(ASI) Perugia. Un numero: 3%. Misura la contrazione della produzione in Umbria rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e riguarda tutti i settori con l'eccezione della Meccanica. E' un dato in linea con quello registrato nell''Italia Centrale (-2,9%) e maggiore di quello calcolato a livello nazionale (-0,7%).
Gli ultimi dati aggiornati dell'indagine di Unioncamere Umbria relativa al terzo trimestre del 2014 sulle imprese manifatturiere e commerciali, mostrano una regione nella quale la crisi non peggiora ma ha assunto i caratteri della stabilità. E dove le previsioni per il futuro sono legate, a doppio filo, alla ripresa dell'economia nazionale e quindi a una situazione di attesa, connotata da una cauta disponibilità all'ottimismo da parte degli imprenditori.
I segnali positivi arrivano dal mercato estero, con un rilevante incremento sia del fatturato (+6,9%) che degli ordinativi (+4,7%). Migliorano le settimane di produzione (12,7) e il grado di utilizzo degli impianti che nel terzo trimestre del 2014 ha raggiunto il 90% della capacità produttiva complessiva.
Soffre ancora il settore commerciale, nel quale le vendite sono calate del 6,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Più del dato medio nazionale (5,3%) e di quello dell'Italia centrale (?6,0%). Il 71% degli imprenditori non prevede cambiamenti significativi nei prossimi mesi, a fronte di un 20% di intervistati che invece si aspetta una evoluzione positiva della situazione.
Va ancora male l'occupazione (-3% rispetto all'anno precedente). Migliora molto invece il saldo tra iscrizioni e cessazioni di imprese. Significativo perché determinato soprattutto dalle società di capitali. L'Umbria mostra anche una notevole capacità di attrarre nuove imprese dall'esterno, almeno nella forma di nuove unità locali; infatti, le aperture nella regione di unità locali di imprese non umbre sono state il 33% del totale.
LE IMPRESE MANIFATTURIERE
Il sistema produttivo regionale appare sempre pesantemente coinvolto in una fase congiunturale particolarmente difficile in cui la fase di caduta non sembra mai arrestarsi. Questa è in sintesi l'indicazione sostanziale che si può ricavare dall'esame dei risultati dell'indagine relativa al III trimestre 2014 promossa da Unioncamere Umbria su un campione di 400 aziende manifatturiere operanti in Umbria. L'ulteriore
inasprimento della fase recessiva di desume in primo luogo da una contrazione del 3% delle attività produttive nei confronti dello stesso periodo dell'anno precedente cui hanno concorso tutti i macrosettori considerati, con eccezione della meccanica, sia pure con diverse intensità delle contrazioni. Il calo complessivo dei volumi produttivi ha superato largamente quello calcolato a livello nazionale (?0,7%), mentre è risultato in linea con quello dell'Italia centrale (?2,9%) sempre rispetto all'analogo trimestre del 2013.
Produzione Nel trimestre esaminato la recessione sembra aver colpito più duramente le imprese appartenenti alla classe dimensionale 10?49 addetti con un calo del 4% rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente e quelle da 2 a 9 addetti con una riduzione del 3,7%. Più contenuta la perdita delle aziende maggiori (50 addetti e oltre) che hanno registrato un calo dell'1,9%.
La riduzione quantitativa dell'attività produttiva nei confronti del terzo trimestre dell'anno precedente trova piena corrispondenza nei giudizi qualitativi formulati dagli imprenditori intervistati: circa un terzo di costoro ha infatti segnalato una diminuzione rispetto allo stesso trimestre 2013 e solo il 18% ha al contrario indicato un incremento della produzione. Il peggioramento della fase congiunturale si evince ancor meglio dalle comunicazioni relative all'andamento della produzione rispetto al trimestre precedente: in questo caso il 38% dei giudizi registrano una diminuzione e solo il 10% un aumento. Quanto alle previsioni per il IV trimestre 2014 le imprese umbre sembrano invece più vicine alla media di quelle rilevate in campo nazionale con giudizi che complessivamente prospettano una situazione di sostanziale stazionarietà.
Fatturato L'esame dei risultati relativi al fatturato totale evidenzia uno scarto ancora più marcato tra il dato regionale e quello nazionale relativamente alla variazione percentuale tra il trimestre osservato e lo stesso periodo del 2013. In Umbria il decremento calcolato è stato pari a ?3,2%, di poco superiore a quello delle regioni del centro (?2,6%), mentre il dato calcolato per l'Italia è risultato molto più contenuto (?0,5%).
