(UNWEB) Perugia. “Sulle infiltrazioni mafiose la risposta delle istituzioni e della politica deve essere netta e decisa. Soprattutto di fronte a quello che, ci auguriamo, si riveli solo un mero tentativo senza successo di inquinare la vita democratica e la rappresentanza istituzionale”. È quanto dichiara il capogruppo regionale del Partito democratico, Tommaso Bori, commentando i primi esiti dell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Umbria.
“Di fronte a questi fatti – continua Bori - non si può e non si deve rimanere in silenzio. La reazione delle Istituzioni deve essere immediata e compatta, la condanna forte e chiara. Nessuna voce può mancare. Gli organi consiliari, tanto in Regione quanto in Comune, hanno già avviato l’iter per attivare la Commissione Antimafia e Anticorruzione. Manca ancora oggi la voce delle cariche monocratiche e delle giunte, che devono da subito prendere contromisure amministrative, ma soprattutto prendere posizioni pubbliche sul tema senza tentennamenti. Il loro silenzio – conclude - si sta facendo davvero assordante”.
“Nel ringraziare la magistratura e le Forze dell’ordine per il loro operato – prosegue Bori -, riteniamo necessario sottolineare come il territorio umbro, e la città di Perugia in particolare, siano diventati preda di infiltrazioni mafiose. Complice anche una società incapace di dotarsi dei necessari anticorpi in campo economico, sociale, politico e culturale indispensabili a prevenire il diffondersi di questa piaga. Chi dipinge una situazione differente da questa commette un grave errore, facendo il favore di sottostimare il grado di infiltrazione già raggiunto dalle cosche calabresi. Prima l’operazione ‘Quarto Passo’, a fine 2014, e poi le recenti operazioni ‘Infectio’ e ‘Core Business’, hanno squarciato il velo del sodalizio ‘ndranghetista radicato nella regione, con diffuse infiltrazioni nel tessuto economico locale e saldi collegamenti con le cosche calabresi di origine”.
“A cinque anni di distanza – spiega il capogruppo Pd - sembra ripetersi lo stesso copione che vedeva, così come riportato negli atti dell’inchiesta che abbiamo appreso dalla stampa, ‘modalità tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche mediante incendi e intimidazioni con finalità estorsive’ e ‘la capacità della ‘ndrangheta di replicare al di fuori della Calabria i propri modelli criminali, mantenendo saldi i legami con le cosche di origine, infiltrandosi nel tessuto economico e sociale con modalità tipicamente mafiose’. Accanto alle consuete attività criminali, a cui gli esponenti delle cosche calabresi erano dediti, quali spaccio di stupefacenti e traffico di armi, truffe ed estorsioni, intimidazioni e violenza privata, assistiamo con preoccupazione ad una novità per il nostro territorio: la volontà della mafia di influenzare anche le intenzioni di voto, l’interesse a condizionare la politica locale e la ricerca di contatto con cariche istituzionali. Si tratta – conclude Bori - di un salto di qualità nell’azione criminale e ‘un grave episodio che dimostra l’assoluto controllo del territorio che l’organizzazione mantiene sull’area di influenza’ come rilevato nelle indagini”.