(UNWEB) L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha deciso a maggioranza (10 da Lega, Tesei presidente e FI - 7 no Pd, Patto civico e M5S) il rinvio in Commissione, su proposta del capogruppo Stefano Pastorelli (Lega), della mozione dei consiglieri di minoranza sugli “impegni della Regione Umbria per il futuro di Ast e lo sviluppo sostenibile dell'Umbria”.
L’atto di indirizzo firmato da Fabio Paparelli, Michele Bettarelli, Simona Meloni, Donatella Porzi e Tommaso Bori (Pd), Andrea Fora (Patto Civico), Thomas De Luca (M5s) e Vincenzo Bianconi (Misto) impegnava la Giunta regionale “a svolgere un ruolo attivo in raccordo con il Mise, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e le Istituzioni Europee affinché la situazione di Ast possa evolversi nella maniera auspicata e portare ad un piano industriale all’altezza delle aspettative della comunità ternana, umbra, e dell’intero Paese”. Inoltre, come chiesto dalla conferenza su Ast dello scorso 8 ottobre a Terni, invitava “la presidente della Giunta a richiedere la immediata convocazione delle parti sociali e delle istituzioni locali alla presidenza del Consiglio dei Ministri al fine di assicurare un monitoraggio continuo della fase di transizione e a svolgere un ruolo attivo nella fase di elaborazione del piano industriale; a richiedere ai presidenti delle Regioni Lazio, Marche e Toscana la convocazione di una Conferenza interregionale sulle infrastrutture dell’Italia mediana al fine di rilanciare lo sviluppo dell’Umbria e di questa parte dell’Italia cogliendo tutte le opportunità che il prossimo settennato di fondi europei e le risorse del Pnrr offrono come opportunità unica e irripetibile”.
Illustrando l’atto in Aula, Paparelli ha ricostruito le vicende che hanno riguardato l’Ast negli ultimi mesi ed ha ricordato che “a tutt’oggi risultano inevasi gli impegni affidati dall'Assemblea legislativa alla Giunta. Come minoranze siamo pronti a fare la nostra parte. E la faremo anche dopodomani con un evento nazionale sui temi dell’acciaio, delle acciaierie e di Ast. Questo è il momento giusto per mettere in campo azioni attive, la Regione non si può limitare ad assistere passivamente a quanto accade. La conferenza dell’8 ottobre era solo il primo passaggio per ottenere risultati importanti per l’intero Paese. L’annuncio della vendita al Gruppo Arvedi delle acciaierie di Terni – ha proseguito - porta con sé ancora molte incertezze in relazione all’Antitrust, alla partecipazione dello Stato italiano all’operazione, alla permanenza con quote di minoranza di ThyssenKrupp, alla gestione della fase di transizione, alla continuità e sviluppo degli investimenti in campo tecnologico e ambientale, al futuro del Tubificio e della stessa SDF (una delle tre maggiori fucine al mondo), al futuro di Aspasiel e agli annunci su un eventuale ritorno del Magnetico, su cui ci sono elementi da chiarire. Il tema dell’Area di crisi complessa necessita di un nuovo accordo di programma che poggi su nuove risorse nazionali e regionali e sulla riattivazione dei tavoli presso i Ministeri. La produzione di Ast rappresenta un unicum nel panorama siderurgico italiano che il piano dell’acciaio, annunciato dal Governo e fermo da troppo tempo, deve tenere in giusta considerazione. La questione ambientale diventa centrale per il futuro di Ast e del sito produttivo. Così come una forte interazione fra le Regioni del centro Italia per portare a compimento infrastrutture strategiche come il completamento della Orte-Civitavecchia o il raddoppio della ferrovia Orte-Falconara o una adeguata bretella ferroviaria fra Orte e Civitavecchia, ma anche, a livello regionale, l’attivazione della piastra logistica di Terni ed il suo collegamento con RFI, la realizzazione della bretella di San Carlo, l’adeguamento della Flaminia nel tratto Terni-Spoleto, e l’istituzione di un Freccia bianca in andata e ritorno da Roma in orari compatibili con il pendolarismo. Occorre insistere e svolgere un ruolo attivo affinché il perimetro degli asset industriali e commerciali resti immutato con una proiezione potenziale globale. A tal fine diventa fondamentale il mantenimento dei processi e delle strutture di verticalizzazione con riguardo al Tubificio e alla Società delle Fucine”.
