(UMWEB) Perugia. Subito dopo la discussione della prima interrogazione, il Consiglio comunale è stato comunque sospeso data la richiesta dei proponenti di poter avere la risposta all’interrogazione in oggetto dal Sindaco stesso, in assenza del quale il consigliere Bori ha annunciato l’uscita dall’aula dei consiglieri di opposizione, per protesta.
“Il Consiglio comunale -ha ricordato ancora Bori- ha preso una posizione chiara chiedendo al Sindaco di riconoscere questo bambino, perchè se anche vi sono colpe in capo a qualcuno in tutta questa vicenda, non è sicuramente Joan ad averne. E’ una situazione intollerante. Ci è voluto un giudice -ha proseguito- a dire al Sindaco che non si poteva sottrarre al suo dovere di riconoscere questo bambino e non è vero che a Perugia si è seguita la legge. Eppure, di fronte a un giudice che intima la trascrizione, apprendiamo oggi -ha concluso il consigliere Pd- che il Comune di Perugia ha presentato ricorso, danneggiando ancora una volta un bambino e la sua famiglia, esponendo così il comune a un ricorso per danni e un bambino a tutte le difficoltà che il suo mancato riconoscimento implica.”
Al termine del periodo di sospensione, il Consiglio è ripreso alla presenza del Sindaco, che ha quindi risposto all’interrogazione, illustrata dalla consigliera Sarah Bistocchi.
Il consiglio comunale –ha ricordato Bistocchi- lo scorso settembre 2017 ha approvato un ordine del giorno in cui si invitava il Sindaco, in veste di ufficiale di Stato Civile, a riconsiderare la situazione e procedere alla trascrizione dell’atto di nascita del piccolo Joan (nato, come si ricorderà, il 27 dicembre 2016 a Barcellona) con entrambi le madri, come risulta dall’atto di nascita validamente formato in Spagna il primo febbraio successivo.
E’ il primo caso –sostengono, ancora i consiglieri- in Italia e in Europa, di rifiuto totale di trascrizione di un atto di nascita e quindi di identità e documenti ad un bambino italiano nato da genitori italiani, con tutte le conseguenze del caso.
Bistocchi ha, quindi, richiesto le scuse dell’amministrazione per la “latitanza mostrata che -ha detto- non può essere una strategia politica.” “In altre zone d’Italia -ha sottolineato ancora Bistocchi- atti simili sono stati trascritti, integralmente o parzialmente, ma trascritti dalle amministrazioni comunali. Chiediamo al Sindaco, quindi -ha concluso- quali sono le intenzioni e le tempistiche di intervento, al fine di sbloccare questa situazione e di concedere al piccolo Joan tutti i diritti fondamentali che gli spettano. Se siano, inoltre, in corso, ricorsi o controversie legali che rischiano di esporre il comune a cause e risarcimenti danni per la scelta in questione.”
Il sindaco Romizi, scusandosi per il ritardo apportato alla discussione, dovuto, come ha spiegato, alla necessità di ulteriori e aggiornati approfondimenti, nel rispetto di tutti, ha ribadito che non è opportuno né esatto ricondurre le determinazioni dell’ente ad una sensibilità ad un orientamento politico o a un credo di una singola persona. “La tematica -ha precisato- sta mettendo in grande difficoltà tutti i comuni. Si sta attendendo una legislazione nazionale che dia ad ogni sindaco un’indicazione precisa. Quello che posso assicurare è che il sindaco non ha mai fatto nessuna pressione rispetto a quale soluzione si dovesse adottare, anche perchè ritengo che debbano essere gli uffici a dover istruire la pratica seguendo la normativa vigente.”
Romizi ha quindi ricostruito le principali tappe della vicenda, a partire dal 1 febbraio, quando il Comune ha ricevuto la richiesta di trascrizione dell’atto di nascita dal consolato di Barcellona, nel quale il bambino risulta figlio di due madri (indicate come A e B), cittadine italiane residenti all’estero, unite civilmente all’estero. “Si è resa necessaria anche -ha previsto Romizi- la traduzione giurata proprio perchè la casisitica non è prevista dal nostro ordinamento, traduzione che è arrivata a marzo. A quel punto, il 19 aprile, si è chiesto alla Prefettura un parere in merito alla trascrivibilità dell’atto, a seguito anche di altre pronunce e la Prefettura ha ribadito la necessità di applicazione della normativa attualmente vigente. Per questo la trascrizione è stata rifiutata -ha spiegato ancora il Sindaco- salvo poi inviare un’ulteriore richiesta di parere al Ministero degli Interni, senza peraltro ricevere risposta. Dico ciò a testimonianza del fatto che da parte dell’amministrazione non vi è nessuna chiusura, ma, al contrario, abbiamo messo in campo tutte le iniziative per avere una valutazione più completa possibile.”
