IMG 20180508 104335(UMWEB) Perugia - Partire dalla valutazione dei danni provocati dal sisma del 2016 per sperimentare, direttamente sul territorio, metodologie, tecniche e nuove prassi operative per la ricostruzione: è quanto stanno facendo a Campi di Norcia trenta laureandi della facoltà di architettura di Ferrara, grazie ad una convenzione siglata lo scorso anno tra l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione Umbria, l’Università di Ferrara – Dipartimento di Architettura e il Comune di Norcia.


L’iniziativa ha previsto una prima esperienza sul campo che, partendo dall’analisi territoriale, geologica, morfologica dell’antico ‘castello’ della Valle Castoriana, ha consentito ai giovani studenti di individuare le fasi evolutive del borgo, il processo tipologico, le lacune delle fasce edilizie e, nello stesso tempo, di affrontare le tematiche della ricostruzione e della reintegrazione dell’edilizia storica aggregata in un’area terremotata con l’obiettivo di garantire sicurezza, qualità del tessuto urbano, nonché prospettive di sviluppo.
I primi risultati del lavoro sono stati discussi nel corso di un incontro che si è tenuto nella sede di Foligno dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione Umbria, tra gli studenti studenti, il coordinatore dell’USR Umbria, architetto Alfiero Moretti, il professore Riccardo Dalla Negra, ordinario di Restauro dell’Università di Ferrara, i ricercatori universitari, Andrea Giannantoni e Marco Zoppiroli, il geologo Giancarlo Grillini, oltre a Nicola Marzot e Silvia Tagliazucchi, tutti dell’Università di Ferrara, i funzionari dell’USR Umbria, Germana Monni, Gianluca Spoletini, Giorgio Coppola.
Dopo un rapido excursus sui principali eventi sismici che nel passato hanno colpito l’Italia e sulle dinamiche di gestione e pianificazione dell’emergenza, gli studenti ferraresi hanno avuto la possibilità di conoscere alcuni dati sull’entità delle devastazioni del sisma che nel 2016 ha coinvolto quattro regioni dell’Appennino centrale: com’è ormai noto ad oggi - anche a causa del ripetersi delle scosse di grande intensità - sono stati effettuati oltre 280 mila controlli sulla stabilità degli edifici di cui 4.600 sugli edifici pubblici; 5.800 sulle chiese e beni culturali e la restante parte sul patrimonio edilizio privato, residenziale e produttivo.
E proprio nell’analisi del danno, l’attenzione del team multidisciplinare dell’Università di Ferrara si è soffermata sul tessuto urbano di Campi Alto con le sue ‘lacune urbane’, con la cinta muraria del 1288 e l’edilizia specialistica delle chiese di Sant’ Andrea, Madonna di Piazza, S. Maria delle Grazie e S. Antonio Abate, tutte crollate in seguito agli eventi sismici del 2016, dando vita ad un lavoro di rilettura del tessuto urbano molto dettagliato ed interessante che sarebbe utile riproporre anche nei piani attuativi che dovranno essere predisposti entro il 2018 per garantire una ricostruzione sicura, omogenea e di qualità.
Il progetto di ricerca multidisciplinare, oltre a confluire nelle diverse tesi di laurea in restauro monumentale e/o urbano architettonico, verrà presentato ufficialmente a Norcia nel corso di una iniziativa pubblica che consentirà di condividere con le istituzioni, le popolazioni e la comunità scientifica, il percorso di indagine compiuto in questi mesi dai laureandi in architettura dell’Università di Ferrara.

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