IL DIBATTITO
Donatella TESEI (presidente della Giunta): “Sono abbastanza sorpresa da questa mozione, presentata ad appena un mese dalla conferenza di Terni, convocata proprio su richiesta delle opposizioni. Cercherò dunque di chiarire le procedure che si stanno seguendo. La strategia della Regione su Ast è stata già esposta a Terni, quindi non verrà ripetuta oggi. Alla conferenza di Terni sono seguiti alcuni fatti: da allora ci sono stati l’incontro con Arvedi e la sua squadra, su cui in attesa del giudizio dell’Antitrust non posso dire nulla, così come richiesto dalle parti e dal senso di opportunità. Sto seguendo la situazione in prima persona, con grandissima attenzione. Sono convinta che ci saranno investimenti rilevanti e ben articolati, che riguarderanno anche la partita ambientale e la città di Terni. Non si può ancora parlare di piano industriale. Restano cruciali lo sviluppo dell’azienda, l’occupazione, i centri decisionali, gli investimenti ambientali. Vi chiedo di comprendere il momento e di rispettare le procedure. L’Umbria deve dimostrarsi vigile ma attrattiva dell’impresa, un obiettivo difficile visto il punto in cui eravamo. Tutti gli argomenti saranno condivisi e attenzionati nel momento e nelle sedi giuste. Sono una delle promotrici del Tavolo allargato dell’Italia di mezzo, che è già aperto e sta andando avanti con tutte le Regioni dell’Italia centrale, non solo con quelle politicamente vicine”.
Michele FIORONI (Assessore): “Questa amministrazione regionale ha richiesto la proroga dell’accordo di programma dell’area di crisi complessa Terni-Narni, formalizzandola al Ministero, nel febbraio 2021. Oggi, con soddisfazione annunciamo che grazie alle interlocuzioni e ad un percorso di costruzione del nuovo accordo, Il Mise, nei giorni scorsi, ha inviato la bozza di un atto di proroga dell’accordo di programma che avrà scadenza il 30 marzo 2024. In tale ambito non solo sarà rinnovato e prorogato l’accordo di programma, ma verranno assegnati anche 10 milioni di euro di risorse aggiuntive a valere sul fondo crescita sostenibile che saranno destinate all’attivazione degli strumenti per un nuovo avviso. Nella seduta della Giunta regionale di domani verrà deliberato il testo del nuovo accordo. Inizia a prendere corpo il progetto di una filiera italiana dell’acciaio che possa valorizzare e salvaguardare le produzioni a monte e a valle della catena. Quando si parla di acciaio bisogna sempre fare riferimento ad un piano nazionale, in cui Terni avrà un ruolo centrale, ma che non può prescindere anche da un contesto internazionale di riferimento in un mercato in cui le imprese italiane ed europee sono interessate da una competitività su scala internazionale di alcuni paesi, non più sostenibili. È dunque importante evidenziare come la stessa Unione europea debba intervenire con un nuovo sistema normativo a favore dell’acciaio. A volte può risultare paradossale la richiesta di un tavolo regionale in un contesto in cui c’è una strategia di sistema paese, in un contesto in cui i piani industriali verranno evidentemente costruiti dalle aziende. Siamo confidenti che siano forieri di importanti investimenti. Nel nostro caso stiamo parlando di un’azienda che tra sostenibilità ed innovazione ha registrato ben 467 brevetti, ma non possiamo prescindere da un quadro internazionale dove l’intera industria dell’acciaio europea è messa sotto attacco di Paesi che hanno dinamiche produttive scorrette e non più tollerabili. La Regione sta costruendo una strategia rappresentata e costituita da più poli potenziali dell’idrogeno poiché il vero tema, anche dell’acciaio, è come produrre energia, tenendo conto che il sistema dei prezzi è drogato dalle materie prime, da rincari energetici, dalle speculazioni su elettricità e gas. Tutti meccanismi che vanno monitorati con grande e profonda attenzione”.
