(UNWEB) “Stallo e sofferenza sono due concetti attribuibili alla gestione della sanità del passato, quella travolta dallo scandalo Concorsopoli che abbiamo ereditato dal Partito democratico, di certo non a quella attuale, considerando gli enormi investimenti annunciati proprio ieri dall’assessore Luca Coletto in seguito all’approvazione in seno alla Giunta regionale di tre atti di grande importanza per la programmazione sanitaria e per il futuro del comparto”: lo affermano i consiglieri del gruppo Lega Umbria, Stefano Pastorelli, Paola Fioroni, Valerio Mancini, Daniele Nicchi, Daniele Carissimi, Eugenio Rondini, Francesca Peppucci e Manuela Puletti.

“Si tratta – spiegano - della dislocazione delle case e ospedali di comunità, delle centrali operative territoriali, del Piano strategico operativo regionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale 2021-2023, nonché del Piano operativo regionale e le schede di intervento della Missione Salute 6. Interventi che la sinistra non si è mai curata di fare, se non parzialmente, dimostrando menefreghismo e incapacità. Come mai accaduto prima, questa Giunta sta attuando investimenti e progetti importanti sulla sanità umbra dopo anni di ignavia, inerzia e concorsi pubblici finiti sotto la lente della Procura, mettendo in atto una riprogrammazione seria e accurata per rispondere alle esigenze dei cittadini e utilizzare al meglio le risorse secondo le linee definite nell’ambito del Pnrr 2021–2026. Gli atti approvati dalla Giunta regionale sono preliminari al Piano sanitario regionale, predisposto dopo anni di immobilismo del Partito democratico e la totale assenza, dal 2009, di un documento di indirizzo della sanità regionale”.

“Paradossale – proseguono - che oggi a fare la lezione sulla gestione della sanità sia proprio quel partito politico da cui abbiamo ereditato situazioni di estrema criticità, a partire dai 40 milioni di euro di buco strutturale l’anno, colmati con poste straordinarie che avrebbero potuto essere utilizzate per garantire servizi migliori agli umbri. Parlando del passato, vale la pena ricordare il numero delle terapie intensive sotto i limiti stabiliti dal Governo, il tasso elevato di mobilità sanitaria passiva, il personale ridotto all’osso, il precariato (le stabilizzazioni sono state fatte dalla Giunta Tesei), la carenza di macchinari e di strutture adeguate, la fuga delle professionalità verso altre regioni, le liste di attesa infinite (3 anni per una mammografia), una spesa farmaceutica in proporzione tra le più elevate in Italia, l’assenza totale di una programmazione coerente con i bisogni territoriali e l’elenco è ancora lungo. Ai consiglieri del Pd, troppo distratti, va ricordato, infine, che i 60 milioni di euro di cui parlano, rientrano nelle spese covid e sono all’attenzione del Governo attraverso la conferenza delle Regioni. Le criticità espresse dall’Umbria, inoltre, sono state fatte proprie anche da altre Regioni, compresa l’Emilia Romagna del democratico Bonaccini, che ha al passivo circa 700 milioni di euro di spese covid”.

“Non vogliamo soffermarci sul passato – continuano i consiglieri della Lega Umbria -, ma dobbiamo guardare al futuro. Dopo i due anni di pandemia, dove l’Umbria si è sempre dimostrata all’altezza del compito e tra le regioni virtuose per percentuale di somministrazione di vaccini e tamponi, oltre ad essere l’unica, insieme alla Basilicata, a rimanere in zona bianca, è arrivato il momento di progettare e ripartire. E’ quello che sta facendo l’assessore Coletto, a partire dall’approvazione degli atti relativi a case di comunità, piano pandemico influenzale e interventi per PNRR, puntando al potenziamento della sanità territoriale, delle reti di prossimità, delle strutture intermedie e della telemedicina e alla riorganizzazione dei servizi per migliorare l’efficacia nel rispondere ai bisogni di cura delle persone. La sanità umbra – concludono - sta entrando in una fase del tutto nuova, scandita da una programmazione accorta e definita sulla base delle reali necessità del territorio, indispensabile per evitare i doppioni e gli sprechi del passato. Concetti come stallo e sofferenza, tipici del sistema creato dal Partito democratico, lasciano spazio a termini come innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario. Un punto di svolta per un’Umbria sempre più proiettata verso una sanità efficiente e di qualità”.


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