WhatsApp Image 2025 07 30 at 12.03.46 1CNA chiede misure straordinarie, anche a livello territoriale, per esplorare nuovi mercati di sbocco per i prodotti umbri ed evitare i contraccolpi della guerra commerciale in atto

(UNWEB) “Non c’è tempo da perdere. Il sistema regionale deve organizzare azioni di sistema a difesa delle imprese umbre esportatrici colpite dai dazi aiutandole a trovare rapidamente altri mercati di sbocco ed ad evitare possibili crisi aziendali, perdita di posti di lavoro e un ulteriore impoverimento del territorio”.

All’indomani dell’accordo sui dazi sottoscritto da Stati Uniti e Unione europea, mentre l’incertezza è ancora massima, per Michele Carloni, presidente di CNA Umbria, l’unica cosa sicura è che una tassa del 15% sui prodotti italiani rischia di mettere una pietra tombale su tantissime imprese, soprattutto di piccole dimensioni, meno strutturate per resistere a una zavorra così pesante. Con tutte le conseguenze del caso, anche in termini sociali.

“A due giorni dall’accordo firmato da Donal Trump e Ursula von der Leyen non c’è ancora certezza su quello che accadrà effettivamente a partire dal 1° agosto visto che circolano due versioni discordanti dell’intesa, una americana e una europea. Non sappiamo neanche se all’interno dell’accordo siano state previste esenzioni per alcuni prodotti o quote particolari per altri, a partire dall’acciaio. L’unica vera certezza – afferma Carloni - è che la guerra commerciale scatenata dal nuovo presidente degli Stati Uniti cambierà in modo strutturale i rapporti economici tra i vari Paesi e le diverse aree mondiali di libero scambio. Ci auguriamo che, una volta definito meglio il quadro, l’Unione europea adotti misure straordinarie a favore delle imprese esportatrici, ma è indubbio che servano, nel breve periodo, azioni di sistema anche a livello territoriale che possano aiutare le imprese nel processo di diversificazione dei mercati internazionali di sbocco. Abbiamo letto con molta attenzione le stime circolate in questi giorni sugli effetti dei dazi sulla nostra economia, formulate da associazioni di categoria e, soprattutto, dall’Agenzia Umbria Ricerche. Le azioni che chiediamo devono servire a mitigare tali effetti, sostenendo le imprese esportatrici nel tentativo di acquisire quote di mercato in altri Paesi che possano compensare quelle che si perderanno, inevitabilmente, negli USA, da tempo tradizionale sbocco per molti prodotti umbri del settore moda, dei macchinari, dell’agroalimentare e altri ancora”.

Per il presidente regionale della CNA, per costruire una reazione incisiva servirebbe un’azione condivisa delle associazioni di categoria, delle istituzioni e delle strutture pubbliche, a cominciare da Sviluppumbria, che potrebbe assumere un ruolo di coordinamento in materia.

“Partendo dall’analisi delle produzioni umbre dobbiamo riuscire a incrociarle con i principali mercati emergenti e a individuare, per ciascun settore, i Paesi target sui quali concentrare le azioni. Si potrebbero organizzare insieme seminari di approfondimento sulle caratteristiche dei mercati individuati, missioni esplorative in alcuni Paesi, partecipare a fiere internazionali, B2B etc…. Ma per fare queste cose in tempi rapidi la Regione dovrebbe stanziare risorse aggiuntive a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese di ogni dimensione, costruendo rapidamente un percorso condiviso. Perché la reazione dev’essere immediata tenuto conto che, alle possibili stimate perdite dei fatturati delle imprese esportatrici, seguirebbero crisi aziendali, perdita di posti di lavoro e un ulteriore impoverimento del territorio. Una prospettiva che non possiamo assolutamente permetterci” – conclude Michele Carloni.


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