Anche per il fatturato sono le imprese di maggiori dimensioni a mostrare una maggiore capacità di tenuta rispetto a quelle più piccole. Anche in questo caso le indicazioni qualitative fornite dagli imprenditori intervistati vanno di pari passo con il risultato quantitativo: le segnalazioni di un calo della produzione (36%) superano nettamente quelle di aumento (20%), mentre il 43% segnala una situazione invariata.
Dalla scomposizione del fatturato tra "interno" ed "estero" si ha modo di cogliere il dato congiunturale indiscutibilmente più positivo, costituito dal volume delle vendite all'estero che anche nel terzo trimestre 2014 hanno fatto segnare un'ulteriore espansione (+2,7% rispetto al corrispondente periodo del 2013), sostanzialmente analoga a quella media nazionale (+2,8%) ma nettamente migliore del risultato del centro?Italia (?0,4%). A questo riguardo va evidenziata la differente dinamica tra le imprese maggiori (+3,2%) e quelle di più ridotte dimensioni (+1,7 per quelle da 2 a 9 addetti e +2,1% da 10 a 49). In questo caso le segnalazioni di qualità fanno emergere una nettissima prevalenza delle indicazioni di aumento (37%) su quelle di diminuzione (5%) che complessivamente sembrano migliori di quelle registrate a livello nazionale.
Ordinativi Gli ordinativi, in complesso, confermano le gravi difficoltà di questa fase congiunturale che si è acutizzata a partire dal II trimestre 2014. La contrazione rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente è stata pari al 3,4%, di poco superiore al dato calcolato per l'Italia centrale (?2,3%) ma notevolmente superiore alla media calcolata per l'intero Paese (?0,7%).
I giudizi espressi dagli imprenditori intervistati mostrano una marcata superiorità delle indicazioni diminuzione sia rispetto al secondo trimestre del 2014 che rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente. In analogia a questo registrato per la produzione e il fatturato anche per gli ordinativi il segno negativo caratterizza tutti i settori produttivi e tutte le classi dimensionali.
Decisamente positiva è l'evoluzione che sembra interessare gli ordinativi provenienti dall'estero: per l'Umbria viene calcolato un incremento del 2,5% rispetto al terzo trimestre 2013, un risultato migliore di quello conseguito dall'Italia centrale (+1,6%) e dal Paese Italia nel suo complesso (+2,2%). Tutti i settori di attività, comprese le attività artigianali, e tutte le classi dimensionali concorrono, sia pure in diversa misura, a generare questo risultato. Valutando questa indicazione insieme a quella del fatturato estero si comprende immediatamente come l'andamento del sistema produttivo regionale sia sempre più direttamente subordinato.
Sulla base delle risposte fornite dalle imprese incluse nel campione dell'indagine campionaria il grado di utilizzo degli impianti alla fine del terzo trimestre 2014 si è attestato al 77,6%, un dato che migliora quello dei primi due trimestri dell'anno in corso. Va rilevato come il risultato, che peraltro si presenta sostanzialmente omogeneo per le tre classi dimensionali considerate, supera in modo netto quello medio nazionale pari a 75,1%.
Settimane di produzione assicurata Il numero delle settimane di produzione assicurata dal portafogli ordini alla fine del terzo trimestre 2014 si posiziona ad un livello di 6,6 che, come di consueto, risulta assai distante dal dato medio nazionale (11,2). In questo caso si avverte una certa difformità tra le diverse fasce dimensionali delle imprese facenti parte del campione che fanno emergere il valore minimo (5,5) per le imprese da 2 a 9 addetti ed un valore massimo per quelle con 50 addetti e oltre (7,3).
ANALISI DEI SETTORI PRODUTTIVI
L'industria alimentare regionale, per il secondo trimestre consecutivo, accusa un significativo arretramento rispetto al 3° trimestre del 2013 (?3,0%). Un risultato che conferma una secca frenata dopo una lunga serie di risultati positivi inanellati mentre a livello nazionale la contrazione registrata appare assai più contenuta (?1,1%). Conseguentemente anche il fatturato riflette le difficoltà incontrate dal settore in questo periodo con un calo ancora più marcato (?3,5%) e maggiore di quello calcolato per l'intero territorio italiano (?1,9%).
Sul fronte del mercato estero si rafforza il segno positivo conseguito nel trimestre precedente con un incremento del fatturato dell'1,1%, migliore anche dell'analogo dato nazionale. Anche i risultati relativi agli ordinativi che complessivamente fanno registrare un consistente arretramento (?3,4%) rispetto al corrispondente trimestre del 2013, fanno segnare un apprezzabile espansione per la componente estera (2,5%), migliore della media nazionale. Nonostante questo quadro non certo entusiasmante che caratterizza il settore, le previsioni per il trimestre successivo sembrano far emergere un certo clima di fiducia testimoniato dal prevalere dei giudizi di aumento degli ordinativi, soprattutto di quelli provenienti dal mercato estero, ma anche della produzione e del fatturato.
