(UNWEB) La Terza commissione consiliare, presieduta da Eleonora Pace, ha approvato le “Linee guida della programmazione territoriale della rete scolastica e dell’offerta formativa in Umbria per gli anni 2022-23, 2023-24, 2024-25”, atto amministrativo della Giunta regionale che è stato illustrato dall’assessore regionale Paola Agabiti. I consiglieri di minoranza Fora (Patto civico) e Bettarelli (PD) si sono astenuti.
Paola Agabiti ha delineato il quadro generale del documento: “lo scenario innestato dalla pandemia e quello che si prefigura con gli interventi previsti nell’ambito del Pnrr hanno portato a una ridefinizione delle linee guida – ha detto – anche in vista dell’intervento ministeriale (dovrebbe concretizzarsi in gennaio, ndr.) e siamo potuti intervenire in alcuni punti che, anche alla luce della nuova normativa, non subiranno modifiche. Quattro sono i punti sostanziali: i limiti minimi e massimi del numero di alunni (massimo 900 per istituto e minimo di 600 con deroga a 400 per le zone montane) ma anche la salvaguardia della funzione sociale e culturale della scuola come presidio sul territorio e contrasto alla dispersione scolastica, con la verifica della possibilità di deroghe anche di un numero di 5 alunni per singola classe; l’offerta formativa con particolare attenzione alle aree interne o marginali; l’acquisizione del parere dell’Ufficio scolastico regionale per richieste relative a liceo musicale o sportivo; il limite di tempo per gli indirizzi non attivati che scende da tre a due anni. Altra novità l’Osservatorio interistituzionale permanente, coordinato dalla Giunta regionale con il coinvolgimento delle parti economico-sociali della regione e con la verifica dell’andamento demografico e delle prospettive offerte dal mercato del lavoro”.
I consiglieri di minoranza Andrea Fora (Patto civico) e Michele Bettarelli (Pd) pur giudicando il documento “condivisibile” si sono astenuti per la “difficoltà nel dare una valutazione compiuta sulla effettiva programmazione che sarà. Il ruolo dell’Ufficio scolastico regionale – hanno sottolineato – dovrà essere decisivo e ci vorrà più collaborazione con l’istituzione regionale e con il territorio, nonché interlocuzione con il Ministero affinché la programmazione si trasformi in una azione di trattativa per avere maggiori risorse, altrimenti i discorsi sarebbero inutili”.
Nel dettaglio, ecco quanto prevedono le linee guida della Regione:
DIMENSIONAMENTO DELLA RETE SCOLASTICA - La soglia minima di alunni che gli istituti comprensivi devono raggiungere per ottenere l’autonomia, rientra nella competenza regionale. L’ordinamento attuale stabilisce che con un numero di alunni inferiore a 600 unità non è prevista l’assegnazione di un dirigente scolastico a tempo indeterminato. Le linee guida prevedono quindi di strutturare scuole con non meno di 600 alunni e non più di 900, tenendo conto del trend delle iscrizioni nel triennio precedente e delle previsioni per il biennio successivo, numero ridotto a 400 alunni per i Comuni montani. Tutte le situazioni “in deroga” dovranno entrare a far parte del successivo Piano della programmazione territoriale e dell’offerta formativa che l’Assemblea legislativa approverà entro il 31 dicembre, al termine delle istruttorie e delle ricognizioni sul territorio operate dai vari Enti coinvolti in raccordo fra loro e con l’Ufficio scolastico regionale. Le richieste formulate dalle Istituzioni Scolastiche, singole o in rete, e dai Comuni, corredate dalle delibere degli organi collegiali delle scuole e da quelle degli Enti locali, dovranno essere presentate contemporaneamente alle Province e all’Ufficio Scolastico Regionale entro e non oltre il 25 settembre. Le Province, entro e non oltre il 15 novembre, dovranno inviare alla Regione Umbria e all’USR per l’Umbria, chiamato ad esprimere il proprio parere in merito, la proposta di Piano provinciale relativo alla programmazione territoriale della rete scolastica e dell’offerta formativa.
