DeLuca2Il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Thomas De Luca, esprime soddisfazione per la decisione dei capigruppo consiliari di riattivare la Commissione d’inchiesta ‘analisi e studi su criminalità organizzata, infiltrazioni mafiose, tossicodipendenze, sicurezza e qualità della vita’. Secondo De Luca, anche alla luce degli ultimissimi fatti, “le cosche della 'Ndrangheta hanno messo le mani sull'Umbria ed ormai ci troviamo di fronte ad un fatto compiuto”.

(UNWEB) Perugia,   - “Le cosche della 'Ndrangheta hanno messo le mani sull'Umbria, ormai ci troviamo di fronte ad un fatto compiuto”, lo afferma il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Thomas De Luca, secondo il quale “ad oggi le mafie, la ‘ndrangheta, in Umbria non vengono ad uccidere. Vengono a fare affari. L’ex Procuratore capo di Perugia Luigi De Ficchy, recentemente ha affermato che ‘in Umbria è in corso una lenta penetrazione della criminalità organizzata, seppure qui la mafia non uccida e non controlli il territorio, si impegna comunque a controllare le attività economiche infiltrandosi anche in appalti e concessioni’”.

De Luca rimarca che, stamattina, “all'unanimità, in conferenza dei capigruppo abbiamo deciso di riattivare e prendere in mano la relazione finale della Commissione regionale d’inchiesta ‘analisi e studi su criminalità organizzata, infiltrazioni mafiose, tossicodipendenze, sicurezza e qualità della vita’. Per dare risposte concrete in materia, la nuova Assemblea legislativa dovrà prioritariamente approvare una nuova legge sugli appalti, che renda il territorio umbro ostile ed immune ad ogni forma di permeabilità alla criminalità organizzata”.

“Dobbiamo raccogliere le criticità sottolineate – spiega il capogruppo pentastellato - ed attivarci subito per non disperdere i frutti del lavoro di questi anni. L’Umbria non ha gli anticorpi per confrontarsi con le dinamiche della macrocriminalità. La crisi economica – conclude - espone sempre di più le imprese, i cittadini e gli enti pubblici al rischio di infiltrazioni. Dobbiamo creare una cultura della legalità, partendo dal lavoro esistente e dai dati. Per questo dobbiamo metterci subito al lavoro”.


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