FIPEIl presidente Romano Cardinali: “Per ora l’unica cosa certa sono le chiusure obbligate”

(UNWEB) “Per ora l’unica cosa certa sono le chiusure. Il passaggio dell’Umbria in “zona” arancione rende perciò ancora più urgente la questione dei ristori, che devono arrivare alle imprese dei pubblici esercizi, bar e ristoranti, in tempi rapidissimi e secondo modalità semplificate”, dice Romano Cardinali, presidente di Fipe Umbria Confcommercio.
“Intervenendo in audizione davanti alle Commissioni riunite Finanza e Bilancio del Senato – aggiunge il presidente Cardinali – Fipe ha chiesto diversi correttivi al decreto Ristori: di alzare il coefficiente di moltiplicazione per il calcolo dei contributi destinati alle imprese della ristorazione e di intrattenimento, a cominciare da quelle che operano nelle zone rosse e arancioni come l’Umbria, ulteriori settimane di Cassa Integrazione e liquidità a lungo termine.
Ci sono poi due aspetti essenziali sui quali intervenire il più presto possibile: il credito, per il quale serve subito un patto con il sistema bancario per la liquidità delle imprese, e le locazioni, visto che gli imprenditori di questo settore hanno ormai difficoltà a sostenere i costi degli affitti che sono balzati dal 10% al 30% come incidenza del fatturato”.
Secondo le stime di Fipe, negli ultimi nove mesi sui pubblici esercizi italiani si è abbattuto un vero e proprio tsunami: mentre in epoca pre-Covid il mondo della ristorazione e dell’intrattenimento contava 330mila imprese, 1,3 milioni di addetti e 90 miliardi di euro di fatturato, il 2020 è destinato a chiudersi con una perdita del 27%, pari a 26 miliardi di euro senza contare le restrizioni imposte dal nuovo DPCM.


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