(UNWEB) L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha discusso oggi l'interrogazione a risposta immediata con cui il consigliere Thomas De Luca (M5S) chiedeva chiarimenti alla Giunta circa “gli effetti del nuovo decreto semplificazioni sull’Umbria e sulla conseguente possibilità che il combustibile da rifiuti possa essere bruciato in cementifici e inceneritori”.
Illustrando l’atto ispettivo, De Luca ha spiegato che “nel nuovo decreto legge 77 del 31 maggio 2021, il cosiddetto ‘Semplificazioni’, vengono inserite nell'elenco delle opere strategiche per il ‘Piano Nazionale Integrato Energia e Clima’ anche ‘nuovi impianti per la produzione di energia’ da ‘residui e rifiuti’. Previsto anche l'’incremento della capacità esistente. Non solo, sia nei cementifici che negli inceneritori sarà possibile bruciare rifiuti sotto forma di Combustibile solido secondario (Css), esclusivamente con una mera comunicazione o aggiornamento e senza più procedere ad alcuna valutazione dell'impatto ambientale e sanitario sui territori. Una minaccia che l'Umbria non può in alcun modo permettersi di accettare passivamente, nel momento in cui deve ancora rialzarsi dalle conseguenze del terremoto sommate a quelle della pandemia. Un colpo al cuore per quei modelli virtuosi che hanno reso il nostro Paese un modello internazionale, in totale contrarietà rispetto alle linee di indirizzo del Pnrr e ai piani d'azione dell'Unione Europea. In Umbria le prime conseguenze si avrebbero quindi a Gubbio, a Spoleto e a Terni. La deregulation totale prevista nel Decreto aprirebbe la strada a una crescita esponenziale di questa tipologia di impianti in tutto il territorio regionale, compresa Perugia. Il paradosso di tutto questo è ancor più palese alla luce di quanto scritto nel Pnrr nazionale. E cioè che proprio il recupero energetico dei rifiuti non differenziati, raccolti come Rifiuti Plastici Misti, è l'ostacolo maggiore al raggiungimento dei target europei per l'economia circolare”.
L’assessore Roberto Morroni ha replicato che “in Umbria ci sono diversi impianti divisi per regimi di iscrizione e autorizzazione per produrre energia da rifiuti. In provincia di Perugia ci sono: Margaritelli di Torgiano, Sifar di San Giustino, Grifoflex di Marsciano. Queste società hanno la possibilità di recupero di rifiuti quale attività complementare a quella principale svolta dalle società, ovvero l’uso di rifiuti non pericolosi per produrre energia. Presenti impianti autorizzati per recupero con gruppi di cogenerazione connessi a gestione di discariche per l’utilizzo di biogas prodotto per produrre energia: Sogepu di Citta di Castello, Gesenu di Perugia, Trasimeno Tsa di Magione, Asi di Spoleto, Acea ambianti Orvieto, Green Asm di Narni. Autorizzate per il recupero per la produzione di energia anche Acea di Terni e Terni Biomassa, impianto non in esercizio. Inoltre è autorizzata al recupero per la produzione di calce la Unicalce di Narni. Solo gli ultimi tre impianti potrebbero essere interessati alla sostituzione dei combustibili tradizionali con Css. Poi abbiamo tre impianti in Umbria non autorizzati all’operazione di recupero, ma conformi ai requisiti del decreto che potrebbero essere oggetto della comunicazione del decreto ai fini della sostituzione dei combustibili tradizionali con Css: Barbetti di Gubbio, Colacem di Gubbio e Cemitaly di Spoleto, attualmente non in esercizio. In queste 3 istallazioni viene fatto recupero e riciclaggio di altre sostanze inorganiche”.
Nella sua replica De Luca ha detto di ritenersi “soddisfatto della risposta dell’Assessore, ma non soddisfatto della dotazione normativa contenuta all’interno del decreto. Mi auguro che le forze politiche si oppongano e presentino emendamenti nell’iter parlamentare. Altrimenti andremo incontro ad una deregulation che mette da parte gli iter di verifica e controllo che vengono posti in essere dagli organi che devono tutelare la salute pubblica e dei cittadini esposti. È chiaro che in tutta la nostra regione ci troviamo di fronte a una situazione di potenziali effetti di questo decreto”.