(UNWEB) «Il copione è quasi sempre il medesimo, una storia toccante, un desiderio intenso, una circostanza ostile ed una società ingiusta che nega un diritto individuale che, dopo tali premesse, diventerà lecito ed incontestabile. La coppia di Terni che grazie all'Associazione Luca Coscioni ha presentato un ricorso alla magistratura romana, per ottenere l’autorizzazione alla fecondazione assistita in abbinamento ad una terza donna che si offrirebbe come solidale gestante, è la prova provata che che sia che si parli di eutanasia, o aborto, o droga o utero in affitto, la tecnica di entrata non cambia: far leva all'emotività per sdoganare un illecito ed in questo caso la prossima fermata sarà la compravendita di bambini».
«In Italia esiste la Legge n. 40/2004, Norme in materia di procreazione medicalmente assistita, che vieta espressamente la surrogazione della maternità (art. 12 commi 1 e 2) e la realizzazione, l'organizzazione o pubblicizzazione di tale pratica, è punita con la reclusione fino due anni e multa da 600mila ad un milione di euro (comma 6). Quando il legislatore ha inteso regolamentare questa materia sapeva che dietro la maternità surrogata esiste un business, una pratica schiavista che i lobbisti "Coscioniani" vorrebbero addirittura a carico del SSN», ha continuato Sciamanna, evidenziando come tutta questa pressione mediatica, con l'intento voler solo assicurare solo un erede ad una famiglia con problemi di sterilità, somiglia molto ad un altro agnello travestito da lupo.
«Le persone non sono cose, come la libertà personale non rende onnipotenti e non dà diritto su tutto. Ogni decisione deve guardare oltre, alle consegue ed ai diritti di chi al momento non ha voce (i bambini) o circostanze favorevoli per decidere (donne in stato di necessità). In questa intima vicenda di una famiglia ternana non c'è solo il desiderio di diventare genitori, c'è un figlio che in futuro potrebbe indagare sulla relazione materna di una gestazione (che la scienza medica studia con attenzione per gli aspetti biologici, neuro-psicologici ed anche immunitari) ed una donna che, dopo il parto, non dovrà mai più cercare quel bambino. Se qualcuno crede che si possa annullare tutto ciò per contratto, o se la Magistratura rinuncerà a perseguire un reato, si sappia che né biologia e né scienza medica (tanto care all'Associazione Coscioni e non meno al Popolo della Famiglia) dimenticheranno facilmente scelte irragionevoli».