Eventuali proposte di mantenere istituzioni scolastiche autonome con un numero inferiore a 400 o 600 studenti dovranno essere motivate da: scarsa densità demografica del bacino territoriale di riferimento; sussistenza di condizioni particolari di isolamento per scarsità di collegamenti con mezzi di trasporto pubblici; specificità dei territori, montani se l’istituzione scolastica autonoma ha una sede legale collocata oltre i 600 metri sopra il livello del mare e se sia presente dispersione e rarefazione di insediamenti abitativi. Anche qualora vi sia la presenza di istituzioni scolastiche autonome che, avendo subito eventi calamitosi o sismici in danno di edifici, laboratori ed altri beni strutturali, subiscano una repentina ed episodica diminuzione del numero di alunni riconducibile alla eccezionalità dell’evento stesso. Il limite massimo di 900 alunni potrà essere superato dagli istituti insistenti in aree ad alta densità demografica, da quelli comprensivi e dagli istituti di istruzione secondaria di 2° grado con finalità formative che richiedono beni strutturali, laboratori ed officine di alto valore tecnologico o artistico.
Si tiene conto anche della Strategia nazionale Aree interne che pone un’attenzione particolare al settore istruzione e al coinvolgimento delle giovani generazioni, in un processo di approfondimento delle conoscenze dei rispettivi territori, in funzione di un contributo importante nel creare le opportunità per un suo rilancio. Le scuole nei territori delle Aree interne devono fornire un presidio educativo e culturale di eccellenza e supportare le politiche di sviluppo, per una permanenza stabile della popolazione. Istruzione e formazione sono i principali strumenti di connessione tra i diversi elementi della strategia. Il fenomeno dello spopolamento è particolarmente sentito nelle aree montane e più isolate dove oggi le scuole primarie rappresentano dei presidi importanti. Anche in relazione alla presenza delle pluriclassi, seppur vissuta in determinati territori come una risorsa e un'opportunità educativa importante per la popolazione locale, appare tuttavia necessario coniugare le istanze che provengono da enti locali e comunità con l'esigenza generalizzata e imprescindibile di una elevata qualità del servizio educativo, in termini di qualificazione e innovazione della didattica relativamente a metodologie e strumenti impiegati.
OFFERTA FORMATIVA - Per quanto riguarda la programmazione territoriale dell’offerta di istruzione delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo, nell’azione di razionalizzazione della rete scolastica si conferma l’indirizzo a favore della diffusione del modello organizzativo verticale, relativo agli Istituti comprensivi statali - composti di scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado - ritenuto particolarmente efficace in relazione ad alcuni aspetti fondamentali per la qualità dell’offerta, quali la continuità didattica, l’integrazione fra le professionalità dei docenti dei diversi gradi, nonché la realizzazione di economie di scala nell’impiego delle risorse umane, finanziarie e strutturali, anche in funzione di una più razionale distribuzione territoriale dell’esistente offerta di istruzione. Tale modello organizzativo si colloca tra l’altro nel processo evolutivo dei servizi socio-educativi per l’infanzia verso un sistema integrato 0-6 anni. I soggetti istituzionali coinvolti, nella prospettiva di corretta programmazione dell’offerta formativa, sono chiamati a verificare le situazioni ove permangono le seguenti criticità: i punti di erogazione del servizio (plessi) che non hanno un corso completo (5 classi per la primaria, 3 per la secondaria di I grado e 5 per la secondaria di II grado); presenza di plessi in cui sono presenti pluriclassi. La Regione ritiene utile avviare, nelle specifiche realtà territoriali, un confronto permanente di approfondimento tra i diversi livelli istituzionali, le parti sociali e le diverse rappresentanze del territorio per la valutazione dei casi specifici, per superare ogni elemento di criticità che caratterizzi le realtà locali, in funzione di un duplice obiettivo: salvaguardare l’insostituibile funzione sociale e culturale della scuola per il presidio e lo sviluppo dei diversi territori, da un lato, sostenere elevati livelli di qualità ed efficacia dei percorsi didattici, utili anche a contrastare il fenomeno delle dispersione scolastica, dall’altro. A tal fine è individuata, in funzione della composizione numerica delle classi, la possibilità di deroghe fino ad un livello minimo di 5 alunni per singola classe.