Il settore delle industrie tessili, dell'abbigliamento e delle calzature fa rilevare un ulteriore arretramento della produzione (?3,0%) nei confronti del terzo trimestre del 2013 che risulta molto più pesante di quello registrato a livello nazionale. Anche rispetto al trimestre precedente il 39% degli imprenditori intervistati ha segnalato un decremento rispetto ad una quota del 22% che invece ha indicato un aumento. Resta in campo sfavorevole anche la variazione fatta segnare dal fatturato totale (?2,7%) nonostante la buona perfomance della componente estera (+3,3%). Il risultato degli ordinativi complessivi mostra una riduzione del 2,8% ed anche in questo caso la positiva dinamica (2,7%) sul mercato estero non riesce a compensare lo sfavorevole andamento del mercato interno. Le attese degli imprenditori intervistati per il 4° trimestre sembrano presagire un'inversione della negativa tendenza in merito a tutti i vari indicatori considerati.
Per il settore del legno e del mobile non sembrano emergere segnali che facciano prospettare una svolta della lunga fase critica. La contrazione accusata in termini produttivi (?5,4%), di fatturato (?7,7%) e di ordinativi (?6,2%) lo testimoniano in modo inequivocabile. Tuttavia va evidenziato il sostenuto incremento del fatturato estero (+11,1%) e degli ordinativi (+10,9%). Va in ogni caso fatto presente che anche in campo nazionale il comparto accusa uno stato di grande difficoltà da attribuire al negativo andamento del mercato interno cui si accompagna una debole dinamica di quello estero. Le previsioni formulate dagli imprenditori sembrano orientate ad una situazione stazionaria ma risalta il giudizio relativo agli ordinativi del mercato estero che vede quasi i tre/quarti degli imprenditori aspettarsi un aumento nel trimestre successivo.
Le industrie chimiche, petrolifere e delle materie plastiche fanno registrare una flessione del 4,1% in termini produttivi, del 4,7% per il fatturato e del 3,4% per gli ordinativi. Si tratta di un risultato complessivo peggiore di quello conseguito a livello nazionale, anche si riscontra un andamento meno negativo sul fronte del mercato estero caratterizzato da lievi incrementi per i vari indicatori considerati. Tra le varie indicazioni dell'indagine spicca la distanza del dato regionale relativo al numero delle settimane di produzione assicurata dalla consistenza del portafogli ordini pari al 3,7 da quello nazionale (9,9). Così per il grado di utilizzo degli impianti il cui dato regionale (70,1%) risulta di oltre tre punti percentuali più basso. Le previsioni per il 4° trimestre 2014 non sembrano far emergere elementi in grado di far presagire un miglioramento dell'attuale congiuntura con eccezione di quelle relative agli ordinativi del mercato estero dove il 40% delle imprese intervistate si aspettano un aumento mentre nessuna di queste prevede un'ulteriore diminuzione.
Anche per le industrie dei metalli il risultato del terzo trimestre 2014 registrato in Umbria appare deludente considerate le variazioni tutte negative calcolate per tutti gli indicatori e che mediamente si aggirano su valori vicini al 3% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno. I dati assumono una valenza ancor più significativa se rapportati agli analoghi risultati conseguiti dal comparto a livello nazionale ed in particolare al diverso andamento sul fronte del mercato estero dove ad una situazione di sostanziale stazionarietà che si osserva per l'Umbria si contrappone un apprezzabile sviluppo a livello nazionale.
Indicazioni dello stesso tenore emergono dal numero delle settimane di produzione assicurata dalla consistenza del portafogli ordini a fine trimestre dove ad un valore di 7,0 stimato per l'Umbria corrisponde un livello di 12,6 per la media nazionale. Quanto alle previsioni per il quarto trimestre 2014 gli imprenditori umbri sembrano aspettarsi un ulteriore arretramento in termini di produzione e di fatturato mentre per quanto riguarda il mercato estero prevalgono coloro che si attendono un qualche miglioramento.
