(ASI) "E' paradossale che i territori in cui purtroppo non si vedono ancora segnali di ripresa turistica, come il Trasimeno, siano proprio quelli più determinati ad introdurre l'imposta di soggiorno, un ulteriore balzello che ha dimostrato ampiamente di danneggiare il turismo verso l'Umbria.


Se i Comuni umbri sono troppo occupati, nell'immediato, a far quadrare i bilanci per prendere in considerazione gli effetti di lungo periodo di scelte chiaramente scellerate, ci aspettiamo che almeno la Regione e l'assessore regionale al turismo appoggino la nostra battaglia per un'Umbria libera dall'imposta di soggiorno e dunque maggiormente appetibile sui mercati turistici".
Vincenzo Bianconi, presidente di Federalberghi della provincia di Perugia – Confcommercio, lancia un accorato appello alla Regione dell'Umbria e, in particolare, all'assessore regionale al turismo Fabrizio Bracco, perché sostenga la battaglia che in questi giorni stanno portando avanti Federalbergli e le altre organizzazioni del turismo aderenti a Confcommercio.
"Più volte, in un passato anche recente – aggiunge Bianconi - l'assessore Bracco ha dimostrato concreta attenzione nei confronti delle nostre argomentazioni relative all'introduzione dell'imposta di soggiorno in Umbria. Più volte ha condiviso, anche pubblicamente, le nostre molte e documentate preoccupazioni. Oggi vorremmo che l'assessore Bracco si faccia di nuovo sentire. Se c'è nel 2015 una opportunità per cogliere i segnali della ripresa, non succederà di certo con l'imposta di soggiorno!
A parole tutti convergono sull'obiettivo di valorizzare le potenzialità turistiche del sistema Umbria, ma si rischia che sia l'autolesionismo a prevalere.
Eppure – conclude Bianconi – un territorio che stenta a uscire dalla crisi non dovrebbe scoraggiare lo svolgimento di attività che generano valore: più turisti equivalgono a più occupazione e più reddito, e quindi a maggiori entrate.
L'imposta di soggiorno aggrava il differenziale competitivo che il nostro sistema turistico già sconta rispetto ai Paesi concorrenti in materia di dotazione infrastrutturale, pressione fiscale, costo del lavoro, costo del danaro e costo dell'energia. Inoltre, la decisione di individuare l'esercizio ricettivo come punto di prelievo, è profondamente iniqua: non risponde all'esigenza di far pagare ai non residenti il prezzo dei servizi utilizzati (ad esempio, restano esenti tutti coloro che non pernottano all'interno del territorio comunale, così come gli escursionisti e i pendolari); fa gravare l'onere su una sola delle molte attività che traggono beneficio, direttamente o indirettamente, dall'economia turistica".


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