paparelli2(UNWEB) Il consigliere regionale del Partito democratico Fabio Paparelli ha presentato una mozione che impegna la Giunta di Palazzo Donini a “verificare con la Società autostrade la derogabilità del limite dei 60 metri previsti dalla legge, come già avvenuto per il primo stralcio della complanare di Orvieto. Coinvolgere, se necessario anche il ministero dell’Agricoltura, visto lo stravolgimento di diverse attività agricole insistenti nella zona. Coinvolgere la società RFI per le eventuali opere necessarie alla realizzazione degli attraversamenti sottoviari e a rispettare il piano regolatore vigente, senza apportare alcuna modifica”.

Nell’atto di indirizzo, Paparelli rileva che “lo scorso anno la Giunta comunale di Orvieto ha approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica per la realizzazione del secondo stralcio della complanare, con cui si definisce il nuovo tracciato dell’infrastruttura, per un importo complessivo di 8 milioni di euro. Il progetto è costituito da due assi principali per una lunghezza complessiva di 3,3 chilometri e due rotatorie. La quasi totalità del percorso occupa la zona tra l’autostrada A1 e il fiume Paglia ed è prevista anche la realizzazione di un nuovo ponte in corrispondenza dell’attraversamento sul torrente ‘Albergo la Nona’”.

“La realizzazione della complanare di Orvieto – spiega Fabio Paparelli - da anni è al centro del dibattito politico e cittadino. Il progetto del secondo stralcio arriva a tagliare i campi interessati da importanti coltivazioni e da un impianto di irrigazione, che sarebbero fortemente ridimensionati qualora si andasse a costruire una nuova rotonda, che occuperebbe enormi quantità di suolo. A detta dei proprietari terrieri, il precedente progetto del secondo stralcio della strada prevedeva la costruzione di questo collegamento nelle immediate vicinanze dell’autostrada. L’ente Autostrade aveva infatti concesso per il primo tratto, già concluso, la deroga di costruzione ravvicinata. Quello approvato dalla Giunta nel giugno scorso e che dovrebbe dare inizio ai lavori nel 2022 invece è cambiato suscitando forti preoccupazioni”:

“Le terre interessate – prosegue il consigliere regionale - sono particolari in quanto il manto alluvionale altamente fertile si è formato in secoli di storia e costituisce un fazzoletto prezioso a livello ambientale ed economico, molto permeabile, dove, storicamente, operano decine e decine di aziende agricole impegnate nella produzione di ortaggi, grano, e, in particolare, nella coltivazione di uno dei presidi Slow food della nostra regione il ‘fagiolo secondo del piano’. La zona infatti è davvero adatta a coltivazioni, lo dimostrano le piante rigogliose di cereali, pomodori, fagioli che si possono incontrare facendo un giro tra i campi. L’impianto di irrigazione gioca un ruolo fondamentale per queste colture. Tutti elementi che rendono unica quella zona e impossibile da ricreare altrove”.

“Nello specifico - continua Paparelli - il fagiolo secondo del piano è una varietà di legume molto tenera che veniva coltivata in quelle terre già secoli fa e che era quasi scomparsa. Su questi terreni alcune particolari tipologie di fagioli a ciclo molto breve venivano coltivate in secondo raccolto, cioè a giugno dopo la trebbiatura, e per questo venivano chiamati ‘fagioli secondi’ del piano. Di quelle tipologie una sola è sopravvissuta, conservata da un anziano agricoltore del posto. Questo fagiolo denominato addirittura ‘l’oro bianco del Paglia’ è raccontato in documenti antichi che risalgono alla fine dell’800. Il recupero di questa varietà risale a circa 10 anni fa quando alcuni agricoltori ripresero la coltura nella zona del Piano di Orvieto. Da allora la coltivazione si è estesa anche ad altri, che sono riusciti ad ottenere il riconoscimento come presidio Slow food”.

Paparelli conclude ricordando che “il progetto originale, previsto nel Piano regolatore tuttora in vigore, attraverso il quale è stato richiesto dalle precedenti Amministrazioni (Regionale e Comunale) il finanziamento del secondo stralcio, poi approvato dal ministero delle Infrastrutture e sancito nella convenzione Ministero-Regione dell’aprile 2019, è la soluzione idonea. È dunque necessario rispettare il Prg in vigore, senza alcuna modifica”.


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