Al comparto delle industrie elettriche ed elettroniche spetta il non invidiabile primato per aver accusato le perdite più pesanti in termini di produzione (?10,0%), di fatturato (?11,2%) e di ordinativi (?12,4%) in un contesto nazionale caratterizzato da una situazione di sostanziale stazionarietà rispetto al 2° trimestre 2014. Ciò nonostante i buoni risultati ottenuti sul fronte del mercato estero dove ha fatto registrare un incremento del 6,6% del fatturato e del 6,7% degli ordinativi. Piuttosto basso risulta il numero delle settimane di produzione assicurata dalla consistenza del portafogli ordini a fine trimestre (5,7) a fronte dell'analogo valore medio nazionale (11,8).
I giudizi formulati dagli imprenditori relativamente alle previsioni per il 4° trimestre 2014 si osserva una generale prevalenza delle segnalazioni di aumento per tutti gli indicatori considerati che assume una particolare evidenza per quanto riguarda il mercato estero.
Quello delle industrie meccaniche e dei mezzi di trasporto può essere considerato il settore che, in una ipotetica graduatoria, ottiene nel terzo trimestre i risultati migliori o quanto meno quelli meno negativi.
Una dinamica che sembra sostanzialmente allineata ed omogenea con quella riscontrata in campo nazionale. Di rilievo l'incremento fatto registrare dal fatturato estero (+6,9%) e dagli ordinativi provenienti dal mercato estero (+4,7%), ma altre indicazioni significative sono quelle delle settimane di produzione assicurata (12,7) e del grado di utilizzo degli impianti che sfiora il livello del 90% della capacità produttiva complessiva. Le previsioni per il 4° trimestre 2014 sembrano connotate da un cauto ottimismo che raggiunge il suo punto più alto relativamente agli ordinativi provenienti dal mercato estero: ben l'83% degli imprenditori intervistati prevede un aumento mentre nessuno di loro si aspetta una riduzione.
Il settore delle altre industrie, ottenuto accorpando la fabbricazione della carta, la lavorazione della ceramica ed altre attività come riparazione, manutenzione ed installazione, conferma anche nel terzo trimestre 2014 la fase di difficoltà emersa negli ultimi trimestri.
Lo testimonia l'ulteriore arretramento della produzione (?1,2%), del fatturato (?1,5%), degli ordinativi (?1,2%) che deve essere comunque valutato in un contesto nazionale caratterizzato da dinamiche tendenzialmente negative. Per quanto riguarda le previsioni prevalgono di poco quelle degli "ottimisti" soprattutto con riferimento al mercato estero.
LE IMPRESE COMMERCIALI
Nel periodo luglio?settembre 2014 il settore commerciale regionale ha accusato un'ulteriore e consistente contrazione della sua attività misurata in un valore del ?6,5% delle vendite rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente. In questo caso l'arretramento supera sia quello medio nazionale (?5,3%) che quello dell'Italia centrale (?6,0%). Questa in sintesi è la valutazione sostanziale che si può trarre dall'esame dei dati tratti dall'indagine realizzata da Unioncamere Umbria su un campione di 180 imprese umbre operanti in Umbria articolato in 3 macrosettori di attività: Ipermercati, supermercati e grandi magazzini, commercio al dettaglio di prodotti alimentari e commercio al dettaglio di prodotti non alimentari.
Vendite Osservando i giudizi di tipo qualitativo si ricava che il 39% degli imprenditori intervistati segnala una diminuzione delle vendite effettuate nel secondo trimestre del 2014 rispetto al trimestre precedente, mentre il 10% dichiara un incremento. Si tratta di giudizi sostanzialmente allineati con l'analogo quadro nazionale e del centro Italia anche per quanto riguarda l'andamento dicotomico tra le unità imprenditoriali di piccola dimensione e quelle maggiori con quest'ultime che mostrano dinamiche migliori o meno negative. Va rimarcato come in Umbria l'arretramento quantitativo delle vendite rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente sia la risultante di andamenti piuttosto differenziati: si passa infatti da un valore negativo di ?8,1% del commercio al dettaglio di prodotti non alimentari e dal ?5,8% del commercio al dettaglio di prodotti alimentari ad una contrazione molto più contenuta (?1,1%) del macro comparto costituito dagli ipermercati, dai supermercati e dai grandi magazzini. Le previsioni formulate dagli imprenditori per il 4° trimestre 2014 vedono prevalere quelle di una ulteriore diminuzione (30%) rispetto a quelle di aumento (18%) per quanto riguarda le vendite. Le imprese operanti nel commercio al dettaglio prevedono prevalentemente una fase di ulteriore riduzione delle attività cui si contrappone una visione molto più ottimistica delle imprese più grandi il cui 53% si attende una fase di espansione.
