255658260 3136002903303393 3693054444353559202 n(UNWEB)“L’evoluzione del tema dell’abitare e le modifiche agli assetti istituzionali intervenuti nel corso degli ultimi anni, nonché le problematiche sopraggiunte in virtù degli effetti economici e sociali della pandemia, avrebbero meritato un intervento più incisivo ed organico nell’approccio alle politiche per la casa”: lo dichiarano i consiglieri Fabio Paparelli e Simona Meloni.

“Nonostante che la Legge regionale 23/2003 sia riuscita – sostengono Paparelli e Meloni - per anni ad assicurare dei risultati importanti, sia in tema di accesso alle abitazioni popolari che di promozione dell’equità sociale, avremmo auspicato un intervento normativo capace di innovare il settore, dotandolo di una regolamentazione pensata per estendere i diritti e aumentare la capacità di risposta del sistema pubblico, finendo per unire davvero le politiche abitative con quelle sociali così come puntava a fare la nostra proposta di legge, presentata ormai più di un anno fa. Fallito miseramente in commissione il tentativo di mettere insieme due proposte di proposte di legge, a causa dell’impronta ideologica che la destra ha voluto imprimere alla riforma, non riteniamo di certo sufficiente che la maggioranza abbia tratto direttamente dal nostro ddl una serie di temi come quello della rigenerazione urbana e delle zone sociali che rappresentano i pochi elementi di vera novità del nuovo impianto normativo”.

“Anche in tema di canoni di affitto – proseguono - solo grazie alla nostra insistenza, tesa a non vanificare il percorso di confronto con i sindacati, la destra ha finito per condividere un ordine del giorno che punta a verificare percorsi futuri di revisione. Tutto ciò non basta a rendere questo provvedimento sufficiente a dare una risposta concreta ai tanti cittadini che vivono il dramma dell’emergenza abitativa. Riteniamo invece inutili, quanto dannose, alcune delle norme inserite nella riforma approvata oggi, che, in particolare, violano principi costituzionali come quello dell’uguaglianza dei cittadini e della funzione rieducativa della pena, al solo scopo di rimarcare posizioni ideologiche a tratti discriminatorie, che possono portare a veri e propri paradossi, come nel caso di esclusione dall’accesso ai contributi sugli affitti, per quanti hanno a loro carico sentenze passate in giudicato per reati connessi alla droga e alla prostituzione mentre li consente per reati come l’associazione mafiosa o il riciclaggio. Lo stesso dicasi per quanto riguarda le cause di esclusione dall’assegnazione degli alloggi, dalle graduatorie dei beneficiari delle case popolari e sul tema delle decadenze, sulle quali la maggioranza intende scrivere un suo codice penale in relazione ai condannati con sentenze definitive. Sarebbe stato invece necessario avere una legge che fosse in grado di obbligare tutti i comuni umbri a prevedere una quota minima di residenze popolari da destinare alle emergenze abitative. Riconoscere delle riserve anche a quanti sono stati vittima di violenze a causa del loro orientamento sessuale e identità di genere. Fondamentale sarebbe stato istituire un fondo unico a valere stabilmente sul bilancio di previsione in cui far confluire tutte le risorse annualmente disponibili dedicate alle politiche abitative, impegnando ogni anno almeno il 3 per cento delle risorse disponibili del POR FESR per sostenere davvero la rigenerazione e la manutenzione degli alloggi”.


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