(ASI) Perugia– “Dopo un trend positivo durato per circa dieci anni, in Umbria, nel 2013 si ha una rapida inversione di tendenza e cala la produzione generale, per la prima volta non più in controtendenza con il mercato nazionale, ma il settore è sano e guarda avanti”.
È quanto ha sottolineato l’assessore regionale all’Ambiente, Fernanda Cecchini, illustrando stamani nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Donini i consuntivi e i dati statistici della Relazione sull’utilizzazione delle acque minerali e termali per gli anni 2013 e 2014, realizzata dagli uffici regionali e che , come previsto dalla legge regionale in materia, è stata trasmessa all’Assemblea legislativa dell’Umbria.
“Le acque umbre in commercio – ha detto l’assessore – sono attualmente 17 su 20 e sono presenti sulle tavole di tutta Italia e in molti Paesi esteri, anche extraeuropei, con una percentuale di export stimabile nell’80 per cento della produzione”.
Il patrimonio regionale di acque minerali utilizzate per l’imbottigliamento si sostanzia in diciassette concessioni e nove operatori del settore (nel 2014), con quattordici comuni interessati. “Per il complesso delle concessioni minerali e termali – ha rilevato – la Regione ha introitato lo scorso anno 1 milione e 341mila euro: 1 euro per ogni metro cubo di acqua utilizzata e 50 euro ad ettaro di concessione. Un canone adeguato e al livello medio-alto della media di altre regioni”.
Nel 2013, la produzione di acque minerali è stata di 1.193 milioni di litri circa, con un calo del 13 per cento rispetto al 2012. Nel 2014, è continuata la decrescita: sono stati imbottigliati 1.085 milioni/litri di acqua minerale, con una diminuzione di un ulteriore 10% rispetto al 2013. “Continua l’effetto determinato dalle crisi aziendali delle società concessionarie delle acque Tione e Sanfaustino – ha sottolineato l’assessore - ma anche dalla crisi economica più in generale che attraversa il Paese e che ha portato a un calo dei consumi”.
Esito positivo, dopo un forte periodo di crisi, per le concessioni Sangemini e Amerino, acquisite dalla Sangemini Acque spa, una newco del gruppo Norda, che nel luglio 2015 ha ottenuto l’acquisizione definitiva dei titoli minerari, grazie al passato in giudicato della procedura concordataria e alla presentazione alla Regione di un nuovo piano industriale. Per quanto riguarda la Rocchetta spa, “si sta lavorando – ha reso noto l’assessore Cecchini – alla proroga della concessione per l’imbottigliamento delle acque della sorgente Rocchetta fino al 2040, imponendo un limite alla portata massima dei prelievi, in accordo con l’amministrazione comunale di Gualdo Tadino: la società ha infatti presentato un piano di investimenti produttivi e di riqualificazione che potranno avere importanti ricadute per il territorio dal punto di vista sociale, economico e ambientale”.
Dal punto di vista occupazionale, nel 2013 il personale occupato è diminuito nei numeri (-15 unità), rispetto all’anno precedente. La situazione è peggiorata nel 2014: dai 327 occupati diretti del 2013 si è passati a 289 del 2014.
Per quanto riguarda le acque termali, il patrimonio regionale e il suo sfruttamento è restato invariato rispetto al 2012. Nell’ultimo biennio, è stato sottolineato durante la conferenza stampa alla quale hanno preso parte per il Servizio Idrico regionale Angelo Viterbo e Angelo Raffaele Di Dio, si è registrata una crisi per lo stabilimento di Fontecchio a causa di alterne vicende societarie. Per motivi tecnici non sono stati comunicati alla Regione i dati relativi al 2013. Confrontando le presenze del 2014 con quelle del 2012, c’è un netto calo: da 5744 si è passati a 3665 con una diminuzione del 36%, causato anche dalla riduzione dell’utenza proveniente da fuori regione che è sempre stata maggiore per il complesso tifernate rispetto a quello di Spello.
Per le Terme Francescane di Spello, per il 2013 c’è stato un lieve calo di presenze (da 9806 del 2012 a 9699 del 2013) probabilmente influenzato dalla crisi economica, mentre si è registrata una ripresa nel 2014, con 9975 presenze.
L’analisi del dato sulle cure effettuate nelle due strutture termali evidenzia che, nonostante le proprietà e le cure autorizzate con queste acque siano analoghe, l’attività prevalente delle Terme Francescane è quella relativa alle cure inalatorie mentre alle Terme di Fontecchio si effettuano anche molte fangoterapie e bagni. Le cure erogate privatamente, fuori quindi dalle convenzioni sanitarie nel complesso tendono a incrementarsi e raggiungono circa il 40% di quelle totali.
Sul fronte occupazionale, si registra una diminuzione del personale impiegato presso gli stabilimenti che registrano il massimo di presenze nel periodo marzo-ottobre. Gli occupati diretti in questo periodo raggiungono nelle due strutture un massimo di 30 tra personale medico e paramedico e 21 tra inservienti ed altro personale. A questo personale va aggiunto quello impiegato nelle strutture ricettive per il soggiorno e per la ristorazione che in questo periodo sono presenti solo per le Terme Francescane.
“Le risorse idrominerali sono un grande patrimonio dell’Umbria – è stato detto – e la Regione investe nella sua valorizzazione anche ai fini della promozione del territorio. A questo scopo è stato realizzato il marchio istituzionale ‘le acque dell’Umbria? per la promozione delle acque minerali imbottigliate e il progetto ‘Essere Bene’, insieme a Sviluppumbria, per la valorizzazione delle risorse termali non utilizzate in Umbria, quali il sito termale di Parrano e le terme di Triponzo, attraverso cui incrementare il turismo legato al benessere”.