(ASI) Perugia. All'ultimo tuffo, con un destro di rapina del marocchino El Yamiq, il Perugia supera il Padova di Pierpaolo Bisoli. Il 3-2 finale, tuttavia, la dice lunga sul patibolo imposto ai tifosi da una squadra capace di dominare la gara per quasi tutto il primo tempo, passando in vantaggio con Verre al 17' e sfiorando ripetutamente il raddoppio nei minuti successivi con Vido, Melchiorri e Dragomir, ma anche di complicarsi maledettamente la vita, capitolando ai primi, timidi, tentativi di un Padova fino a quel momento praticamente mai in partita e completamente tramortito dalla manovra avvolgente degli uomini di Nesta.
Nel finale di primo tempo, l'ingenuo fallo di Gabriel, in uscita con le gambe su Capello, mette ancora in luce le incertezze di un portiere che resta indubbiamente fra i migliori della categoria ma che sta evidentemente attraversando un periodo poco felice sul piano della concentrazione. Dopo l'erroraccio sul diagonale stretto di Casasola a Salerno e l'inspiegabile immobilismo sullo scialbo colpo di testa di Di Carmine a Verona, l'estremo difensore carioca si rende nuovamente protagonista in negativo, concedendo agli ospiti l'inaspettato - ed immeritato - gol del pareggio, realizzato su calcio di rigore dallo stesso Capello.
L'1-1 con cui le due squadre rientrano negli spogliatoi cambia molto gli equilibri mentali della gara rispetto alla prima frazione di gioco. Il Perugia, dominatore del campo per quasi un tempo intero, torna sul manto erboso scosso ed insicuro, nuovamente preda di quei momenti di black-out che lo avevano già penalizzato nelle primissime giornate. Il Padova, rimasto a guardare fino al 40', riprende invece la partita con maggiore piglio, malgrado tutti i limiti tecnici di una squadra che ha dato l'impressione di essere destinata ad un campionato di lotta e sacrificio per evitare la retrocessione.
All'11' della ripresa è comunque ancora il Perugia a portarsi in vantaggio con una punizione a due in area, provocata da un'ingenuità del portiere biancoscudato Merelli, che abbranca con le mani una palla restituita indietro dal compagno di squadra Contessa. La rasoiata mancina di Nicola Falasco, padovano di Piove di Sacco, si infila sotto l'incrocio dei pali trafiggendo la porta patavina.
Dopo la rete del secondo vantaggio perugino, Gabriel ed una retroguardia ancora da decifrare, combinano altri guai. Se il portiere riesce per ben tre volte consecutive a rinviare corto il pallone verso i compagni più marcati dagli avversari, al 30' Cremonesi ed El Yamiq, sempre su calcio d'angolo, vero e proprio tallone d'Achille di questa squadra, si lasciano sfuggire Cappelletti, che raccoglie una respinta goffa di Verre nell'area piccola e deposita in rete da due passi, siglando il 2-2.
Sembra finita. I grifoni non ne hanno più, appaiono stanchi e, complice anche la precedente sostituzione di Vido in favore del subentrante Mustacchio, sono privi di spinta e tecnica in avanti. Eppure, al secondo dei quattro minuti di recupero arriva l'ennesimo colpo di scena. Falasco mette in area un calcio di punizione dalla fascia destra, Mustacchio alza il pallone con una torsione di testa tutt'altro che scontata ed il nazionale marocchino El Yamiq sbuca dalle retrovie trafiggendo per la terza volta Merelli con una spizzata di destro, a distanza ravvicinata.
Lo Stadio "Renato Curi" diventa una bolgia, riportando alle stelle l'entusiasmo di una Curva Nord che ad inizio gara aveva ricordato lo Skrondo, ultras degli Ingrifati scomparso dieci anni fa, e che per lunghi tratti di partita aveva intonato cori alla memoria di Renato Curi, il centrocampista caduto su quello stesso campo, contro la Juventus, proprio il 30 ottobre di quarantuno anni fa. A questo proposito, la società aveva deciso per l'occasione di far indossare ai calciatori una maglia speciale, marchiata, poco sopra lo sponsor principale, dal numero 8, ossia quello di Curi.
Il pallone in porta ce l'ha spinto chiaramente El Yamiq, ma vogliamo pensare che sia stato qualcun'altro ad infondere alla squadra la forza per gettare il cuore oltre l'ostacolo. Qualcuno che ogni giorno continua a correre, allenarsi e dare calci ad un pallone che non vediamo. Qualcuno che è ancora lì, dopo quarantuno anni, a gioire e piangere insieme a tutti noi.
Andrea Fais-Agenzia Stampa Italia