(UNWEB) Perugia– Sono stati presentati nei giorni scorsi a Scutari, in Albania, i risultati del progetto di sperimentazione “Reintroduzione del tabacco Virginia Bright in Albania” finanziato dal Ministero dell’agricoltura albanese. Erano presenti i Ministri albanesi all’Agricoltura, Edmond Panariti, e alla Economia Milva Ekonomi, il Vice Primo Ministro della Repubblica del Kosovo, Edita Tahiri e il Sindaco di Scutari, Voltana Ademi. Andrea Gaddini del Ministero italiano all’Agricoltura, l’assessore regionale all’agricoltura, Fernanda Cecchini, Giampiero Rasimelli del Servizio Rapporti Internazionali della Regione Umbria, il Presidente della Fattoria Autonoma Tabacchi, Fabio Rossi, e Stefano Briganti del Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria.
Il progetto, che rientra nell’ambito dell’Accordo di collaborazione del 2014 tra Regione Umbria e Governo albanese nell’ambito dei settori dell’agricoltura, della cultura e della sanità, è stato realizzato da 3A Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria e Fattoria Autonoma Tabacchi (FAT), sotto il coordinamento e la supervisione dell’Agenzia Nazionale Tabacchi albanese. La sperimentazione è stata ospitata dalla società albanese IGLA.
“Il progetto – ha spiegato l’assessore Cecchini - si propone di rilanciare sotto l’aspetto industriale, qualitativo e commerciale la produzione tabacchicola albanese. Si tratta di una iniziativa sperimentale di particolare importanza attraverso la quale si esporta il modello di filiera tabacchicola dell’Umbria che ha nel distretto dell’Alto Tevere la sua punta di diamante. Il progetto si caratterizza per sostenibilità sociale, con il coinvolgimento e la ricaduta positiva delle azioni realizzate su tutti i soggetti della filiera, per compatibilità ambientale, poiché mette a frutto anni di studi che hanno portato alla stesura di Disciplinari che regolano la produzione. Credo rappresenti anche un consistente contributo al contrasto di traffici illeciti. Viene dunque esportato un modello di produzione che funziona e che si caratterizza per la presenza di imprese innovative, di professionalità e di know how. L’iniziativa rappresenta inoltre – ha aggiunto Cecchini – una importante opportunità per ampliare il mercato delle imprese del nostro territorio che realizzano, in particolare, macchinari per la raccolta, l’essiccazione e la prima trasformazione del tabacco. Ciò in un Paese, come l’Albania, che sta facendo il suo ingresso in Europa e che ha consistenti risorse economiche a diposizione e condizioni territoriali e di clima idonee allo sviluppo di questa coltivazione e dell’intera filiera. Particolare attenzione a questo progetto è stata riposta da entrambi i ministri albanesi. Dopo questa prima fase di sperimentazione e visti i positivi risultati – ha concluso Cecchini, nelle prossime settimane si predisporrà un progetto per l’organizzazione della filiera produttiva albanese e la creazione di locali reti di impresa, meccanizzazione e trasferimento tecnologico, così da permettere un allargamento della produzione ed una sua internazionalizzazione”.
Per il periodo della sperimentazione, da febbraio a novembre 2016, i tecnici della FAT e di 3A PTA hanno accompagnato gli albanesi nelle scelte di natura tecnica, agronomica, con la preparazione del terreno, irrigazione, concimazione, cimatura etc., e di investimento. La sperimentazione ha riguardato circa 20 ettari di terreno situati in due aree dell’Albania: Scutari ed Elbasan. In queste due aree sono state trapiantate due varietà di tabacco Virginia Bright provenienti dall’Italia: ITB 678 – PVH2310. Oltre alle piantine di tabacco, IGLA ha acquistato tecnologia italiana idonea al trapianto (macchina per il trapianto) e per l’essiccazione del tabacco (con l’installazione di 5 forni prodotti in Umbria). Il progetto di sperimentazione ha avuto un valore complessivo di circa 200 mila euro.
La presenza umbra in Albania è stata anche l’occasione per approfondire gli ambiti di collaborazione nel settore sanitario. E’ stata infatti sviluppata una sinergia tra Umbria, Marche e Toscana ed il governo albanese per la lotta all’emofilia, per le cure in loco e per lo scambio di professionalità e conoscenze.