La programmazione territoriale dell’offerta di istruzione delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo deve tener conto che tutte le nuove attivazioni (di nuove sezioni), i prolungamenti di orario di attività delle sezioni e le attivazioni degli indirizzi musicali nelle scuole secondarie di I grado sono subordinate alle disponibilità di organico. La richiesta di attivazione dell’indirizzo musicale nella scuola secondaria di I grado deve essere subordinata all’esistenza di un raccordo con sedi di liceo musicale o presenza di condizioni utili a tal fine.
NUOVI INDIRIZZI DI STUDIO - Nelle rispettive proposte di piano dell’offerta formativa, nuovi indirizzi di studio aggiuntivi possono essere istituiti solo per eccezionali e documentate esigenze dell’istituto scolastico e del territorio. Inoltre non possono essere istituiti, negli Ambiti funzionali territoriali, indirizzi già esistenti, fatti salvi i casi di oggettive e rilevanti esigenze, tenuto conto delle previsioni relative agli organici. Le due Province devono raccordarsi per verificare l’esistenza di indirizzi affini o uguali nelle aree geograficamente situate in prossimità dei confini.
LICEO MUSICALE E COREUTICO - L’istituzione di nuovi licei musicali e coreutici può essere perseguita, nell’ambito delle esistenti autonomie scolastiche, a determinate, tra cui la stipula di apposite convenzioni con i Conservatori di musica, gli Istituti musicali pareggiati e l’Accademia nazionale di danza, solo a fronte di una documentata domanda del territorio di riferimento in considerazione dei possibili sbocchi occupazionali e subordinatamente alla verifica dell’effettiva sostenibilità di tale istituzione nel medio e lungo periodo. Inoltre, per l’istituzione dei Licei Musicali e Coreutici è richiesto un preventivo parere da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale, parere che va richiesto da parte delle Province nel corso del proprio iter istruttorio.
LICEO SPORTIVO - Le sezioni ad indirizzo sportivo all’interno dei Licei Scientifici potranno essere attivate, nell’ambito delle esistenti autonomie, solo a fronte di una documentata domanda del territorio di riferimento. Potranno essere previste ulteriori sezioni qualora le risorse di organico annualmente assegnate lo consentano e sempre purché ciò non determini la creazione di situazioni di esubero di personale. Anche in questo caso serve il parere dell’Usr.
LICEO INTERNAZIONALE E LICEO EUROPEO - Considerato che per questi indirizzi non è stata ancora avviato l’iter per l’emanazione della normativa di riordino, non si procederà all’attivazione di Liceo con opzione internazionale, di Liceo classico europeo, di Liceo linguistico europeo, fino a diversa disposizione ordinamentale da parte del competente Ministero dell’Istruzione.
DECADENZA DELLE PROPOSTE NON REALIZZATE NELL’AMBITO DELLA PROGRAMMAZIONE DELL’OFFERTA FORMATIVA - A decorrere dall’anno scolastico 2022/2023 gli indirizzi e le relative eventuali articolazioni ed opzioni presenti nell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche, compresi quelli acquisiti a seguito di accorpamento, saranno soppressi dopo due anni scolastici consecutivi di non attivazione della prima classe di riferimento, a seguito della ricognizione effettuata dalle Province, in collaborazione con l’USR, che verrà trasmessa alla Regione nella proposta di Piano. Tale proposta di soppressione degli indirizzi verrà ratificata nel Piano regionale per la programmazione territoriale della rete scolastica e dell’offerta formativa approvato dall’Assemblea Legislativa e infine comunicata all’USR, che provvederà alla cancellazione del relativo codice indirizzo assegnato a sistema. In caso di corsi quinquennali si procederà ad esaurimento e non potrà più essere attivata automaticamente la classe prima, per la cui attivazione dovrà essere avanzata nuova richiesta.
Infine, la Giunta regionale istituisce e coordina un Osservatorio interistituzionale permanente di supporto alle scelte di programmazione, con il coinvolgimento anche delle parti economiche e sociali più rappresentative della regione, finalizzato a monitorare l’evoluzione del contesto socio-economico regionale in termini di andamento demografico, mercato del lavoro, servizi alla popolazione e altre analisi di contesto ritenute strategiche.