(UMWEB) – Perugia – “Vogliamo adeguare la regolamentazione sulle attività di cava, tenendo conto dei fabbisogni del settore e delle recenti normative in materia di ambiente e antimafia e mantenendo lo standard qualitativo della programmazione e dei controlli al livello elevato che ha sempre caratterizzato la Regione Umbria a tutela dei connotati ambientali e paesaggistici del territorio”. Lo sottolinea l’assessore regionale all’Ambiente, Fernanda Cecchini, illustrando obiettivi e contenuti dello schema di proposta preadottato dalla Giunta regionale che modifica ed integra l’attuale regolamento di attuazione della legge regionale 2/2000 “per la disciplina dell’attività di cava e per il riuso di materiali provenienti da demolizione”.


“Un regolamento del 2005 che nel tempo è stato sottoposto a parziali modifiche, l’ultima delle quali nel 2014 – ricorda l’assessore – e che ora, nel rispetto del Piano regionale delle attività estrattive, ci apprestiamo ad aggiornare sulla base di una ricognizione della situazione delle cave autorizzate sia delle problematiche che ci sono state rappresentate”.
In Umbria “sono stati riconosciuti circa 60 giacimenti di cava con prevedibile durata, a seconda della tipologia fra cave attive, dimesse e nuove, variabile dai 10 ai 20 anni. Sono inoltre in corso – dice l’assessore - procedure di riconoscimento di giacimenti che seppure presentate da tempo ai Comuni territorialmente competenti, non sono pervenute alla fase regionale che, dal dicembre 2015, in seguito al riordino istituzionale e alla riallocazione dalla Regione delle funzioni in materia di cave, ingloba anche quella prima di competenza provinciale”.
“Gran parte dei riconoscimenti di cave – specifica - riguarda giacimenti con finalità di ampliamento o di completamento, secondo il principio base fissato dalla legge regionale per il quale è prioritario, per il soddisfacimento del fabbisogno umbro, ampliare le cave attive piuttosto che aprire nuovi cantieri estrattivi”.
“La situazione che ci troviamo di fronte – rileva l’assessore Cecchini - è quella di un settore minerario umbro che, a partire dal 2007, ha risentito fortemente della crisi economica, con una riduzione di produzione di circa il 50%. Questo ha determinato, in alcuni casi, una dilatazione dei tempi inizialmente programmati per lo sfruttamento delle cave attive, con l’effetto che titolari di attività di cava che non avevano presentato richiesta entro il 9 febbraio 2006, il termine fissato dal regolamento regionale in vigore, non possono oggi continuare la loro attività e comunque a distanza di oltre dieci anni non possono riprogrammarla”.
“Di contro – aggiunge -, alcune attività estrattive che hanno risentito meno della congiuntura, sia per la tipologia del materiale estratto che per la localizzazione della cava, si trovano oggi con la necessità, quasi ultimato lo sfruttamento del giacimento riconosciuto, di riprogrammare le attività per il futuro”.
La Giunta regionale “ha già avviato la fase di aggiornamento della normativa, con il Piano operativo dei controlli di cave e miniere del 2016, ed ora ci proponiamo di aggiornare il regolamento”.
La proposta di modifica e integrazione “vuol consentire la presentazione del riconoscimento di giacimenti di cave attive anche a quei soggetti che non lo hanno fatto entro il termine del 9 febbraio 2006. Si introduce il concetto e la procedura di ampliamento di giacimenti di cava già riconosciuti vincolandoli alla fase di avanzamento della coltivazione ed al collaudo delle opere di scavo e riambientamento eseguite”.
“Vengono poi poste in atto - dice ancora l’assessore Cecchini - verifiche più stringenti in materia di antimafia ed aggiornata all’avanzamento tecnologico ed all’entrata in vigore di nuove norme in campo tecnico e ambientale la documentazione da presentare per le istanze di riconoscimento del giacimento, per le autorizzazioni e per le perizie giurate annuali. La proposta fornisce inoltre indicazioni uniformi per la determinazione delle garanzie patrimoniali calate sulla specificità degli interventi e la tipologia di cava e promuove la crescita tecnico/professionale della figura del direttore dei lavori”.
Lo schema di proposta di regolamento verrà ora presentato al Consiglio delle Autonomie Locali per acquisire il relativo parere.


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