Dopo la decisione del Governo la ripresa del settore rischia l’arresto, mentre la recessione si avvicina
(UNWEB) È durata poco la luce in fondo al tunnel di una crisi economica decennale che aveva decimato il settore delle costruzioni. L’effetto boom rappresentato dal Superbonus che tra il 2021 e il 2022 ha consentito alle imprese del comparto di agganciare, e perfino trainare la ripresa dell’economia nel Paese, rischia di sgonfiarsi come un palloncino, vanificando gli investimenti fatti dalle imprese e mettendo a rischio i posti di lavoro creati.
“Con le scelte improvvise e, secondo noi, contraddittorie prese ieri dal Governo, le imprese delle costruzioni vedono nero nel proprio futuro! – esclama Emanuele Bertini, presidente regionale di CNA Costruzioni -. Non abbiamo protestato quando il Superbonus è stato ridotto al 90%. Non siamo nemmeno contrari a un’eventuale ulteriore riduzione di cui si è parlato più volte. così come non avremmo alcunché da obiettare all’ipotesi di spalmare il recupero dei crediti fiscali in un numero di anni maggiore rispetto a quelli attuali. L’unica cosa sulla quale abbiamo sempre insistito è stata quella di far ripartire la cessione dei crediti verso gli intermediari finanziari, che, di fatto, ha rappresentato la chiave di volta per la partenza di centinaia di migliaia di cantieri, dando la possibilità di accedere agli incentivi anche ai cittadini meno abbienti che, altrimenti, non avrebbero avuto le risorse necessarie ad anticipare i costi delle ristrutturazioni. La cedibilità dei crediti ha anche consentito a molte micro-piccole imprese del settore, che non avrebbero avuto le forze per applicare lo sconto in fattura, di poter a loro volta lavorare”.
“Pur capendo tutte le paure manifestate dal Governo sui rischi per il debito pubblico legate al gran numero di Cilas approvate al 31 dicembre 2022 – aggiunge Pasquale Trottolini, responsabile regionale della categoria -, non comprendiamo le scelte assunte con il decreto approvato ieri, né nel merito, né nel metodo. Innanzitutto, che a beneficiare del credito d’imposta sia il proprietario dell’immobile o che al suo posto lo faccia un’impresa o un intermediario finanziario, ai fini degli effetti sul debito pubblico nulla cambia, per cui ci chiediamo la ratio dell’annullamento della cessione dei crediti fiscali. Sul piano del metodo, invece, contestiamo fortemente la decisione del ministro Giorgetti di assumere una decisione con effetti così importanti senza aver fatto prima un passaggio con le associazioni delle imprese, con le quali si sarebbero potute valutare alternative o migliorativi rispetto a quanto invece è stato deciso”.
“Di fatto - riprende Bertini - se non interverranno correttivi, nonostante le enormi quantità di lavoro potenziale per tutto il 2023, con questa determinazione si toglie futuro alle imprese e ai lavoratori di un settore che continua a dimostrarsi strategico per l’economia”.
“Oltretutto il decreto adottato non ha risolto il problema enorme del blocco dei crediti maturati su lavori già ovviati o realizzati. Su questo il governo Meloni conferma lo stesso atteggiamento del precedente, e non ci sembra giusto – conclude Pasquale Trottolini –, se non altro alla luce delle promesse fatte in campagna elettorale”.