(UNWEB) Grande soddisfazione viene espressa dalla Coldiretti Umbria per "La Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali", entrata nel patrimonio culturale immateriale dell'umanità tutelato dall'Unesco. La decisione adottata dalla sedicesima sessione del Comitato intergovernativo Unesco riunito a Parigi, è stata festeggiata anche a Roma, nel corso dell'Assemblea nazionale della principale organizzazione agricola europea, con la presenza pure dei dirigenti umbri.

L'ingresso del tartufo tra i patrimoni dell'umanità - sottolinea Albano Agabiti presidente Coldiretti Umbria - è un passo importante per difendere un sistema segnato da uno speciale rapporto con la natura in un rito ricco di aspetti antropologici e culturali: un grande riconoscimento per l'intero territorio umbro, da sempre legato a questa eccellenza. Una tradizione determinante per molte aree rurali montane e svantaggiate anche dal punto di vista turistico e gastronomico.

Un'ottima notizia - aggiunge Mario Rossi direttore regionale Coldiretti - proprio nel momento in cui siamo impegnati in Umbria nella costruzione della filiera corta nel settore tartufo, incentivando l'aggregazione tra le imprese. Una regione la nostra - aggiunge Rossi - leader nella sua produzione e lavorazione, sempre più fondamentale anche in chiave ambientale.

Pure l'Umbria, insieme a Piemonte, Marche, Toscana, Abruzzo e Molise, ma anche a Lazio e Calabria, rientra infatti a pieno fra i territori battuti dai ricercatori. La ricerca dei tartufi praticata già dai Sumeri - riferisce Coldiretti - svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore.

L'arte della ricerca del tartufo - prosegue Coldiretti - coinvolge in Italia una rete nazionale composta da circa 73.600 detentori e praticanti, chiamati tartufai, riuniti in 45 gruppi associati nella Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiani (FNATI), da singoli tartufai non riuniti in associazioni per un totale di circa 44.600 unità e da altre 12 Associazioni di tartufai che insieme all'Associazione Nazionale Città del Tartufo (ANCT) coinvolgono circa 20.000 liberi cercatori e cavatori.

Una vasta comunità, distribuita nei diversi territori regionali italiani, che - conclude Coldiretti - coinvolge in prima battuta la coppia cavatore-cane in un rapporto armonico tra il cavatore e la natura che è alla base della trasmissione di conoscenze e tecniche legate alla cerca e cavatura individuate come una pratica sostenibile. Mentre in ambito famigliare è ancora il singolo tartufaio più anziano, nonno o padre, che insegna alle nuove generazioni i segreti, gli accorgimenti, i luoghi e le tecniche della cerca e della cavatura.


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