Giacenze Alla fine del 3° trimestre 2014 il 16% delle imprese inserite nel campione d'indagine valuta esuberante la dotazione delle proprie giacenze, il 77% la ritiene adeguata e il rimanente 5% scarsa. La quota delle imprese che considera sovrabbondanti le proprie giacenze risulta praticamente nulla per le unità di maggior dimensione e questo elemento si ritrova anche osservando i risultati nazionali.
Ordinativi Gli elementi di criticità che sembrano aver colpito maggiormente il settore commerciale umbro trovano conferma anche osservando le previsioni per il trimestre successivo fornite dagli imprenditori rispetto agli ordinativi rivolti ai fornitori. Per il quarto trimestre consecutivo prevale la quota degli imprenditori che si aspettano una riduzione (32%) su quella di coloro che invece presumono un aumento (17%). Il settore della grande distribuzione si distingue ancora una volta dalle altre tipologie di attività commerciali con oltre la metà degli imprenditori che pronosticano un incremento degli ordinativi. Le aspettative riscontrate sia in ambito nazionale che in quello dell'area del centro Italia sembrano connotate da risultati maggiormente equilibrati tra i settori di attività presi in considerazione.
Previsioni per i dodici mesi successivi Rimane sostanzialmente invariato rispetto al quadro emerso nel 2° trimestre 2014 l'orientamento delle imprese circa l'evoluzione della propria attività nei dodici mesi successivi. In complesso il 20% degli imprenditori intervistati prevede uno sviluppo della propria attività, il 71% una situazione di stabilità, l' 8% una riduzione e solo l'1% il ritiro dal mercato.
A questo proposito va fatto rilevare che per gli esercizi riconducibili alla "grande distribuzione" l'aspettativa di sviluppo viene segnalata nel 64% degli intervistati mentre non sono previsti casi di riduzione o ritiro dall'attività. Il quadro che emerge dall'analisi di questo particolare indicatore è sostanzialmente risultante a quello elaborato per l'intero territorio nazionale e per l'Italia centrale.
CRUSCOTTO
Dati congiunturali del 3° trimestre 2014
Il terzo trimestre del 2014 registra un saldo ampiamente positivo tra iscrizioni e cessazioni che rafforza quello complessivo dei primi nove mesi dell'anno.
L'andamento tendenziale rispetto al terzo trimestre 2013 è abbastanza confortante con le iscrizioni che diminuiscono ma in maniera meno consistente delle cessazioni; rispetto ai primi nove mesi del 2013, le iscrizioni aumentano, mentre le cessazioni diminuiscono, sia pur in entrambi i casi di pochi punti percentuali.
Il saldo positivo è determinato dalle società di capitali; quelle di persone e le imprese individuali hanno un numero di cessazioni superiore alle iscrizioni, quantomeno nei primi nove mesi. Il numero di iscrizioni delle imprese individuali rimane comunque ben oltre il doppio di quello delle società di capitali.
Contribuisce al rafforzamento del tessuto produttivo umbro il saldo decisamente positivo tra aperture e chiusure di unità locali; è anche relativamente elevato il numero di unità locali aperte in Umbria da parte di aziende non Umbre.
Sul fronte delle crisi d'impresa, si osserva un certo miglioramento rispetto al terzo trimestre del 2013, con una diminuzione consistente dei fallimenti e altre procedure concorsuali, così come delle imprese entrate in scioglimento e liquidazione, seppur molto contenuta.
Va male l'occupazione, registrando nel terzo trimestre 2014, rispetto allo stesso trimestre 2013, una diminuzione superiore al 3%, circa due volte e mezzo superiore al dato rilevato a livello nazionale.
La gran parte delle contrazioni si osserva nelle aziende del Turismo, Servizi alle imprese e Costruzioni; importante il dato in controtendenza dell'Agricoltura che registra un aumento di occupazione del 2%.
Il dato negativo dell'occupazione è particolarmente forte nel caso delle "micro" aziende (?5,1%) e delle "grandi" (?2,7%). Sono, invece, molto modeste le variazioni nelle "piccole" e nelle "medie" (quest'ultima addirittura positiva).
I risultati economici aggregati di un campione di società di capitali mostrano nel 2013 un andamento molto contrastato, con un buon incremento del valore della produzione e del valore aggiunto, una forte caduta dell'Ebit e un vero e proprio crollo dell'utile (sia ante imposte che netto), che arriva a valori fortemente negativi.
Gran parte delle perdite sono determinate innanzitutto dalle "grandi" imprese e poi dalle "piccole" e soprattutto nel comparto Manifatturiero.
