Il Fondo antico della Biblioteca di Città di Castello si arricchisce di 3 incunaboli e 7 cinquecentine finora non catalogate. Tra questi uno dei primi libri stampati a Città di Castello del 1491
(UNWEB) Città di Castello. Si è conclusa con una buona notizia la prima sessione di tesi on line nella Sala Conferenze delle Biblioteca comunale “G. Carducci” di Città di Castello: dall’ultima tesi in programma dedicata proprio alla storia della Biblioteca tifernate, è emerso che nel Fondo antico risultano 3 incunaboli e 7 cinquecentine finora non catalogate e tra queste un incunabolo delle Orazioni di Cicerone che risale alla seconda metà del Quattrocento di cui ne rimangono in tutto il mondo solo 10 copie e un volume del 1491 curato da Angelo da Tiferno, uno dei più importanti umanisti della Città. Questi le novità emerse nella tesi “Incunaboli e cinquecentine della Biblioteca comunale di Città di Castello” di Giulio Pasqui, tifernate laureato con 110 e lode in Scienze Archivistiche e Biblioteconomiche all’Università di Firenze, grazie ad un lavoro di ricerca nell’archivio storico della Biblioteca di Città di Castello, che nel 2020, durante il periodo del lock down, ha compiuto praticamente in solitudine dentro Palazzo Vitelli a San Giacomo.
“Incunaboli e cinquecentine della Biblioteca comunale di Città di Castello”, relatrice prof.ssa Maria Enrica Vadalà, correlatore esterno Graziano Ruffini, è solo “il primo passo di una ricostruzione più ampia e profonda, che gli stessi docenti della commissione di laurea hanno auspicato per l’importanza degli elementi emersi e per gli interessanti sviluppi che potrebbe avere tracciare la storia di volumi rarissimi” dichiara l’assessore alla Cultura Vincenzo Tofanelli, che ha sottolineato come “su Fondo antico e Archivio storico ci sia un nuovo interesse sia da parte dei tecnici che degli studiosi mentre è imminente il trasferimento dell’attuale sede e la valutazione su un eventuale sito definitivo che tenga insieme tutto il patrimonio che Città di Castello conserva. La tesi di Giulio Pasqui, valorizza questo patrimonio e insieme la storia della Biblioteca, un’istituzione culturale da sempre centrale nella vita pubblica della città”. “In effetti - spiega Giulio Pasqui, sintetizzando la sua tesi – la prima parte della ricerca parla di come la Biblioteca si è formata per aggregazione di lasciti privati, a partire dal primo nucleo costituito dal fondo donato nel 1746 dall'avvocato Lorenzo Smirli Mori. Soltanto 90 anni dopo però verrà aperta al pubblico, allestita al primo Piano del Palazzo Comunale. Approfondendo lo studio su incunaboli e cinquecentine da metà Quattrocento a metà Cinquecento, ho scoperto 10 volumi non catalogati, principalmente testi legali, diritto canonico e civile, un testo di Seneca, altri di Letteratura latina, ma tra questi anche un incunabolo delle Orazioni di Cicerone di cui ne rimangono solo dieci copie censite in tutto il mondo e uno del 1491 curato da Angelo da Tiferno, uno dei più importanti umanisti della città”.
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