(ASI) Perugia. Finalmente un concerto di jazz autentico e di profilo indiscutibilmente alto. In un teatro Morlacchi affollato, ieri sera con inizio alle ore 22.00 circa si è tenuta la esibizione del Billy Hart Quartet con Joshua Redman. Da subito sensazioni da Blue Note, ampiamente “metropolitane”.
Una musica colta assolutamente non obsoleta molto attenta alla tradizione occidentale ed ai cliquet di genere, espressa attraverso un grande livello tecnico e stilistico. Cioè senza eccessi e semplicità, indice questi, di una elevata professionalità musicale. Gli strumentisti sono tutti indiscutibilmente di ottimo livello. Spiccano ovviamente la batteria ed il sax, ma senza nulla togliere al contrabbasso (mai invadente) e al pianoforte (di livello cameristico e caratterizzato da suoni estremamente morbidi). Un quartetto eccezionale. Semplicità, pacatezza, “tensione musicale” costante e ribadisco assenza di inutili esibizionismi o meglio fanatismi musicali, sono stati il vero indice di una bravura evidentemente storica e consolidata. Modi esecutivi sempre delicati ed eleganti, abbinati a un nessun timore di eseguire “distonie” ritmiche molto ardite, evidentemente pensate e ottimamente architettate, sono stati forse i tratti più distintivi dell’intera esibizione, che si è avvalsa di standard sempre originali, propri e connotati da un importante carattere melodico, prevalentemente tonale. La spettacolare professionalità di questi musicisti transita ovviamente attraverso il batterista, di rara bravura, che si manifesta attraverso un percussionismo di livello accademico e che, sorprendendo, permette di ascoltare piani sonori simili ad uno strumento a corde. I virtuosismi ritmici sfociano in bellissime aperture armoniche del gruppo (secondo brano) che si materializzano in melodie efficaci, ammalianti, svettanti dalla nebbia sonora sapientemente creata come sfondo. Il gruppo giunge così al livello della composizione melodica contemporanea colta e al “neo impressionismo”, scalando il genere del Jazz e proiettando lo spettatore in una serata “d'essai” dalle atmosfere oniriche. Il secondo brano è stato veramente bello e adeguatamente valutato dal pubblico. Poi le scale e gli inseguimenti sonori si sono resi più frequenti, i piani sonori sono stati sfruttati appieno, la presenza degli echi non è stata trascurata. La musica e le sensazioni che da essa derivavano non sono mai state stucchevoli. Ciò grazie alle azzeccate atonalità, ai cromatismi ed atteggiamenti dodecafonici, ma soprattutto all’uso dei suoni aspri del sax che sono stati dosati con sapienza. L’elaborazione di tutti i brani è stata complessa e questi sono stati ben tessuti e ben costruiti. Prevalentemente basati su standard distensivi e di alto valore melodico: ritratti musicali o meglio tributi alle grandi persone della vita comune (terzo brano). Un concerto di alto e non frequente profilo, molto applaudito e apprezzato dal pubblico del grande jazz che era presente in sala e a cui è stato concesso un bis.
Per ASI, Giuseppe Marino Nardelli