mar del plata 1Al teatro Luca Ronconi di Gubbio venerdì 27 novembre, alle ore 10, matinée per le Scuole Medie con E’ arrivato un gommone carico di europei e martedì 1 dicembre, alle 21, l’appassionante testo teatrale di Claudio Fava Mar del Plata.

(ASI) Gubbio. Il Teatro Stabile dell’Umbria e il Comune di Gubbio quest’anno hanno voluto inserire nella proposta teatrale due appuntamenti dedicati ai più giovani, il primo dal titolo È ARRIVATO UN GOMMONE CARICO DI EUROPEI è previsto venerdì 27 novembre, alle ore 10, al Teatro Comunale Luca Ronconi.


E’ un testo di Marco Renzi per approfondire il tema dell’immigrazione, della felicità e della stabilità economica, vincitore del concorso “Schoolyard Stories - Concorso Platform 11+”. Lo spettacolo, al quale parteciperanno i ragazzi delle Scuole medie, è interpretato da Stefano Braschi e Carlo Rossi ed è prodotto da Elsinor Teatro Stabile di Innovazione, una compagnia che da trent’anni si occupa di produzioni di teatro per l’infanzia e la gioventù.

La Stagione di Prosa del Teatro Luca Ronconi di Gubbio prosegue poi martedì 1 dicembre, alle 21, con un appassionante testo teatrale di Claudio Fava, Mar del Plata gli “angeli del rugby” che sfidarono il regime argentino.
In scena un numeroso cast formato da Claudio Casadio, Giovanni Anzaldo, Fabio Bussotti, Andrea Paolotti, Tito Vittori e Edoardo Frullini, Fiorenzo Lo Presti, Giorgia Palmucci, Alessandro Patregnani, Guglielmo Poggi, diretti da Giuseppe Marini.
Lo spettacolo racconta una storia vera, quella della squadra La Plata Rugby, un gruppo di ragazzi che alla fine degli anni ’70, nell’Argentina della dittatura dei colonnelli, venne decimato dalla ferocia dei militari di Videla ma che rimase in campo a giocare fino alla fine del campionato.
Raul Barandiaran, l’unico sopravvissuto a quella tragedia, ancora oggi è il testimone vivente della squadra che decise di correre contro la violenza e l’oppressione, tenendo stretta al petto la palla ovale, a perenne testimonianza di questo nobile sport nel quale “una volta sceso in campo non puoi fuggire o nasconderti, devi batterti con coraggio, lealtà e altruismo”.
“La prima volta che andai in Argentina – racconta Claudio Fava - la memoria di molte cose accadute era ancora intatta. Cose accadute laggiù, a Buenos Aires, dove la storia si era fermata su quell’elenco interminabile di nomi cancellati dalla vita e dal lutto, desaparecidos, ammazzati senza nemmeno il diritto a portarsi la propria morte addosso. Ma anche cose accadute quaggiù, in Italia, dove un’altra guerra e un altro nemico che non facevano prigionieri s’erano portati via, assieme a tanti altri, anche mio padre.
Mi era sembrato un viaggio necessario: imparare che nessun luogo è il centro del mondo. Si moriva in Argentina come in Sicilia perché una banda di carogne regolava in questo modo i propri conti con i dissidenti. Pensarla storta, fuori dal coro, era un peccato imperdonabile. A Buenos Aires come a Catania. Negli anni ho imparato a raccontare quei morti con le parole dei vivi, le madri di Plaza de Mayo, le vedove di via d’Amelio...
Ho provato a immaginare com’erano vissuti e perché avevano fatto quello che scelsero di fare. Non serviva a consolarsi ma a capire che dietro ogni violenza, a Buenos Aires come a Palermo, non c’era mai fatalità ma un pensiero malato, l’osceno sentimento del potere, l’avidità, il desiderio di impunità, la menzogna... In questo, Jorge Rafael Videla e Nitto Santapaola si rassomigliano. E si rassomigliano anche i loro morti. I ragazzi di Mar del Plata mi sono venuti incontro così, quasi per caso. Tutti morti, un solo sopravvissuto: Raul. Non aveva mai raccontato la sua storia. Nemmeno quando il regime dei militari era crollato come un castello di carte. Essere rimasti vivi, sopravvissuti al male, è sempre un peso insopportabile, il segno di una colpa che non esiste ma che ti covi dentro come un’ulcera. Succedeva agli scampati di Auschwitz, successe anche ai superstiti della mattanza argentina. Ho provato a immaginare i pensieri e i gesti di quei ragazzi che scelsero di restare e di morire. Ho cercato di riannodare i fili invisibili che legano vite lontane tra loro: i giovani agenti di Paolo Borsellino che rinunciano alle ferie per far da scorta al loro giudice, i giovani rugbisti di Mar del Plata che rinunciano a trovare rifugio in Francia pur di giocarsi fino all’ultima partita il loro campionato... II nome di Raul, il sopravvissuto, l’ho conservato. Gli altri, carnefici e vittime, li ho ribattezzati: volevo che ciascuno di loro portasse in questo teatro qualcosa in più della propria storia, qualcosa in più della propria morte. Perché alla fine poco importa che quei ragazzi fossero argentini o siciliani. Importa come vissero. E come seppero dire di no.”
Si può prenotare telefonicamente, al Botteghino Telefonico Regionale 075/57542222, tutti i giorni feriali, dalle 16 alle 20. I biglietti prenotati vanno ritirati mezz’ora prima dello spettacolo, altrimenti vengono rimessi in vendita.
E’ possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it.

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