Fora1407Il consigliere Andrea Fora (Patto civico per l’Umbria) annuncia la presentazione di una mozione con cui chiede alla Giunta di Palazzo Donini di “sollecitare il Governo affinché attivi la richiesta del Pandemic Crisis Support (linea di credito speciale prevista dal MES) e predisponga il nuovo Piano sanitario regionale tenendo conto di alcune linee guida”.

(UNWEB) Perugia,  “La Giunta regionale solleciti il Governo nazionale affinché attivi la richiesta del Pandemic crisis support (Pcs - linea di credito speciale prevista dal MES) e predisponga il nuovo Piano sanitario regionale”. Lo chiede, con una mozione di cui annuncia la presentazione, il consigliere Andrea Fora (Patto civico per l’Umbria), evidenziando che “sulle risorse del Pcs occorre il coraggio di usare parole di verità e di chiarezza: 36 miliardi di euro non possono essere rifiutati dal nostro Paese dato che possono servire per ridisegnare completamente il nostro sistema sanitario. Si tratta di una mozione articolata e prospettica, che non pretende di essere esaustiva sull’argomento, ma di tracciare linee guida pronte per essere condivise ed arricchite dal contributo del dibattito regionale, per promuovere un’ampia e diffusa riflessione che potrà contribuire al ridisegno di un Piano sanitario all’altezza della sfida dei prossimi anni”.

Fora informa inoltre che “analoghe mozioni saranno presentate nei prossimi giorni in diversi Consigli comunali dell’Umbria da parte di amministratori comunali che si riconoscono in ‘CIVICI PER’ o comunque condividono i contenuti della mozione al fine di dare l’avvio nei territori della regione ad un’attività di partecipazione dal basso delle prossime decisive scelte regionali”.

Il consigliere di minoranza spiega che l’atto di indirizzo “muove dallo studio di M&M di Fabrizio Pagani e Fondazione Cerm di Fabio Pammolli che, con un team di esperti composto, tra gli altri, da Carlo Altomonte, Gioia Ghezzi, Cosimo Pacciani, Roberto Sambuco, hanno elaborato un piano in cinque punti per ridisegnare la sanità italiana nel post-covid sfruttando lo strumento del Pandemic crisis support. Le simulazioni di quanto spetterebbe all’Umbria basandosi sui parametri per il 2020 del riparto del Fondo sanitario nazionale (senza considerare la quota per lo Stato centrale, che quindi andrebbe detratta,) indicano in circa 551 milioni di euro il totale delle risorse per la sanità regionale. Una mole enorme di denaro, un’occasione unica ed irripetibile per realizzare una grande opera di revisione del sistema sanitario regionale”.

“Le 5 linee strategiche nazionali - aggiunge Fora - da calibrare poi sul piano regionale sono: Ammodernamento della rete ospedaliera nazionale, per realizzare nuove strutture in sostituzione delle esistenti o il retrofit di strutture disponibili, rendendole pandemic-compliant; Adeguamento delle strutture intermedie di cura, delle strutture di prossimità e delle residenze sanitarie assistite, rendendole pandemic-compliant; Creazione di una rete nazionale permanente di monitoraggio sanitario e biosorveglianza, con la previsione di un forte coordinamento centrale e con il contestuale rafforzamento e coordinamento delle reti regionali e territoriali; Potenziamento della rete di diagnostica e assistenza domiciliare e creazione di una rete per la telemedicina e la teleassistenza; Rinnovo delle dotazioni tecnologiche sanitarie e creazione di una rete nazionale di laboratori per lo svolgimento di test diagnostici, con particolare riferimento ai test RT-PCR”.

Fora continua rilevando che “l’Umbria sta invecchiando ed appare perciò fondamentale lo sviluppo della medicina territoriale. In particolare è importante l’estensione capillare delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft). Da circa due anni nei Distretti della USL Umbria 1 sono state attivate 21 AFT e 16 nella USL Umbria 2. Strutture capaci di offrire risposte immediate in tutti quei casi in cui non sia necessario rivolgersi al pronto soccorso di un ospedale. Dunque le AFT rappresentano il fondamento della medicina territoriale, oggi tanto invocata e necessaria in situazioni di emergenza. Dato che le AFT sono ambulatori integrati di medici di medicina generale, medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) e infermieri che collaborano per garantire sul territorio un’assistenza sanitaria primaria diurna h12, con gli investimenti MES si potenziano le figure degli infermieri di famiglia e/o di comunità e degli interventi medici personalizzati. Peraltro con il Decreto Rilancio ‘n. 34/2000’ ‘Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 - è prevista l’introduzione dell’infermiere di famiglia con arruolamento a regime di 9600 professionisti. L’integrazione della medicina di prossimità e dei suoi aspetti sociali reclama poi la predisposizione di un Piano sistematico per la costituzione in tutti i Distretti sanitari delle R.S.A. (Residenze sanitarie assistite) e un Piano territoriale per la diffusione delle Residenze protette, in coerenza con le esigenze dei singoli territori”.

Andrea Fora conclude rimarcando che “due in particolare sono le direttrici di fondo delineate nella mozione: Non si potrà tornare ad un governo centralizzato della sanità, sia nazionale che regionale, per sopperire alla frammentazione di poteri e alla confusione dei ruoli. La realtà ormai spinge verso una riorganizzazione nel medio e lungo periodo del sistema istituzionale per macroregioni funzionali, ed allora nel riorganizzare la sanità bisognerà guardare al superamento funzionale dei confini regionali per ottenere servizi territoriali ottimizzati a favore dei cittadini e non dei sistemi di potere. Questa sarà per l’Umbria anche una importante opportunità essendo completamente interclusa tra altre regioni; Non si potrà ignorare che il sistema ha risposto meglio dove la medicina territoriale non era stata smobilitata. Per cui è in questa direzione che bisognerà riorientare il sistema nel suo complesso”.


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