Corciano (PG), Teatro della Filarmonica – Domenica 28 Febbraio ore 17
(ASI) Corciano. Duecentoventiquattro anni fa nasceva a Pesaro Gioacchino Rossini (1792-1868) uno dei più grandi operisti della storia della Musica, autore di capolavori che spaziano attraverso generi musicali diversi e che ancora oggi sono tanto eseguiti quanto amati in ogni parte del mondo .
Duecentoventiquattro anni... ma solo cinquantasei compleanni: non è uno scherzo giocato dal Rossini ironico e burlone che la tradizione ci ha consegnato; è piuttosto una circostanza oggettiva dato che “il cigno di Pesaro” nacque il 29 di Febbraio, data che ricorre solo negli anni bisestili, come appunto quello in corso. Domenica 28 Febbraio, con inizio dalle ore 17, alla vigilia - per ragioni logistiche - della ricorrenza anagrafica, UmbriaEnsemble celebrerà il genio di Rossini nel bel Teatro della Filarmonica a Corciano, dedicandogli un intero, vivacissimo programma da Concerto dal titolo “Buon Compleanno Rossini!”
Universalmente apprezzato- finanche venerato - per il suo precoce ed indiscusso talento, e per l’incredibile capacità di scrivere Opere sempre nuove – ne compose una quarantina in meno di venti anni – Rossini ricevette la stima dei suoi contemporanei, tra cui Stendhal che ne scrisse una biografia quando il pesarese era ancora trentenne: “È difficile scrivere la storia di un uomo ancora vivo... Lo invidio più di chiunque abbia vinto il primo premio in denaro alla lotteria della natura... A differenza di quello, egli ha vinto un nome imperituro, il genio e, soprattutto, la felicità”.
Felicità, vivacità, ironia, leggerezza e gioia di vivere che vibrano nelle sue famosissime “Ouvertures”, le Sinfonie d’apertura dell’Opera, senz’altro le composizioni più popolari di Rossini, arrivando in alcuni casi a superare la fama delle Opere stesse; una selezione di queste splendide Ouvertures, eseguite nelle ottime revisioni ottocentesche per Trio, saranno il tributo di UmbriaEnsemble (Luca Ranieri, viola; M. Cecilia Berioli, violoncello; Michele Rossetti, pianoforte) a Rossini, o meglio, alla sua intensissima “prima vita”, quella precedente il ritiro dalle scene teatrali ed il volontario esilio a Passy, nella quiete della campagna parigina.