(ASI) MSI, acronimo di Movimento Sociale italiano. Una sigla che rievoca un epoca diversa fatta di passioni, sogni e speranze in un tempo ed in un mondo diversi da quelli di oggi.
Un nome quello dell’MSI legato a figure storiche della politica italiana quali Giorgio Almirante e Pino Rauti; uomini che, a prescindere dalla personale visione politica dei fatti, hanno scritto la storia d’Italia dal dopoguerra fino agli anni ‘90. Al giorno d’oggi però tutto lascerebbe supporre che l’MSI, come molte altre coeve formazioni politiche, abbia ormai fatto il proprio tempo. Eppure, a settant’anni dalla fondazione del Movimento Sociale Italiano, i militanti ne rivendicano ancora l’attualità d’idee e d’intenti. Lo hanno fatto domenica 29 gennaio 2017, a Perugia. Nella giornata intitolata al patrono del capoluogo umbro, numerosi militanti, giovani e meno giovani, si sono dati appuntamento al ristorante Valentino con un assemblea intitolata “70 anni dopo… L’attualità politica dell’MSI”. Il convegno, fortemente voluto ed organizzato dallo storico e noto militante perugino dell’MSI Lando Frattegiani, conosciuto anche come “Lollo”, ha visto la partecipazione, oltre che di militanti ed ex militanti, anche di numerose figure di spicco del movimento che hanno preso parte al convegno arricchendolo delle proprie esperienze. In particolare sono intervenuti i professori Roberto Mancini e Nicola Cospito, e l’On. Stefano Menicacci, oltre a tanti altri storici militanti perugini dell’MSI. A moderare la conferenza-dibattito è stato chiamato il giornalista Ettore Bertolini.
Il professor Cospito ha ricordato alcuni momenti storici del Movimento Sociale Italiano; dalla formazione dell’MSI alla fine degli anni ’40, all’invasione sovietica di Praga del 1968 che portò ad una serie di manifestazioni di protesta organizzate proprio dall’MSI, fino alla trionfale stagione politica dell’inizio degli anni 70 che videro l’affermazione del movimento che quasi sfiorò la soglia “psicologica” del 10%. Il professor Cospito non si è però soffermato solo sulle glorie passate, ma ha condotto un’attenta analisi dello scacchiere politico del tempo, confrontandolo con quello odierno. “Chi avrebbe mai immaginato allora che un giorno avremmo guardato alla Russia con interesse”. Proprio la Russia di Putin, prima ancora che l’America del neo eletto presidente Donald Trump, è stata la centro di un attenta analisi del professor Cospiro, che ha ribadito la non appartenenza al “trumpismo” e poi riguardo al presidente russo Vladimir Putin ha affermato - “Noi non siamo fanatici di Putin, ma vediamo del presidente russo un uomo, un leader, capace di cambiare gli assetti geo-politici del mondo. Questo per noi è un fatto assolutamente importante. Poi se a questo uniamo Trump, fermo restando che noi non ci convertiamo di certo al filo americanismo, da osservatori politici vediamo un cambiamento in atto. Se vogliamo fare politica dobbiamo prenderne atto ed anche adeguarci”. Secondo il professor Nicola Cospito, questa opportunità di adeguamento sarebbe qualcosa che, nonostante il drastico ridimensionamento dell’MSI, potrebbe essere definito come “una straordinaria opportunità impensabile ai tempi del massimo apogeo dell’MSI, che pur tuttavia non è mai stato un monolito compatto e privo di alcun dialogo interno”.