Thomas DE LUCA (M5S): “Dietro ai trionfalismi vedo incertezza, la questione Ast non può essere gestita con questo paradigma del ‘laissez faire’, che denota mancanza di governance regionale. Trovo significativo anche che Arvedi non sia stato ricevuto a Terni ma a Palazzo Donini. L’acciaieria di Terni non è del proprietario di Ast ma dei ternani, che vedono la loro vita scandita dalla sirena che suona e sentono la puzza di fabbrica. Poi ci sono tutte le altre problematiche ambientali. Al netto delle buone intenzioni, poiché nessuno mette in dubbio la serietà del gruppo Arvedi ma è necessario conoscere i programmi, la politica deve chiedere garanzie nette per il rispetto del territorio, serve un pronunciamento sereno e la politica deve far sentire la sua voce. Nel mercato globale, ricco di competitor, serve garantire a Terni di restare competitiva. Gli altri sono andati avanti in tecnologia e impiantistica mentre a Terni, per le ragioni che sappiamo, ciò non è potuto accadere nella stessa misura. E ancora oggi abbiamo problemi logistici infrastrutturali irrisolti. Strade come 40 anni fa, ferrovia uguale e il mondo va a velocità pazzesca. Aspetto societario: determinante capire se Ast sarà una delle parti del gruppo Arvedi o manterrà la sua autonomia, se entrerà la Cassa depositi e prestiti, anche per i livelli occupazionali. Il tema ambientale non è secondario, ma se continuiamo a ritenere che il problema ambientale sono i caminetti delle case, sarà difficile trovare la soluzione più giusta. Si sente parlare di sostenibilità, idrogeno, acciaio green, ma non si sente parlare di discarica, che è in esaurimento, non si sa con quanti anni di vita residua, e un ampliamento appare impensabile. Sono valutazioni che spettano all’Amministrazione pubblica. La politica del non disturbare il manovratore non è la strada giusta. Servono messaggi chiari, netti da parte della politica, in maniera unanime, non di una parte sola”.
Daniele CARISSIMI (Lega): “Salvo sgradite sorprese da parte dell’antitrust, il futuro sarà Arvedi, una grande opportunità e anche l’avvio di una transizione verso modelli economici sostenibili. La mozione Paparelli parla di incertezze ed è normale, visto che siamo dentro un percorso, che conoscerà varie fasi, per cui servirà tempo e viene richiesto un approccio concreto, che valorizzi la complessità degli aspetti che ruotano intorno ad Ast. Nonostante i dati più che incoraggianti della produzione dell’acciaio, la minaccia della delocalizzazione e delle difficoltà della transizione energetica rimane forte ed incide inesorabilmente sulla sopravvivenza delle stesse aziende se il cambiamento auspicato e agevolato dal Pnnr non sarà accompagnato da misure che consentano alle imprese del settore di mantenere le marginalità per investire. Marginalità indispensabili per garantire un futuro senza affanni che non può prescindere dagli investimenti per una piena e completa riconversione del sito ternano verso modelli di produzione sostenibile e a basso impatto ambientale. Ma la politica non può sostituirsi all’azienda, la Regione può dare un contributo importante per la ricerca, le nuove tecnologie, le necessarie nuove figure professionali e il coinvolgimento di Università, Itc, imprese e start up per il processo di riconversione a basso impatto ambientale; servono scelte green irreversibili e l’avviamento della procedure di bonifica nel rispetto della salvaguardia ambientale. Solo sognando e volendo un Ast verde, internazionale, inclusiva, moderna e sicura potremo sostenere nel futuro un’azienda di tale importanza e gravità. Abbiamo bisogno di una protagonista che diventi regina splendente dell’imprenditoria e del lavoro umbro che costituisca però, allo stesso tempo, una guida, motore e modello anche nell’immagine e nei contenuti per meriti acquisiti sul campo e non per necessità sociali, all’interno di una Regione che fa del green il suo simbolo con evidenti ritorni in salute, turismo, economia e benessere. C’è quindi una certa intempestività negli impegni odierni, prematuri rispetto alla pronuncia dell’antitrust che potrebbe condizionare la buona riuscita delle operazioni. Quindi, se Paparelli è d’accordo, subordinerei tali impegni alla pronuncia antitrust o si può pensare a un rinvio in Commissione dell’atto”.
Simona MELONI (Pd): “Abbiamo capito, anche dall’incontro tra la presidente e Arvedi, che bisognerà aspettare ancora alcuni mesi affinché le procedure si concludano, tra il Consiglio di sorveglianza della Thyssen e l’Antitrust. Quindi dovremo aspettare i primi mesi del 2022. Condivido le osservazioni dell’assessore circa l’approccio nazionale alle questioni dell’acciaio. Non possiamo però accettare che il piano industriale resti un mistero, è necessario che la politica umbra entri nelle sue dinamiche. Abbiamo approvato ben tre mozione in questo Consiglio e vorremmo che la maggioranza faccia chiarezza sulle ricadute occupazionali sul territorio di questa operazione. I due anni di pandemia hanno portato ricadute negative anche sull’occupazione ed è quindi necessario una interlocuzione che dia delle risposte chiare. Il Tavolo a cui si fa riferimento deve produrre risultati concreti ed in tempi certi. La politica industriale è un ambito complesso, ma l’interlocuzione con il Governo regionale deve essere costante quanto trasparente, per rafforzare il tessuto economico dell’Umbria”.
