelle (Città di Castello). Ognuno ha la sua caratterizzazione ma, tutti insieme, danno la misura di uno spaccato storico-economico importantissimo, che ci radica nelle nostre tradizioni e nella nostra cultura”. La struttura di Corciano, che nel tempo ha registrato numeri di visitatori costantemente in aumento, gli uffici parlano di un +30% negli ultimi tre anni, del quale una buona fetta è costituita da istituti scolastici anche di fuori regione, è costituita da quattro ambienti: la cucina, la camera da letto, il granaio e il fondo. Il focolare, la vetrina, il ‘versatoio’ (ovvero il lavello - ndr), la ‘scina’ (catini, nei quali si lavava il bucato con la cenere) e la ‘madia’ (contenitore di legno per farina) sono gli elementi della cucina. Su di essa sono disposte le varie stoviglie dell’epoca. “In camera – aggiunge l’assessore - fa bella mostra di sé la biancheria finemente ricamata e poi ci sono il canterano, con i cassetti per la biancheria, i pochi gioielli ed anche i segreti, tanto caro a mia nonna, il lavamano dove veniva versata l’acqua, non sempre caldissima, per la cura quotidiana della persona, il corredo del bambino, il ‘sedione’, antesignano del moderno seggiolone super accessoriato, il ‘prete’ da inserire nel letto che, con il suo calduccio regalato, anticipò i moderni scaldasonno e tanto altro. Nel granaio – ribadisce ancora Pierotti - c’è un po’ di tutto, ceste, canestri, zucche trottoie, il broccone dell’olio”. Il fondo è l’ambiente destinato principalmente alla cantina ma, insieme agli oggetti tipici di una cantina rurale, trova collocazione quello che può considerarsi il "pezzo" di maggior rilievo della raccolta corcianese: un telaio ligneo corredato dagli accessori per le attività di tessitura-filatura, quali fusi, naspi, conocchie e rocche. Ma l’aspetto che piace di più all’assessore, visto che ne ha fatto un must del suo percorso amministrativo, è la documentazione iconografica. “Bellissime e numerose foto d’epoca ed immagini sacre – conclude - contribuiscono alla ricostruzione dell’ambiente sociale e religioso della società contadina dell’Ottocento corcianese e, per analogia, umbra. Un luogo da vedere e rivedere, per capire dove affondano le nostre radici”.


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