C'è grande attesa per lo spettacolo "BARRACA. Il teatro come scuola di lacrime e di risa nel duende di Federico Garcìa Lorca" del drammaturgo Eppe Argentino e con la regia di Federica Fico che si terrà sabato 28 Agosto 2021, ore 21, al Teatro del Parco Sculture di Brufa, frazione del Comune di Torgiano.
(UNWEB) Torgiano. La rappresentazione teatrale è organizzata dal Comune di Torgiano, la Pro Loco di Brufa e l'Associazione Musicale Ciro Scarponi Torgiano, con il patrocinio e sostegno della Regione Umbria e la collaborazione della Provincia di Perugia.
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I protagonisti della serata che racconteranno il duende nell'esperienza lorchiana sono: Fabio Testi (che ha compito 80 anni il 2 agosto scorso), Daniela Poggi, Eppe Argentino, Lidia Scuderi, Ivano Silvestri, il Coro Lirico dell'Umbria, l'Associazione Musicale Ciro Scarponi Torgiano, i sax di Roberto Todini, la Piccola Orchestra Mediterranea e il corpo di ballo flamenco diretto da Salvatore Inghilleri.
Diceva Federico Garcìa Lorca "Il teatro è uno degli strumenti più efficaci, più utili per l'edificazione di un paese, il barometro che ne registra la grandezza o il declino".
E per rilanciare la cultura nell'era della pandemia da Covid 19, anche l'Umbria scende in campo: l'Amministrazione Comunale di Torgiano ha inteso farlo con tutto il genius loci di cui è capace. Ma non solo.
Lo spettacolo del 28 agosto vuole ripartire dall'esperienza de "La Barraca", il teatro universitario, ambulante e popolare del grande poeta granadino per ricercare in fondo il più possibile nelle periferie d'Italia quel sentimento tellurico, lo spirito della terra, che è il duende, che abita le stanze segrete del sangue.
E lo fa in musica, in danza e nella poesia declamata.
Per il poeta le arti capaci di duende infatti sono la musica, la danza e la poesia declamata, perché hanno bisogno di un corpo.
Il duende è una forza misteriosa e tellurica, che abita il corpo del demiurgo risalendo dalla pianta dei piedi, poiché i piedi sono le radici che collegano l'individuo alle forze oscure della natura. Non a caso per Lorca la fecondità proviene dalla terra. Il duende abita i corpi. La sua corporeità si esprime nel doverlo risvegliare, ricercare nel sangue, perché è un potere che il sangue abita.
Il duende lo si ritrova nel cante jondo gitano, arabo, orientale, ebreo e andaluso insieme, nelle periferie della terra, fra chitarra, vento, e odori di rosmarino e fiori campestri.
Tale rappresentazione teatrale prende le mosse proprio dai piedi, dal tramestio dei passi: il flamenco, che è il protagonista e voce narrante di tutto l'impianto.
Sul palco saranno presenti, i cantaores, bailaor y bailaora, baile, toque, jaleo del flamenco jondo per uno struggente zapateado che separano i "cuadri" della narrazione.
L'INGRESSO È SU PRENOTAZIONE E RISERVATO AI SOLI POSSESSORI DI CERTIFICAZIONE VERDE COVID-19.
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