Dati congiunturali del terzo trimestre 2014
Il saldo tra iscrizioni e cessazioni Nel terzo trimestre del 2014, il saldo tra nuove iscritte e cessate è stato positivo, con le prime più numerose delle seconde di circa il 21% e ha consolidato il saldo positivo dei primi nove mesi dell'anno.
L'andamento tendenziale è incoraggiante: rispetto al terzo trimestre del 2013, diminuiscono sia le iscrizioni che le cessazioni; ma, le prime di meno del 5%, mentre le seconde di oltre il 25% (vedi grafico 1). Rispetto ai primi nove mesi dello scorso anno, le iscrizioni aumentano del 3,3%, mentre le cessazioni si riducono del 3%.
Nei primi nove mesi del 2014, tutto il saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni è determinato dalle società di capitali; le società di persone e le imprese individuali hanno, infatti, valori di nati?mortalità negativi. Nel terzo trimestre, le iscrizioni di imprese individuali sono più numerose delle cessazioni e oltre due volte e mezzo quelle di società di capitali state superiori di circa il 23% le chiusure.
La dinamica delle crisi di impresa mostra segnali incoraggianti: rispetto al terzo trimestre del 2013, diminuiscono di circa il 19% i fallimenti e le altre procedure concorsuali; diminuiscono, pur se di meno dell'1%, anche le imprese entrate in scioglimento e liquidazione.
L'occupazione subisce, invece, rispetto al terzo trimestre 2013, una forte contrazione, pari al ?3,3%, quasi due volte e mezzo quella osservata a livello nazionale (?1,4% su un campione di circa 16,4 milioni di aziende).
L'andamento delle iscrizioni nei diversi comparti Il Commercio è il comparto ove si concentra la netta maggioranza delle nuove iscrizioni (34% del totale delle imprese nuove iscritte e classificate); seguono Servizi alle imprese e Costruzioni, ciascuno con il 12% circa, poi Turismo con l'11% e Agricoltura con il 10% del totale.
Nei primi nove mesi del 2014, il Commercio rimane saldamente al primo posto; Costruzioni, poi Servizi alle imprese, Agricoltura e Turismo si confermano gli altri comparti con più iscrizioni.
Rispetto al primo trimestre 2013, le iscrizioni di nuove imprese sono aumentate maggiormente in Servizi alle imprese e Agricoltura (+9% circa); rilevante è anche l'incremento del 4,7% nel Commercio. I Trasporti e spedizioni aumentano del 37,5% ma partendo da valori assoluti bassi. Costruzioni, Manifatturiero e Turismo subiscono le diminuzioni più forti, rispettivamente del 29% e del 21% circa entrambe le seconde due (vedi grafico 2).
L'andamento delle cessazioni (non d'ufficio) Il Commercio è al primo posto anche per quanto riguarda le cessazioni (circa il 30% del totale delle cessate classificate); segue il comparto delle Costruzioni con il 17% del totale, Agricoltura (15%) e Servizi alle imprese (10%).
Se si considerano i primi nove mesi dell'anno, il Commercio si conferma nettamente il settore con il maggior numero di cessazioni, seguito nell'ordine da Agricoltura, Costruzioni e Servizi alle imprese. Rispetto al terzo trimestre del 2013, le cessazioni crollano in Agricoltura (?72% circa); si riducono fortemente anche nel Manifatturiero (?22,5%) e in Trasporti e spedizioni (?18%). Al contrario, sono in aumento nel Turismo (+32%) e Assicurazioni e credito (+67% circa).
Iscrizioni di imprese "femminili", "giovanili" e "straniere" Nel terzo trimestre 2014, il 33% circa delle nuove iscritte sono imprese "giovanili" e il 31% rientra nella categoria delle "femminili". Le nuove iscritte "straniere" arrivano, invece, a circa il 17% del totale.
Rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, tutte e tre queste tipologie di imprese subiscono una diminuzione delle iscrizioni: quelle "femminili" di oltre il 7%; le "giovanili" del 5% e le "straniere" di appena lo 0,5%.
L'andamento delle iscrizioni in queste tre categorie di imprese è relativamente migliore se si considerano i primi nove mesi dell'anno, mostrando aumenti dell'1?2% nell'ambito delle "femminili" e di quelle "giovanili" e addirittura di oltre l'11% tra le "straniere".
Tra le imprese "femminili", le nuove iscritte si concentrano in misura nettamente preponderante nel Commercio e a molta distanza nel Turismo. Analoga distribuzione hanno le imprese "giovanili", con il Commercio nettamente al primo posto e a distanza Turismo, oltre a Costruzioni. Anche le iscrizioni di imprese "straniere" si indirizzano in gran parte nel Commercio, e in misura inferiore nelle Costruzioni e poi nel Turismo.