Tommaso BORI (Pd): “Va chiarito il perimetro politico entro cui ci si è mossi fino ad oggi. Abbiamo dimostrato attenzione, abbiamo richiesto la conferenza di Terni, abbiamo portato in Aula una mozione per una seduta tematica, il 18 abbiamo convocato un evento nazionale sulla siderurgia a Terni. C’è stata una mancanza di protagonismo da parte della Regione. Le istituzioni e la politica non sono i notai di ciò che accade nei territori, altrimenti bastano i dirigenti e i burocrati. A noi interesse invece esse protagonisti delle scelte e delle decisioni. Nessun passaggio è stato mai fatto, in Umbria, senza che ci fosse una capacità di governo dei territori. Abbiamo presentato tre mozioni, i cui dispositivi non sono stati attuati. Da Terni, giovedì, emergerà una prospettiva di sviluppo che guardi al futuro della città e non solo. Troppe volte ci troviamo ad essere spettatori di ciò che non funziona. Con la Regione che è in grado di fare solo l’ordinaria amministrazione. La mozione che abbiamo portato oggi in Aula descrive un quadro, segna le criticità e traccia una prospettiva per il futuro. Intendiamo andare avanti senza mancare alcuna tappa”.
Fabio PAPARELLI (Pd): “Siamo noi ad essere stupiti. La Giunta ha ignorato tre mozioni approvate all’unanimità. In questi tre atti si chiedeva proprio di svolgere un ruolo attivo nella vicenda. Ci nascondiamo dietro a presunte procedure, come se non ci occupassimo di politica. Nella conferenza di ottobre si è parlato molto di turismo ma poco del futuro di Ast. Non abbiamo chiesto di discutere qui il piano industriale, ma la Regione non può essere parte neutra. I piani industriali non li possono fare gli imprenditori da soli, li devono fare insieme alle parti sociali. Ci saremmo aspettati di sapere quale visione hanno la Giunta e la maggioranza sul tema. Abbiamo formulato domande che meritano delle risposte. Apprendiamo dall’assessore Fioroni che il rinnovo dell’accordo di programma ha avuto esito positivo, ma vorremmo sapere se i Comuni coinvolti sono stati informati e se la Regione impegnerà risorse proprie. Qui invece arrivano solo notizie informali, di incontri e visite. Mentre servono atti deliberative che indichino azioni concrete”.
Stefano PASTORELLI (Lega): “La presidente Tesei è in costante e continuo lavoro per raggiungere proprio gli obiettivi della mozione. Peraltro essa da regolamento può essere rinviata in Commissione senza il consenso del proponente. Chiediamo dunque il rinvio al fine di aggiornare il testo in base alle azioni già intraprese”.
Tommaso BORI (Pd): “Restiamo stupiti dalla richiesta di rinvio di un atto per il quale sono state raccolte le firme per un Consiglio straordinario. Abbiamo condiviso un emendamento e fatto una discussione per poi arrivare al rinvio in commissione. Si tratta di uno sgarbo istituzionale e di un atto molto grave. La maggioranza dovrebbe essere interessata a risolvere i problemi e non a fuggirne. Affrontate questa mozione, votate e se volete bocciatela, ma non rinviatela in commissione. Si tratta di una mancanza di rispetto verso le acciaierie, i lavoratori e la città. Incredibile che un atto per il quale è stato convocato un Consiglio venga rinviato in Commissione. Non è chiaro cosa state facendo e quale è la vostra posizione. Affermare che una Giunta non si occupa del Piano industriale è uno schiaffo a Terni, all’Ast e a tutta l’Umbria”.
Valerio MANCINI (Lega): “Non si può accusare questa maggioranza di non ascoltare i lavoratori e i soggetti coinvolti in questa vicenda. Bisogna ricordare che Draghi è sostenuto da tutti noi, tranne FdI, quindi i ministri che vengono in Umbria rappresentano l’intero Esecutivo. Esiste già una interlocuzione della Regione con il Governo nazionale. Ci sono stati annunci di esuberi e licenziamenti negli anni in cui al governo della Regione non c’eravamo noi. Bisogna dare fiducia a questo Esecutivo ed attendere l’esito delle sue azioni. È ragionevole prenderci del tempo per arrivare all’approvazione di un atto importante. Il tempo dedicato questa mattina alla mozione non è tempo perso ma la questione va aggiornata e approfondita. Quel testo non aggiunge nulla a quanto sta già avvenendo”.