Invito WEB29 settembre - 14 ottobre 2018 San Gemini, Palazzo Vecchio. Terni, Fondazione Carit, Palazzo Montani Leoni a cura di Massimo Duranti e Andrea Baffoni con la collaborazione di Valeria Quaglia, Maria Adele Quaglia

Inaugurazione, sabato 29 settembre ore 18.00 San Gemini, Palazzo Vecchio

(UMWEB) Terni. La mostra nasce dall’esigenza di ricordare la figura umana e artistica di Carlo Quaglia, artista importante per l'Umbria, nato a Terni ma vissuto e divenuto famoso a Roma, erede di quella tradizione pittorica che tra le due guerre fu della Scuola Romana. In effetti, fu forte il suo legame con tale corrente artistica, nei riguardi dell’espressionismo di un Mafai o più attentamente delle cromie di Scipione. Un'eredità ben presto riconosciuta, visto che nel 1948 è già presente alla Biennale di Venezia, non una qualsiasi, ma la storica edizione di ripresa dopo la guerra e nello stesso anno lo troviamo pure alla Quadriennale romana. Quindi un veloce ingresso nel mondo artistico, supportato da inviti importanti e non sporadici, confermati nel corso degli anni Cinquanta da altre due partecipazioni alla Biennale (1950 e 1954) e nuovamente in Quadriennale nel 1955.
Amico di letterati e poeti, tra cui Ungaretti che nel 1970 curò una monografia fondamentale per la sua attività, Quaglia seppe ben distinguersi in anni in cui imperavano le avanguardie che guardavano Oltreoceano. Questo evidenzia bene la rassegna di San Gemini, allestita nelle storiche sale di Palazzo Vecchio e parallelamente negli spazi espositivi della Fondazione Carit di Terni, Palazzo Montani Leoni. Artista noto soprattutto per gli scorci della Città eterna e per le facciate dei palazzi storici, gli “intonaci”, trovò confacente alla sua “maniera” l’utilizzo del rosso, codificato in questa occasione come “Rosso Quaglia”, proprio per la sua specificità, come evidenzia evidenziato nel testo di Massimo Duranti, nell’elegante catalogo che come ogni anno correda le importanti mostre realizzate durante la Giostra dell’Arme, grazie al supporto dell’Ente Giostra, Regione Umbria, Comune di San Gemini, Fondazione Carit, Rotary e come sempre con l’aiuto della famiglia Violati che mette a disposizione gli spazi espositivi di Palazzo Vecchio, il tutto con il coordinamento di Piero Zannori e anche in questa edizione con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

La mostra
L’esposizione esplora dettagliatamente l’itinerario pittorico di Carlo Qauglia, dagli esordi durante la guerra, nel campo prigionia di Yol, in India, ai piedi dell’Himalaya, e prima ancora a Derna, in Libia, nel 1939 (ben descritto dalla ricca cronologia riportata in catalogo), e successivamente a Roma quando, col consenso dalla moglie Costanza decise di dimettersi dall’Esercito e di intraprendere professionalmente l’attività di pittore.
Circa 70 le opere in mostra fra dipinti e disegni, che si pongono come primo obiettivo quello di inquadrare definitivamente l’artista, dopo l’importante rassegna organizzata a Terni nell’ormai lontano 1992 con testo di Vittorio Rubiu.
Sette le sezioni tematiche: gli esordi in India, i ritratti, la natura morta, gli intonaci, il paesaggio romano, il paesaggio umbro, i disegni, che permettono al visitatore di attraversare l’intensa, sebbene non lunga, carriera dell’artista. Affascinante la sequenza di facciate dei palazzi romani, dove il “Rosso Quaglia” emerge in tutta la sua poesia, mentre il tutto si arricchisce dei tanti ritratti di amici e compagni di strada, tra cui alcuni toccanti ritratti realizzati nel 1943 nei difficili anni della prigionia ed altri in cui ritrae se stesso e artisti come Sante Monachesi o Stradone, compagni di vita e di arte. Importanti anche le testimonianze riportate in catalogo tra cui quella della figlia Valeria Quaglia, cui si deve il supporto dell’intera esposizione e che ben ricorda le vicende, anche intime, del padre cui è stata sempre accanto nell’entusiasmante vicenda artistica e umana.