Scioglimenti, liquidazioni e procedure concorsuali Le imprese che hanno avviato le procedure di scioglimento e liquidazione sono quasi il 26% delle nuove iscritte. Oltre il 94% dei casi è distribuito tra società di capitale (prevalentemente) e società di persone.
Gli scioglimenti e le liquidazioni sono più numerosi nel Commercio, Servizi alle imprese e Turismo; poi nelle Costruzioni e Manifatturiero. Rispetto al terzo trimestre del 2013, crescono in tutti i settori economici umbri ad eccezione delle Assicurazioni e credito. Nel trimestre in analisi, il numero di fallimenti è diminuito del 20% (mentre a livello nazionale è aumentato di quasi il 19%), e quello dei concordati dell11%.
La quasi totalità dei casi ha riguardato le società di capitali; Costruzioni, Turismo e Manifatturiero sono i settori più colpiti. Rispetto al terzo trimestre 2013, i fallimenti crescono soltanto nel Turismo del +200%.
Il saldo tra le unità locali aperte nella regione Umbria nel terzo trimestre del 2014 e quelle chiuse nello stesso periodo è stato positivo, con il numero delle prime che ha superato il numero delle seconde di circa il 23%.
L'Umbria mostra una notevole capacità di attrarre nuove imprese dall'esterno, almeno nella forma di nuove unità locali; infatti, le aperture nella regione di unità locali di imprese non umbre sono state il 33% del totale. Positiva, ma proporzionalmente inferiore (circa il 12%) risulta la differenza tra aperture e chiusure di unità locali di imprese umbre. La proiezione di aziende umbre al di fuori della regione è, almeno sul piano della creazione di nuove unità locali, in linea con la media nazionale: circa il 20% di queste sono, infatti, costitute al di fuori dell'Umbria (a livello nazionale, le unità locali aperte dalle imprese in regioni diverse da quelle di appartenenza arrivano ad oltre il 20% del totale).
La variazione degli addetti nelle imprese co?presenti È stato considerato un campione di 53.985 imprese attive nella regione Umbria sia nel secondo trimestre 2014 che nello stesso trimestre dell'anno precedente. Rispetto allo scorso anno, questo campione di imprese ha subito una forte riduzione dell'occupazione, arrivata al ?3,1%, pari a tre volte il valore nazionale (?1% su un campione di quasi 3,5 milioni di imprese). Il dato di questo campione di imprese è in linea con quello osservato (con riferimento al terzo trimestre) per il complesso delle imprese umbre. L'andamento dell'occupazione nel campione di imprese co?presenti è negativo in tutti i comparti, ad eccezione dell'Agricoltura, dove si osserva un importante incremento del 2%. Negli altri settori è comunque molto differenziato. Risulta particolarmente grave nel Turismo (?7,6%), poi nei Servizi alle imprese (?5,4%) e nelle Costruzioni (?4,2%). È relativamente più contenuto nel Commercio (?1,7%). La variazione dell'occupazione è anche molto diversa nelle varie categorie dimensionali di imprese: molto forte (?5,1%) nel caso delle "micro" imprese e forte anche tra le "grandi" (?2,7%). Le "piccole" e le "medie" oscillano su valori molto piccoli, con queste ultime addirittura in positivo.
Risultati economici delle imprese "co?presenti" nel triennio 2011 ? 2013 Tenuto conto dei limiti di significatività del dato disponibile, il campione mostra nel 2013 un andamento molto contrastato e volatile.
Migliorano e in misura anche consistente il valore aggiunto e il valore della produzione; al contrario, diminuisce di circa il 25% l'Ebit. Tutte e tre queste grandezze rimangono su valori comunque inferiori a quelli del 2011. L'utile sia ante imposte che netto subisce un crollo gravissimo, attestandosi su valori pesantemente negativi. La perdita è in valore assoluto superiore all'Ebit e pari a quasi il 10% del valore aggiunto. I risultati del 2013 proseguono ed enfatizzano il pessimo andamento già osservato nel 2012. Su questi risultati incide particolarmente il risultato fortemente negativo di un numero limitato di grandi imprese.
In tutti i comparti, le società in utile sono nettamente più numerose di quelle in perdita, ad eccezione del Turismo; la differenza positiva è proporzionalmente più elevata nel caso dei Servizi alle imprese e del Manifatturiero.
