(UNWEB) Si è svolta giovedì pomeriggio l’audizione della Seconda commissione consiliare, presieduta da Valerio Mancini, sulle problematiche inerenti la produzione del tabacco in Altotevere, alla luce dell’annunciato spostamento della produzione del prodotto greggio da Cerbara a Bastia e conseguentemente sullo sviluppo e mantenimento dei livelli occupazionali.
Erano presenti i rappresentanti della Trasformatori Tabacco Italia e della Opta, associazione di cooperative produttori di tabacco sempre dell’Altotevere, ma non i vertici della Japan Tobacco International, per cui è mancato il confronto con l’interlocutore privilegiato. La Japan ha chiesto qualche giorno di tempo per poter intervenire, ovviamente in una successiva seduta di commissione, in attesa che sia definito il progetto industriale.
Nella produzione del tabacco in Altotevere sono coinvolti oltre 2500 lavoratori, altri si trovano nella Media valle del Tevere e nell’Amerino. Il rischio più imminente è la perdita di almeno 300 posti di lavoro a luglio, oltre ai dubbi che suscita la mancanza, ad oggi, del piano industriale. Altre 1000 unità rischiano di andare a casa con la diminuzione di un terzo delle superfici. Inoltre, la mancanza di lavoro nella fase invernale si ripercuoterà nella stagione estiva, quando quei lavoratori, se non ci saranno più, non daranno il loro contributo all’agricoltura nei lavori che solitamente svolgono dopo il lavoro fatto nei primi sei mesi dell’anno. Il che vuol dire perdere personale formato e di alta professionalità in un settore dove è cruciale saper usare la chimica e non inquinare il territorio utilizzando sostanze adeguate.
Per i lavoratori del settore è urgente chiudere la trattativa sul prezzo, visti gli esorbitanti aumenti dei costi di quest’anno, oltre che tutelare i posti di lavoro. Se non dovessero arrivare segnali positivi, hanno detto, riprenderemo la mobilitazione, unico strumento efficace per mantenere alta l’attenzione sul tema.
Altre considerazioni fatte dai rappresentanti del settore tabacchicolo riguardano i risvolti sociali dell’occupazione in Altotevere, dove sono impiegate persone con disabilità e oltre il 50 per cento dei lavoratori è costituito da donne. Difficile ipotizzare che i lavoratori altotiberini possano andare in treno a Bastia nella sede della Deltafina, azienda individuata per la produzione del prodotto, dove già ci sono 240 lavoratori a loro volta preoccupati da possibili esuberi.
I numeri, su cui si è soffermato il presidente Mancini, dicono che dagli oltre 250 milioni di chili di tabacco prodotti in tutta Italia, con il trend di decadenza in corso da anni si è passati a 40 milioni di chili. Viene consumato un 30 per cento in meno di tabacco ma è rimasto invariato l’introito delle multinazionali di settore. Vengono consumati in Italia 80 milioni di chili di tabacco ma la produzione è meno di 40. E ci sono 14 miliardi di euro di accise. “Con questa cifra - secondo Mancini - si potrebbe garantire tutti. È necessario un intervento del governo italiano a difesa di questo settore e anche noi faremo la nostra parte, rinnovando la richiesta di un incontro con l’azienda che oggi non è potuta intervenire per i motivi che ci ha spiegato e chiedendo un impegno serio ai nostri parlamentari”.
Di fronte alla possibilità che non ci sia la volontà politica di puntare ancora sul tabacco, i lavoratori prospettano anche la diversificazione delle colture, purché sia adeguatamente sostenuta dalle istituzioni nella fase di passaggio. Nel Psr umbro. è stato fatto notare, sono favoriti gli agricoltori mentre chi produce il tabacco non vi rientra. Chiesto quindi anche un eventuale aiuto per la dismissione, che consenta di dedicarsi ad altro.
Per la Regione Umbria ha partecipato alla seduta Luigi Rossetti, della Direzione regionale Programmazione, innovazione e competitivita’ dell’Umbria, il quale ha confermato l’impegno sul tabacco “con un’azione finalizzata alla tenuta degli equilibri di produzione e dei posti di lavoro. La contrattualizzazione con Jti ci preoccupa – ha detto – è necessario avere un orizzonte contrattuale, stiamo monitorando la vicenda e siamo promotori di contatti e incontri con il Ministero dell’agricoltura sulle modalità di collocazione in un tavolo nazionale per la necessità di traguardare equilibri sostenibili per una filiera di grande pregio. Avviate iniziative con Ismea per gli standard di costo per i negoziati. Gli incrementi ulteriori dei costi di questo 2022 sono un ulteriore problema. Sul primo anello della filiera serve attenzione, avere standard in linea con le pratiche commerciali, no ad attività sottocosto per le imprese agricole. Serve anche avere un riferimento per le attività di trasformazione, c’è massima attenzione al piano industriale affinché l’impatto sul territorio dell’annunciata ricollocazione possa essere oggetto di negoziato, tutti i fattori della produzione devono essere considerati. Siamo in una fase di mezzo, mancano informazioni dettagliate. Cercheremo, quando il perimetro sarà definito, di fare una azione di moral suasion per favorire lo sviluppo del settore. Sono in corso contatti con il Ministero per avere un quadro stabile nei rapporti contrattuali con le multinazionali”.