La questione della vivacità del dibattito interno all’allora MSI è stata ripresa ed ampliata dal professor Roberto Mancini. Per Mancini le anime dell’MSI sono state molte ed hanno dato origine a diverse linee politiche che si sono succedute negli anni. Il professor Mancini ha concentrato il dibattito sulla componente sociale del movimento ricordando il “socialismo fascista”, o “fascismo di sinistra”, e ribadendo che “si trattava di un socialismo che nulla aveva a che fare con quello marxista - leninista”. Per Mancini l’MSI ha perseguito “il sogno di una nazione più equa e più giusta”. Riallacciandosi all’esperienza del governo fascista ha ribadito come il fascismo fosse in realtà un movimento rivoluzionario la cui reale vocazione era l’attenzione per le reali necessità dei cittadini. “Il fascismo, e di conseguenza tutti gli altri soggetti politici che ne hanno portato avanti l’eredità, non è una forza politica di destra. Mussolini in numerose interviste dichiarò la propria avversione per le forze di destra in quanto reazionarie e borghesi e quindi rappresentanti di un ordine privo di un anima sociale” – ha sottolineato il professor Mancini il quale è poi passato ad analizzare il tema dell’attualità e dell’attualizzazione del pensiero politico fascista prima, e missino poi. “Dovete pensare che già prima che terminasse l’esperienza della Repubblica Sociale Italiana, molti esponenti del fascismo già stavano pensando ad una nuova sintesi. Così come il fascismo era riuscito a risolvere a suo tempo delicate e complesse situazioni che andavano avanti da decenni, come ad esempio nel caso dei patti lateranensi che posero fine alla questione vaticana. Per questi uomini non fu però possibile attuare i cambiamenti che avevano teorizzato in seno al fascismo in quanto la fine del fascismo stesso causata dalla sconfitta militare del paese pose fine a qualsiasi esperimento. La vivacità politica in seno all’MSI sarà però la degna erede del carattere rivoluzionario del fascismo che porterà all’espressione di diverse linee politiche incarnate dai diversi segretari dell’MSI”.
All’On. Stefano Menicacci, storico parlamentare umbro dell’MSI, è poi toccato forse il compito più ingrato: fare il punto con la problematica eredità del periodo finiano che segnò la fine politica dell’MSI in favore di un nuovo soggetto politico che fu l’allora Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini. Come era prevedibile la delicatezza del tema ha suscitato non poche perplessità tra i presenti ed in particolare tra i militanti di vecchia data del movimento. Durante il suo discorso Menicacci è stato oggetto di alcune interruzioni alle quali però il noto avvocato folignate ha risposto con la forza e la fermezza che ne contraddistinsero per altro l’azione politica negli anni d’oro dell’MSI. Per Menicacci, che si è commosso ricordando alcuni episodi della propria vita che hanno avuto a che fare con l’epoca fascista prima, e con l’era missina poi, al termine dei quali proprio il cambiamento è stato oggetto della sua analisi. “Le passate esperienze sono una preziosa eredità da conservare nel cuore in modo che facciano da base per la realizzazione di una visione più equa e giusta dello stato. Tuttavia” – ha proseguito Menicacci –“non ci si può esimere dal condurre attente analisi sul proprio operato. Al tempo del massimo apogeo dell’MSI noi sbagliammo poiché non ci rendemmo conto che la nostra condotta, seppur animata da nobili ideali, ci trasformò in perfetti bersagli per i nostri avversari. Fu un gioco al massacro poiché eravamo come pappagalli colorati in gabbia esposti nello zoo della politica italiana. Non ci rendemmo conto dell’effettiva impossibilità di creare realisticamente un organizzazione che potesse mobilitare le piazze sul modello della sinistra. Questo deve far comprendere che in politica, così come nella vita di ogni giorno, seppur bisogna rimanere saldi nei propri ideali non ci si può esimere dal confrontarsi con i propri compagni e con il mondo circostante. Pertanto, se da questo confronto dovesse emergere una totale mancanza di incisività o un oggettiva arretratezza rispetto alle necessità contingenti, ai bisogni ed ai desideri della gente, si rende necessario avere il coraggio di cambiare lo “strumento”. Si rende necessario avere il coraggio di modificare quello che è il proprio modo di agire e di pensare il mondo per non rimanere tagliati fuori dal dibattito politico e dall’attualità”. Proprio in quest’ottica, l’On. Menicacci ha voluto riprendere il tema lanciato dal professor Cospito dell’attualità politica del pensiero missino rispetto ai soggetti politici di Putin e Trump, lanciando un monito non solo ai militanti, ma a tutta l’Italia –“Trump e Putin sono comunque i presidenti degli Stati Uniti e della Russia. L’Europa, che sta nel mezzo, non ne avrà reali benefici in quanto da questi due giganti, che premono ai suoi confini, rischierà sempre di venire schiacciata. L’unica forza europea salda in quella che è oggi l’attuale U.E. è l’asse franco – tedesco, che comunque è un inezia rispetto alla forza ed al peso di Russia e Stati Uniti. In questo conteso l’Italia si trova in una posizione ancora peggiore in quanto succube dell’asse franco – tedesco. L’Italia attualmente è in sostanza come un vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro”.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia