Indagine di Confcommercio Umbria tra un campione di 800 imprese

(UNWEB) Nella guerra di sopravvivenza che le imprese umbre hanno ingaggiato contro il caro bollette, che ha indotto Confcommercio Umbria a manifestare il 5 settembre in 13 piazze della regione, i numeri danno il senso di una vera e propria emergenza.
Secondo unaindagine dell’organizzazione  realizzata attraverso il suo Sportello Energia e basata sull’analisi delle bollette di circa 800 pmi del commercio, turismo e servizi, nel mese di luglio 2022  l’importo degli
insoluti nei pagamenti è aumentato più del 110% rispetto allo stesso periodo del 2021.
In diversi casi la situazione di morosità si protrae da molti mesi, anche 13/14 –  a testimonianza di difficoltà pregresse risalenti all’effetto  - con le aziende che si barcamenano pagando via via qualche bolletta arretrata, ma non riuscendo comunque a far fronte a tutti i pagamenti e a rimettersi a regime. Cosa decisamente difficile, considerato che il costo per la luce in media è passato dai  20/22 cent a Kwh  di luglio 2021 ai quasi 70 cent di luglio 2022, che saliranno sopra gli 80 centesimi per i consumi di agosto. Nel luglio 2020, sotto pandemia, il costo era attorno ai 4 centesimi kWh! 
Facendo una simulazione rapportata ad un consumo mensile di 3.000 kWh, che è quello medio di un ristorante, si è passati da 700 euro del luglio 2021, ai 2.084 del luglio 2022, ai 2.500 dell’agosto 2022.
Molte aziende che prima pagavano con l’addebito in conto corrente lo hanno revocato per avere così la possibilità di rateizzare gli importi, peraltro da concordare con il fornitore.
La situazione peggiore è quando, dopo una serie di solleciti di pagamento non ottemperati, il fornitore decide il distacco per morosità, o invia il preavviso di diminuzione di potenza.
In seguito a questa seconda eventualità l’impresa si trova nella generalità dei casi con appena 1,5 kwh di potenza contatore disponibile, il che vuole dire l’energia equivalente alla luce di una scala o di un garage!
I fornitori tendenzialmente preferiscono questo al distacco, perché l’impresa, se vuole andare avanti, è costretta in qualche modo a pagare: ma la coperta è cortissima, e se si tira da una parte rimane scoperta dall’altra, per cui l’attività non riesce a far fronte al pagamento di altri oneri obbligatori, con tutte le conseguenze del caso.
Tra l’altro i debiti pregressi oggi “inseguono” l’impresa anche se cambia fornitore: infatti con l’introduzione dello strumento denominato CMOR, il debito pregresso contratto con il primo fornitore dell’impresa viene trasmesso al nuovo fornitore, che lo inserisce nella prima fattura utile, maggiorato anche delle spese: e il debito pregresso non è nemmeno rateizzabile. Quindi alla fine o cessi l’attività o paghi!   

Unica nota positiva è che il Decreto Aiuti bis ha reso nulle le clausole contrattuali che davano al fornitore energetico la possibilità di modifica unilaterale del prezzo. I fornitori peraltro possono aggirare questo limite, recedendo unilateralmente dal contratto e cessando la fornitura energetica. A quel punto l’impresa finisce nel cosiddetto mercato di salvaguardia, che però è penalizzante perché ci sono oneri maggiori.
Un ulteriore pericolo di questa crisi energetica è che tanti piccoli “dettaglianti” dell’energia – in Italia sono oltre 450, e molti quelli scarsamente strutturati, perché magari sono srl con 10 mila euro di capitale sociale! -  rischiano di “saltare”: il che da un lato può servire a fare “pulizia” sul mercato, ma dall’altro spedisce i clienti nel più costoso mercato di salvaguardia, lascia spazio solo ai grandi  big che  dominano il mercato e mina il principio di concorrenza.  
Insomma, uno scenario davvero fosco, in cui la luce in fondo al tunnel – tanto per rimanere in tema – è davvero fievole se non si interviene con misure immediate ed adeguate.   

Confcommercio ha elaborato anche un elenco di buone prassi rivolto alle imprese per il risparmio energetico:

  1. Spegnere le insegne luminose e le apparecchiature non necessarie in concomitanza con gli orari di chiusura dell’attività commerciale

  2. Ridurre l’intensità luminosa del punto vendita e spegnere o ridurre in modo significativo l’illuminazione in ambienti poco frequentati

  3. Regolare la temperatura ambientale dell’attività (riscaldamento/raffrescamento) nell’ottica di contenere i consumi

  4. Interrompere la funzione di riciclo dell’aria nelle ore notturne

  5. Impiegare luci a led

  6. Tenere chiuse le porte di ingresso per evitare dispersioni termiche in assenza di lame d’aria

  7. Ridurre la temperatura dell’acqua utilizzata all’interno dei locali

  8. Utilizzare in maniera efficiente l’energia elettrica ed il gas naturale per la cottura dei cibi, monitorando i relativi consumi energetici

  9. Utilizzare in modo efficiente le celle e i banchi frigoriferi, attraverso un corretto caricamento degli stessi, limitando le aperture allo stretto indispensabile e sensibilizzando anche la clientela a tal fine

  10. Utilizzare in modo efficiente gli elettrodomestici in dotazione all’attività commerciale

  11. Razionalizzare l’organizzazione del lavoro al di fuori degli orari di apertura al pubblico (pulizie, caricamento banchi, ecc.) al fine di ridurre i consumi energetici.

  12. Fare un check dei punti di maggior consumo di energia all’interno della propria attività e intervenire per fare ottimizzazioni.


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