LocandinaFipeFipe Umbria aderisce alla nuova iniziativa di protesta scattata oggi in tutta Italia. Il presidente Cardinali: “Il no è giuridicamente incomprensibile e immotivato: mette in crisi il nostro modello di offerta. Deve intervenire il Mise!”

(UNWEB) Fipe torna a chiedere al governo di rimuovere il divieto di consumazione al banco nei bar, giuridicamente incomprensibile e immotivato sotto il profilo sanitario, con una iniziativa di protesta scattata oggi in tutta Italia alla quale aderisce convintamente anche Fipe Umbria Confcommercio, per dare voce ai 2.014 bar del territorio: 1.538 nella provincia di Perugia e 475 nella provincia di Terni.
“Siamo più che convinti, ormai, che il tema della salute pubblica non può essere separato da quello della tenuta di un intero settore produttivo”, dice il presidente di Fipe Umbria Romano Cardinali.
“Stiamo vivendo il divieto di consumazione al banco come un attacco al modello di offerta del bar italiano – aggiunge il presidente di presidente di Fipe Umbria – che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco. Un provvedimento punitivo ingiustificato anche sotto il profilo scientifico rispetto i rischi sanitari che si corrono, perché la scienza continua a sostenere che il rischio di contagio cresce con l’aumento del tempo di contatto”.
Per Fipe, la maggiore organizzazione di rappresentanza dei pubblici esercizi, il divieto di consumazione al banco è un altro pesante colpo ai bar, che in Italia hanno perso già 8 miliardi di euro di ricavi e 90.000 posti di lavoro.
Deve perciò intervenire subito il ministero dello Sviluppo Economico per sanare anche una situazione paradossale dal punto di vista giuridico.
Secondo Fipe, la circolare del 24 aprile, con cui il Ministero dell’Interno ritiene che il DL “Riaperture” vieta ai bar la possibilità di effettuare la somministrazione al banco, è giuridicamente incomprensibile e non ha alcun fondamento di sicurezza sanitaria.
Si tratta di un’interpretazione che nessuno si aspettava, considerando che il decreto non esclude espressamente il consumo al banco, ma, al contrario, ha voluto specificare con quali modalità può avvenire il consumo al tavolo (esclusivamente all’esterno fino al 31 maggio).
D’altra parte, dopo 14 mesi di blocco delle attività di ristorazione, almeno l’aspettativa di una regolamentazione puntuale non dovrebbe essere tradita: in zona gialla i bar hanno sempre avuto la possibilità di effettuare la somministrazione al banco anche in virtù del fatto che si tratta di un consumo veloce, che non implica una lunga permanenza all’interno degli esercizi.
In sostanza, stando alla circolare del Ministero dell’Interno, la somministrazione al bancone non si potrà fare prima del 1° luglio mentre a partire dal 1° giugno sarà possibile consumare al chiuso ma al tavolo. Un paradosso giuridico e sanitario, che deve essere rimosso.


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