(UNWEB) “L’Umbria si faccia promotrice nell’ambito del tavolo della conferenza Stato-Regioni e nelle altre sedi istituzionali preposte, dell’avvio di un confronto sulla questione del prolungamento della caccia al cinghiale oltre i tre mesi stabiliti dalla normativa nazionale”. A chiederlo è il Gruppo della Lega Umbria attraverso una mozione, con prima firmataria il consigliere regionale Manuela Puletti, sottoscritta dal capogruppo Stefano Pastorelli e dal consigliere regionale Valerio Mancini, responsabile dipartimento caccia Lega Umbria.
“Nello specifico – spiegano i consiglieri della Lega - si chiede la revisione dell’articolo 18 comma 1 lettera d della Legge 157/92, che prescrive la limitazione del periodo di caccia al cinghiale a un arco temporale di tre mesi. L’obiettivo è quello di garantire maggiore autonomia e flessibilità alle regioni nella definizione del calendario venatorio e nella possibilità di proroga dello stesso, in previsione di situazioni straordinarie come il proliferare incontrollato delle specie appartenenti alla fauna selvatica e in considerazione delle consistenti criticità da esso determinate”.
“Nell’ultimo periodo - proseguono i leghisti - sono aumentate sensibilmente nel numero le principali specie cacciabili della fauna selvatica come cinghiali, caprioli, daini, anche a causa della sostituzione progressiva delle specie autoctone con quelle alloctone. In particolare il problema dell’aumento del numero di cinghiali sul territorio umbro è stato sollevato nelle recenti occasioni di confronto nell’ambito della Seconda commissione consiliare, oltre che da alcune associazioni venatorie, anche da CIA e Coldiretti che si sono fatte portavoce delle istanze del mondo agricolo fortemente provato dai cospicui danni alle coltivazioni. A questi si sommano gli incidenti stradali sempre più frequenti causati da fauna selvatica con conseguenti pericoli per l’incolumità dei cittadini”.
“Chiediamo dunque alla Regione Umbria – concludono i consiglieri leghisti - di farsi promotrice, in conferenza Stato-Regioni e nelle altre sedi istituzionali preposte, di un percorso di revisione della norma sopra citata, che regola l’attività venatoria, coinvolgendo le altre regioni che hanno espresso la stessa necessità, al fine di consentire ai territori di poter agire in maniera autonoma e flessibile sulla definizione del calendario venatorio e sulla proroga del periodo di caccia”.