pdf(UMWEB) Perugia. I numeri dell’emergenza abitativa in Italia - e in Umbria - descrivono una situazione da brivido. Secondo le statistiche di Sunia-Cgil, la principale organizzazione di inquilini privati e assegnatari di edilizia pubblica, in Italia ci sono attualmente 650.000 famiglie in attesa di una casa popolare, circa 3 milioni di giovani tra i 25 ed i 36 anni che continuano a vivere con i genitori e oltre il 70% delle famiglie in affitto (2,3 milioni di nuclei familiari) hanno un reddito inferiore ai 24.000 euro annui e vivono in prevalenza nelle grandi aree metropolitane, dove i canoni di locazione sono più elevati.


La fotografia sull’Umbria ha tinte altrettanto fosche. La chiusura degli ultimi bandi per l’accesso ad un alloggio popolare restituisce una lista d’attesa di circa 2.600 famiglie (quasi 800 a Perugia, 500 a Terni e le altre sparse nei restanti 90 comuni della regione) ma sarebbero almeno 5.000 quelle senza una casa perché fuori dai bandi o perché in condizioni economiche troppo “agiate” per una casa popolare, ma non abbastanza elevate per accedere al libero mercato. Punta di un iceberg che nello Stivale ha dimensioni eclatanti: almeno 25.000 famiglie, ad esempio, sono in lista d’attesa in Toscana o 10.000 a Roma.
Una situazione di allarme che potrebbe incrementarsi nei prossimi mesi a causa della crescente piaga degli sfratti per morosità. Negli ultimi 5 anni – rileva ancora il Sunia - sono stati emessi 348.515 provvedimenti, di cui 309.754 per morosità e si stima che oltre 100.000 siano gli sfratti già emessi che potrebbero essere eseguiti nel prossimo triennio. A questi potrebbero aggiungersi altre 200.000 sentenze di sfratto che saranno verosimilmente emessi nel prossimo triennio.
La risposta della politica è stata fino ad ora latitante: nonostante la legge 80 del maggio 2014 per il recupero degli alloggi popolari vuoti, sul totale di un milione, ne è stato recuperato circa il 30%
- di cui circa 400 in Umbria – e gli strumenti di sostegno al mercato in crisi non servono a restituire dignità ad un comparto, quello dell’edilizia, in profondo affanno dal 2008. Si stima che in Italia siano circa 7 milioni le case vuote, specchio di una situazione pesante anche nella nostra regione: 54.000 alloggi in vendita (è vuota una casa su sette) 17.000 in cerca di un contratto di affitto in un trend di compravendite che fatica a rialzarsi.
Edilizia sociale e mercato libero sono insomma in profondo affanno: c’è bisogno di interventi seri, strutturali, efficaci che restituiscano certezza ad un diritto, quello dell’abitare, che troppo spesso è negato. Tre sono le proposte del Popolo della famiglia che nel suo “Decalogo della buona battaglia”, al quinto punto ha inserito proprio il tema della casa, sottolineando come l’abitare sia parte integrante dell’identità di una famiglia.
Tre i progetti dai quali partire per innescare un percorso virtuoso: dare anzitutto priorità alle famiglie numerose italiane e alle giovani famiglie nell’assegnazione di alloggi pubblici, introducendo allo stesso tempo lo stanziamento di un fondo di garanzia pubblico per favorire le coppie sposate under 35 nell’accesso ai mutui. Tra gli altri strumenti di cui è necessario dotarsi va data inoltre priorità alla impignorabilità totale della prima casa, ma anche alla creazione di misure fiscali per favorire la residenza in prossimità del luogo di lavoro.
Sono temi centrali, ma di cui purtroppo in questa campagna elettorale, molto spesso autoreferenziale e troppo poco attenta alle questioni che toccano la carne viva dei cittadini, non si parla.
Il Pdf, al contrario, preferisce la concretezza delle proposte ai dibattiti, sicuramente roboanti, ma drammaticamente sterili.


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