Partita la grande mobilitazione della Coldiretti per fermare il "fake in Italy": 1 mln di firme per l'etichetta d'origine in tutta Europa
(UNWEB) Con centinaia di agricoltori umbri, che si sono uniti a quelli giunti da tutta Italia, siamo al Brennero per difendere il vero agroalimentare italiano, i redditi e il lavoro delle nostre imprese, la salute e la libertà di scelta consapevole di tutti i cittadini-consumatori. È quanto affermato da Albano Agabiti, Presidente Coldiretti Umbria, che, insieme alle Presidenti di Coldiretti Perugia e Terni, Anna Chiacchierini e Dominga Cotarella e al Direttore regionale Coldiretti Mario Rossi, guida la numerosa delegazione umbra che ha lasciato le proprie aziende per partecipare alla mobilitazione #nofakeinitaly con diecimila agricoltori italiani in due giorni, che grazie alle operazioni delle forze dell'ordine vedranno verificare il contenuto di tir, camion frigo, autobotti.
Il Brennero - spiega il Presidente regionale Coldiretti Agabiti - è un luogo fortemente simbolico per il passaggio dei falsi prodotti made in Italy che invadono il nostro mercato ed è da qui che rilanciamo la nostra battaglia sulla trasparenza dell'origine in etichetta. Troppi prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini. Questo non è più accettabile e vale per tutti i prodotti. Vogliamo una giusta trasparenza rispetto a quelle che sono le informazioni che devono essere date ai cittadini: per questo - aggiunge Agabiti - serve l'obbligo di origine a livello europeo. Poi siano i cittadini a scegliere con consapevolezza cosa acquistare.
Secondo un'indagine Coldiretti/Ixe' diffusa al Brennero, oltre 8 italiani su 10 (83%) chiedono lo stop alle importazioni di prodotti agroalimentari che non rispettano le stesse regole di quelli italiani in materia di sicurezza alimentare, ambientale e di tutela del lavoro.
Proprio dal Brennero parte la grande mobilitazione della Coldiretti per una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di quanto portiamo in tavola: obiettivo - riferisce Mario Rossi Direttore Coldiretti Umbria - un milione di firme, per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori, estendendo l'obbligo dell'indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti alimentari in commercio nell'Ue. La campagna potrà essere sostenuta - aggiunge Rossi - firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa con l'hashtag #nofakeinitaly. La raccolta firme - ribadisce Rossi - punta anche a mettere finalmente in trasparenza tutti quei prodotti che sono ancora oggi anonimi e che rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani: dal pane ai legumi in scatola, dalle marmellate ai sottoli, fino a ortaggi e frutta di IV Gamma, carne di coniglio e cavallo. Restano inoltre completamente anonime le portate sui menu dei ristoranti.
Coldiretti chiede anche maggiori controlli per bloccare le truffe a tavola: basti pensare ai recenti casi di patate straniere vendute come italiane o dei falsi carciofi brindisini di provenienza africana, o dell'olio di semi venduto ai ristoranti romani come extravergine. È necessario anche lo stop all'importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, come il grano canadese fatto seccare in preraccolta col glifosato, affermando il rispetto del principio di reciprocità: gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo.
La mobilitazione della Coldiretti rappresenta anche una risposta all'attacco arrivato dalla Corte dei Conti Ue nell'Audit concluso lo scorso dicembre in merito ai decreti italiani sull'etichettatura d'origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, considerate ostacoli al libero commercio nonostante l'elevato e legittimo interesse dei consumatori a conoscere l'origine della materia prima di quanto mettono nel piatto. E pesa anche l'esclusione dalla Direttiva Breakfast di prevedere l'obbligo dell'indicazione di origine per succhi di frutta e marmellate, inizialmente inserito e poi bocciato in fase di Trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue. Intanto, come emerge da un'analisi Coldiretti su dati Rasff, nell'ultimo anno è scoppiato in Italia oltre un allarme alimentare al giorno con ben 422 allerte che hanno riguardato prodotti stranieri per la presenza di residui di pesticidi vietati in Italia, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti, in aumento del 42% rispetto allo stesso periodo dell'anno. E in quasi 6 casi su 10 si tratta di prodotti provenienti da paesi Extra Ue.
Tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei devono rispettare gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l'ambiente, il lavoro e la salute - sostiene Anna Chiacchierini Presidente Coldiretti Perugia.
Dal Brennero - conclude Dominga Cotarella Presidente Coldiretti Terni - chiediamo dunque l'applicazione del principio della reciprocità, ovvero stesse regole uguali per tutti a partire dai fattori di produzione. È assurdo che noi continuiamo a importare cibi prodotti con sostanze che in Europa sono vietate da decenni.