Nota Biografica

Carlo Quaglia nasce a Terni il 17 aprile 1903. Compie gli studi nella città natale presso l’Istituto tecnico commerciale per poi iscriversi al conservatorio Giulio Briccialdi dove studia musica perfezionandosi in violino. Si iscrive nel 1920 alla Facoltà di Economia e Commercio e contemporaneamente trova impiego in un Istituto di credito.
Nel 1925 si trasferisce a Modena per frequentare la scuola ufficiali dell’Accademia militare, conseguendo due anni dopo il grado di ufficiale e intraprendendo la carriera militare. Nel 1934 viene inviato in Libia, prima a Tripoli poi a Bengasi, mentre dal novembre 1939 è in Libia, a Derna. Qui conosce Giuseppe Marchiori, anch’esso assegnato nella città libica, che lo asseconda nella sua passione per la pittura. A Derna inizia la sua carriera artistica e nel 1940 tiene la sua prima mostra collettiva nelle sale dell’albergo Etal, dove presenta quindici opere tra oli, stampe, pastelli e disegni. Pochi mesi dopo viene catturato dalle truppe inglesi nei pressi di Agedabia. Deportato in India, è rinchiuso nel campo prigionia di Yol, alle pendici dell’Himalaya, dove rimarrà fino al termine della guerra.
Al campo di Yol viene fondata l’“Accademia delle Molteplici Arti”, un modo da parte di medici, professori di disegno e di scienze per impiegare il tempo costruttivamente. Quaglia presenta le sue prime opere pittoriche ritraendo gente del luogo, compagni di prigionia e situazioni vissute in prima persona che espone al Circolo degli ufficiali inglesi del campo. Al rientro in Italia si stabilisce con la famiglia a Roma abbandonando la carriera militare per dedicarsi esclusivamente alla pittura.
La sua prima mostra personale è del 1947, presso la galleria Il Cortile con presentazione di Domenico Purificato. L’anno successivo invia il dipinto Porta del Popolo alla XXIV Biennale di Venezia, la prima dopo la guerra. Partecipa anche alla V Quadriennale nazionale d’arte di Roma dove propone Natura morta.
La frequentazione dei circoli artistici capitolini lo spinge alla maturazione di un linguaggio prossimo alla Scuola romana, da cui emerge in particolare l’influenza di Scipione, per le tonalità tendenti a colori caldi e terrosi, oltre per l’insistenza su soggetti legati alla Città eterna. Approfondisce anche la ritrattistica i paesaggi umbri e le nature morte, volgendosi ad una resa sempre più lirica della realtà dove è il senso espressivo del colore, denso e corposo, a definire spazi, oggetti e ambientazioni.
Nel 1950 partecipa per la seconda volta alla Biennale di Venezia esponendo nel Padiglione Italia opere come Foro Romano, Acquasparta e Foro Italico, mentre l’anno successivo partecipa al Premio Roma per la pittura con l’opera Ritratto di Francesca e al II Premio Terni con un Paesaggio, ottenendo il premio della Presidenza del Consiglio.
Nel 1955 ottiene la cattedra di pittura all’Accademia Roma per stranieri, che terrà per circa un triennio, ed ha come collega d’insegnamento Roberto Melli. Continua nel frattempo l’attività espositiva con gallerie private e enti pubblici, mentre nel 1960 inizia la collaborazione con la rivista “Figura” e prende a dipingere il ciclo di opere ispirate alle facciate dei palazzi storici romani: gli “intonaci”, comprendente anche fontane, giardini, scorci di piazze e strade cittadine.
La sua pittura diventa riconoscibile e il nome di Quaglia sempre più apprezzato. In particolare è vicino al contesto intellettuale romano e a poeti come Giuseppe Ungaretti che nel 1963 cura il volume monografico La Roma di Quaglia, edito da Carlo Bestetti, in cui lascia una preziosa testimonianza del suo lavoro.
Muore a Roma il 4 marzo 1970. In giugno l’Ente Premi Roma organizza una grande antologica con sessantotto opere presentata in catalogo da Virgilio Guzzi.

Info orari e sedi

29 settembre - 14 ottobre 2018, San Gemini, Palazzo Vecchio
ORARI giorni feriali ore 17.00-24.00 festivi 10.00-13.00 e 15.00-24.00

29 settembre - 14 ottobre 2018, Fondazione Carit Terni, Palazzo Montani Leoni
Aperto venerdì, sabato, domenica, ore 11- 13 e 17-20


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