In seguito, le madri hanno presentato ricorso e il 13 dicembre lo stesso Ministero degli interni ha proposto la trascrizione parziale dell’atto, solo relativamente alla madre partoriente. L’ufficio ha, quindi, proceduto alla trascrizione parziale dell’atto, adeguandosi alle direttive imparate dal Ministero ma, a marzo, il tribunale ha ordinato la trascrizione integrale dello stesso, atto contro il quale l’avvocatura distrettuale, che rappresenta tutti gli ufficiali di stato civile, in autonomia, ha presentato reclamo il 14 maggio scorso. “Il Sindaco di Perugia -ha spiegato Romizi- non è assolutamente intervenuto in quel reclamo, ma è l’Avvocatura dello Stato in autonomia che l’ha presentato e l’ha comunicato per conoscenza alla Prefettura e al Sindaco in quanto ufficiale di stato civile da essa rappresentato. Non corrisponde, quindi, al vero il fatto che il sindaco si sia attivato per il ricorso.”
Ad oggi, dunque, la trascrizione non è stata effettuata in quanto il decreto non è ancora esecutivo né l’esecutività risulta essere stata richiesta dalle parti. “Nelle more del reclamo -ha precisato ancora il Sindaco- abbiamo anche chiesto di poter procedere alla trascrizione e siamo in attesa da parte dell’avvocatura di una risposta al riguardo. In questo caso, insomma, il sindaco interviene non come amministratore locale ma come rappresentante del governo. Non vi è una ideologica avversione alla trascrizione come comprova lo scrupolo e la responsabilità che ha guidato i nostri uffici. A dimostrazione che è una questione complessa, sul Messaggero di oggi si legge della contestazione da parte di giudici delle trascrizioni fatte in alcuni comuni senza il vaglio di una normativa di riferimento Non è, dunque, una battaglia politica, ma una situazione legata ad un vuoto normativo ed è su questo allora che possono avere senso le battaglie politiche che mirano alla tutela dei diritti, non contro un Sindaco che non può che conformarsi alla legge e confrontarsi su ogni singolo passaggio di questa vicenda.”
In replica, il consigliere Bori ha ricordato che qui c’è un bambino ostaggio di questa amministrazione, che non si tratta di un atto dovuto ma di una scelta precisa da parte del Sindaco. “State scrivendo -ha detto- la pagina più vergognosa dei diritti della nostra città e il fatto che una scelta ve la debba intimare un giudice vuol dire che siete in errore.”
In conclusione il Sindaco ha ribadito che non si può applicare la legge quando piace e non applicarla quando non piace. “Questa -ha detto- è una cultura che non mi appartiene.”
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IL CASO DEL PICCOLO JOAN/COMUNICATO STAMPA DEL GRUPPO PD
Il caso del piccolo Joan, bimbo nato ormai più di un anno fa in Spagna da due madri italiane, suo malgrado noto alle cronache locali e nazionali per la mancata trascrizione del suo atto di nascita nel registro del Comune di Perugia, unico caso in Italia e in Europa, nonostante una sentenza del Tribunale Civile che ha ordinato al sindaco Romizi di procedere alla immediata e integrale trascrizione dell’atto, ha registrato oggi la più brutta pagina in tema di diritti mai scritta al Comune di Perugia, che vede non riconosciuti i diritti di un bambino e dei suoi genitori, incolpevoli vittime del governo di una città i cui rappresentanti non sono all’altezza della storia che essa rappresenta.
Il sindaco Romizi, nella seduta odierna di question time, era infatti chiamato a rispondere, comunque con ben più di un anno di ritardo, ad una interrogazione presentata dal Partito Democratico che, dopo aver combattuto per il riconoscimento del diritto di cittadinanza del bambino, della bigenitorialità, della trascrizione del suo atto di nascita, si riproponeva di incalzare il Sindaco sull’applicazione della sentenza del Tribunale Civile di Perugia, per una trascrizione dell’atto integrale che potesse porre fine a questa già vergognosa vicenda, in cui un Sindaco si rifiuta di riconoscere l’esistenza e i diritti di un bambino.
Questo non è accaduto. Ancora una volta. L’ennesima.
Il sindaco Romizi, trincerato nel suo ufficio, come in una roccaforte nel deserto, dapprima ha collezionato una scusa dietro l’altra tra l’imbarazzo generale di tutto il Consiglio Comunale e lo sconcerto dei presenti, per poi annunciare un totale rifiuto a causa della presenza, nell’aula del consiglio, di un corposo numero di cittadini a cui non avrebbe potuto dire la verità senza perdere la sua ormai proverbiale “faccia da bravo ragazzo”.
La verità che si è provato a nascondere, ma che alla fine Romizi è stato costretto a raccontare in aula, dopo due ore di attese, scuse e giustificazioni in cui cittadini e consiglieri hanno occupato la sua segreteria attendendo che uscisse dalla sua stanza, è che il Comune di Perugia, NELLA PERSONA DEL SINDACO QUALE UFFICIALE DI STATO CIVILE è ricorso in appello, impugnandola, contro la sentenza che lo obbliga alla trascrizione integrale dell’atto di nascita del piccolo Joan. Ricorso che il Sindaco ha perfino sostenuto di non aver mai firmato.