(UMWEB) Il capogruppo M5S all’Assemblea legislativa, Andrea Liberati, auspica che venga superato l'iperfrazionamento territoriale del polo dell’acciaio, che ora è disseminato ovunque, in un disordine urbanistico, logistico, gestionale e funzionale”. Per Liberati “il risultato è un non-sense territoriale di lunga data, con Terni che ha pure subìto il fatto che una stessa filiera, anziché localizzata in unico sito, circondasse la città, con un fiorire di zone a destinazione industriale, peraltro con un inutile consumo di suolo”.
Il consigliere di opposizione rimarca “il disinteresse cinquantennale della Regione Umbria nei confronti di alcune macroaree, con interi brani di territorio ormai alla deriva. Volendo restare soltanto tra Terni e Narni, basti pensare alla ex Compendio Bosco, nella disponibilità della Regione attraverso il fallimentare ‘Consorzio Tns’, Sviluppumbria e seguenti. Si tratta di un gigantesco immobile industriale di grande pregio, da 15 anni rifunzionalizzato con una spesa ingente, dotato di collegamento ferroviario e, tuttavia, ampiamente inutilizzato, così come la vicina piastra logistica, abbandonata da tempo, dopo l'ennesima inaugurazione un lustro fa. Eppure sarebbe proprio qui che, ad esempio, si potrebbero anzitutto concentrare tutte le necessità di approvvigionamento di Ast-Tk, nonché dell'intera filiera, accogliendovi merci e materiali, e poi, di lì, via treno, dentro gli stabilimenti, fin quando se ne accetterà la compatibilità con la città, s'intende”.
Andrea Liberati aggiunge che “questo disastro programmatorio comporta enormi esternalità negative anche a livello energetico, così come una lunga teoria di camion ovunque: la città storica di Terni, già sotto scacco culturale, economico e ambientale della fu grande industria, è così contornata in ogni dove di aree produttive cresciute senza un'efficace pianificazione a monte, senza una visione di sistema e senza incisivi controlli in seguito, talora perfino in zone esondabili. Occorre pertanto procedere con urgenza a una innovativa programmazione territoriale, identificando interessi particolari ostativi al cambiamento, analizzando i fenomeni da tempo in corso, individuando infine i luoghi più adeguati tra Terni e Narni ove concentrare e delocalizzare tali opifici, incluse le rilevantissime necessità della logistica loro connessa. Un fatto – conclude - che genererebbe subito centinaia di posti di lavoro, alzando la qualità della vita di residenti e lavoratori”.