La distribuzione dei comparti produttivi per valore mediano della produzione e ROI mostra come tutti i settori economici umbri si attestino su valori del ROI molto bassi e mediamente inferiori al 2%. Fa eccezione il Commercio che presenta un ROI di circa il 3% con un discreto valore mediano della produzione. Da segnalare è il risultato del Turismo e degli Altri settori, che fanno registrare una redditività negativa e pari rispettivamente al ?1% e al ?5% con valori mediani del fatturato molto bassi.
I risultati degli indici di bilancio I risultati dei principali indicatori di bilancio mostrano nel 2013 valori molto modesti o addirittura negativi e, per quanto già spiegato, peggiori di quelli del 2012. Migliori, ma non particolarmente brillanti, quelli delle sole società in utile.
In particolare, nel 2013, il campione totale mostra un ROI pari all'1,5% rispetto all'1,9% dell'anno precedente e un ROE di ?5,2%, contro il ?0,6% del 2012. Per le sole società in utile, i valori di ROI e ROE sono nel 2013 rispettivamente 4,7% e 7,6%.
Il grado di indipendenza finanziaria (capitale proprio diviso attivo totale) è non molto alto nel caso dell'intero campione, arrivando al 30,2% (praticamente inalterato rispetto al 2012). Decisamente più adeguato è il 34,4% delle sole società in utile. I risultati economici delle diverse classi dimensionali di imprese
L'analisi dei risultati economici delle imprese distinte per classe dimensionale evidenzia come gran parte della forte perdita aggregata (circa il 50%) sia determinata dalle grandi imprese.
Anche tutti gli altri aggregati dimensionali mostrano comunque un valore di utile netto totale fortemente negativo. La perdita dell'aggregato delle "piccole" aziende è ampiamente superiore all'Ebit e pari ad oltre il 3% del valore della produzione.
Le "grandi" imprese pur essendo numericamente solo l'1,1% del campione, realizzano oltre il 50% del valore della produzione totale e quasi il 40% dell'Ebit.
Rispetto al 2012, le "grandi" migliorano fortemente il valore della produzione; vedono peggiorare l'Ebit (che rimane comunque molto superiore a quello del 2011); prosegue invece, il forte peggioramento del risultato netto. Le "medie" e le "piccole" hanno un andamento negativo rispetto a tutte le variabili economiche considerate, ma con valori più contenuti (con l'eccezione per le seconde dell'andamento del risultato netto). Le "micro" sono la categoria relativamente più stabile, con un dato fortemente negativo
solo per quanto riguarda il risultato netto.
Nel triennio in esame, il fatturato cresce considerevolmente solo per le "grandi" imprese nel 2013 (+17%), mentre diminuisce negli altri anni. Le "piccole" e le "medie" vedono il loro fatturato decrescere sempre in questi ultimi anni, mentre le "micro" si mantengono stabili con una timida crescita.
La distribuzione settoriale dei risultati economici aggregati delle imprese Sono risultati disponibili i dati di 9.546 bilanci di società di capitali umbre. L'aggregazione di questi dati mostra un valore della produzione totale pari a poco più di €22,5 miliardi e valore aggiunto di €4,2 miliardi; il rapporto tra valore aggiunto e valore della produzione, pari a poco meno del 19%, evidenzia una limitata presenza delle imprese umbre in attività produttive a valore aggiunto.
Il sistema produttivo umbro è fortemente concentrato in due comparti: Manifatturiero e Commercio; questi due aggregati realizzano rispettivamente il 42% e il 37,5% del valore della produzione (insieme, quindi, quasi l'80% del totale); il 44% e il 21% del valore aggiunto (insieme, quindi il 65% del totale). Ancora, il Commercio genera il 50% dell'Ebit e, il Manifatturiero, in questo caso al secondo posto, il 28%.
Il peso dei due comparti rimane del tutto preponderante anche per quanto riguarda il reddito (sia ante imposte che netto), ma con segno opposto; il Commercio, infatti, realizza tra l'80 e l'83% dell'utile (ante imposte e netto); al contrario, il Manifatturiero, registra perdite altissime, pari a €230 milioni (ante imposte) e €382 milioni (nette), determinando la quota maggiore della perdita aggregata del sistema produttivo umbro.
Il peso economico delle imprese umbre in Italia Per quanto concerne il valore della produzione e valore aggiunto, l'Umbria realizza un risultato che è intorno al 23?25% di quello medio delle regioni italiane e meno del 4% di quello della prima di queste regioni (la Lombardia).
In termini di Ebit, la posizione dell'Umbria è ancora più contenuta, avendo un valore pari al 14% della media delle regioni e al 2% di quello della prima regione italiana.