L'allarme di Sergio Mercuri, presidente FNAARC Umbria: "Si aggirano le tutele dell'agente di commercio, serve fare ordine per garantire equità e legalità"
(UNWEB) Perugia, - Anche la categoria degli agenti e rappresentanti di commercio affronta il problema dei cosiddetti 'contratti pirata', ovvero contratti che non offrono adeguate tutele e trattamenti economici, un fenomeno in costante espansione, denunciato con forza da Confcommercio a livello nazionale.
"I contratti pirata – spiega Sergio Mercuri, presidente di FNAARC Umbria, la Federazione nazionale degli agenti e rappresentanti di commercio aderente a Confcommercio – hanno una loro analogia anche nel mondo della rappresentanza commerciale dove trovano applicazione gli Accordi Economici Collettivi, sottoscritti da Agenti FNAARC con le principali organizzazioni delle imprese del commercio e dell'industria, che disciplinano il rapporto tra agente e mandante. Sempre più spesso vediamo aziende che utilizzano impropriamente figure come il procacciatore d'affari o il consulente al posto dell'agente di commercio, anche quando non ne ricorrono i presupposti. È una scorciatoia che crea confusione nei rapporti di lavoro e vanifica gli accordi sindacali sottoscritti per tutelare entrambe le parti".
In Italia operano oggi circa 210mila agenti di commercio a fronte di 40mila procacciatori d'affari, una differenza numerica che evidenzia quanto sia rilevante la prima categoria per l'economia nazionale. In Umbria la proporzione è rispettata: 2745 agenti di commercio e 714 procacciatori.
"Proprio per questo – prosegue Mercuri – è fondamentale distinguere con chiarezza tra le due figure. L'agente di commercio svolge un'attività stabile, continuativa e professionale di promozione, ed è iscritto a Enasarco, che garantisce previdenza e assistenza. Il procacciatore, invece, agisce in modo episodico, senza vincoli né tutele: una figura del tutto diversa, che non può sostituire l'agente nei rapporti continuativi con le aziende".
Una distinzione, ricorda FNAARC, ribadita anche dalla Cassazione con l'ordinanza n. 27571/2025, che conferma la natura autonoma e professionale del lavoro dell'agente.
"Utilizzare contratti da procacciatore per mascherare un vero rapporto di agenzia – avverte Mercuri – non è solo scorretto, ma anche rischioso: si espongono sia le imprese che i collaboratori a controlli da parte di Enasarco e del fisco, con la perdita di benefici e deduzioni fiscali, oltre al rischio di contenziosi legali costosi. Occorre fare ordine e inquadrare correttamente ciascuna figura – conclude Mercuri –. Se il rapporto con il preponente è stabile e continuativo, si tratta di agenzia, non di procacciamento. Gli Accordi Economici Collettivi restano la nostra garanzia di equità, trasparenza e sostenibilità per un mercato competitivo e leale, dove chi lavora con professionalità possa contare su diritti certi e regole condivise".


