consiglio2L'atto presentato dai consiglieri Cesaro e Casaccia (FI) del Comune di Perugia è passato all'unanimità nella seduta del 14 marzo

(UNWEB)  Il Consiglio comunale, nella seduta del 14 marzo, ha approvato all’unanimità (31 voti favorevoli) l’ordine del giorno presentato dai consiglieri Michele Cesaro e Daniela Casaccia del gruppo consiliare Forza Italia, avente ad oggetto: “Rifiuti tessili urbani dal 1° gennaio 2022 scatta l’obbligo della raccolta differenziata: comune di Perugia capofila nelle iniziative di area vasta”.

Il Piano di azione per l’economia circolare approvato con la Risoluzione del Parlamento europeo del 10 febbraio 2021 – hanno ricordato Casaccia e Cesaro, che hanno illustrato l’odg già presentato in III commissione il 10 febbraio – ricomprende anche il settore tessile all’interno della strategia sull’economia circolare che dovrà essere recepita e accolta dagli Stati membri. Con l’emanazione del d.lgs. n. 116/2020, dal 1° gennaio 2022 nel nostro Paese è obbligatorio raccogliere separatamente i rifiuti tessili.

Il settore Tessile-Abbigliamento-Moda (Tam) rappresenta per il numero di aziende (45mila), di addetti (398mila) e per fatturato (55 miliardi di euro, pari al 31% dell’intero comparto Tam europeo), uno dei segmenti più importanti della manifattura italiana.

Ogni anno, in Europa, vengono consumati quasi 26 kg di prodotti tessili pro capite e ne vengono smaltiti circa il 42% (11 kg), prevalentemente inceneriti o smaltiti in discarica.

La raccolta dei rifiuti tessili – precisa l’atto – non va confusa con le varie forme di donazioni di capi d’abbigliamento o di altri oggetti (a beneficio di cooperative, associazioni, enti religiosi, etc.) e di avvio a percorsi di riuso, che sono escluse dal perimetro della normativa sulla gestione dei rifiuti. Quando invece il reimpiego riguarda ciò che viene conferito nei contenitori stradali, la disciplina applicabile è quella del rifiuto.

Per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti tessili, in Italia nel 2019 sono stati prodotti e intercettati circa 157,7mila tonnellate di rifiuti urbani, stabilmente intorno allo 0,8/0,9% del totale dei rifiuti differenziati, ma in crescita del 22% rispetto ai volumi raccolti nel 2015 e destinati a crescere ulteriormente dal 2022 con l’introduzione dell’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili di origine urbana.

Alcune realtà, come Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Marche hanno già superato la soglia dei 3 kg/abitante/anno di rifiuto tessile raccolto in modo differenziato, mentre regioni come Valle d’Aosta, Basilicata sono vicine alla soglia dei 4 kg, già superata dal virtuoso Trentino Alto-Adige. I dati dei territori fanalino di coda, come Umbria e Sicilia, che raccolgono in modo differenziato meno di un kg per abitante di rifiuto tessile, lasciano pensare che le raccolte differenziate del tessile non siano state in massima parte neanche avviate, da cui la necessità di un rapido cambio di rotta in vista dell’obbligo di intercettazione del 2022.

Secondo le analisi merceologiche operate da Ispra, il 5,7% dei rifiuti indifferenziati è composto da rifiuti tessili, ma nei confronti degli stessi non c’è stato finora uno sprone ad investire per efficientare la filiera in un’ottica di recupero.

A livello di macroarea territoriale, il costo di gestione dei rifiuti tessili risulta di 11,36 euro/kg al Nord e più del doppio al Centro, pari a 24,93 euro/kg (a fronte di quantitativi pro capite annui conferiti rispettivamente pari a 3,27 e 1,59 kg per anno), e addirittura di 27,31 euro/kg al Sud (in corrispondenza di un conferimento pro capite di 1,72 kg per anno). Dati che confermano come l’assenza di filiere organizzate si riverbera sulle tariffe pagate dagli utenti.

L’Autorità Umbra Rifiuti e Idrico (Auri) con nota del 6 dicembre 2021 ha sollecitato i gestori dei vari ambiti ad adottare tutte le iniziative utili a conseguire, dal primo gennaio 2022, il pieno rispetto delle innovazioni legislative con specifico riferimento alla raccolta differenziata della frazione tessile dei rifiuti urbani e a darne adeguata informazioni alle utenze.

Sarebbe auspicabile che una strategia per la gestione dei rifiuti tessili giungesse dal Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti e dalle pianificazioni regionali per evitare una parcellizzazione di interventi e una risposta inadeguata. Una delle strade più promettenti sulla quale sta lavorando la Commissione UE, e quindi il Ministero della Transizione Ecologica, è quella dell’introduzione di obblighi di Responsabilità Estesa del Produttore (Epr). I produttori dovranno sostenere un contributo ambientale, trasferito nei prezzi d’acquisto dei prodotti, che avrà lo scopo di finanziare una filiera della raccolta tesa a rispettare la gerarchia dei rifiuti, quindi a privilegiare il riuso, a sostenere la preparazione per il riutilizzo e il riciclo. Un’esperienza da guardare con attenzione è, in particolare, quella francese.

Anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – sottolinea l’odg – si presenta come una grande opportunità per rilanciare la filiera del recupero dei rifiuti tessili. Nell’ambito della linea di investimento 1.1 (realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti) rileva la linea di intervento C – ammodernamento (anche con ampliamento di impianti esistenti) e realizzazione di nuovi impianti innovativi di trattamento/riciclaggio per lo smaltimento di materiali assorbenti ad uso personale (Pad), i fanghi di acque reflue, i rifiuti di pelletteria e i rifiuti tessili – a cui sono destinati 450 milioni di euro dei complessivi 1,5 miliardi di euro che finanziano linea di investimento 1.1.

In termini di risorse e di finalità, la linea di investimento 1.2 e nello specifico la linea di intervento D -infrastrutturazione della raccolta delle frazioni di tessili pre-consumo e post consumo, ammodernamento dell’impiantistica e realizzazione di nuovi impianti di riciclo delle frazioni tessili in ottica sistemica “Textile Hubs” – rappresenta l’opportunità principale per la filiera.

E’ evidente che se le risorse del Pnrr saranno sicuramente utili per sostenere gli investimenti impiantistici, allo scopo di chiudere il ciclo in un’ottica pienamente industriale, allo stesso tempo occorrerà essere consapevoli che il tema centrale è quello di sostenere gli extra costi del riciclo, ossia coprire quelle diseconomie che rendono ancora oggi più conveniente le filiere dei materiali vergini rispetto a quelle da riciclo. Ad esempio, è paradossale che le fibre in poliestere vergine.

L’odg impegna sindaco e giunta a interloquire con Gesenu affinché si possano definire le strategie d’intervento per ottemperare agli obblighi di legge; a mettere in campo tutte le azioni per incrementare la raccolta differenziata come prevede il nuovo Piano regionale dei rifiuti elaborato dalla Regione Umbria, considerando preziosa anche la raccolta differenziata della matrice tessile; a dare la disponibilità del capoluogo di Regione come soggetto capofila per ciò che concerne le attività di recupero dei rifiuti tessili su area vasta, prevedendo investimenti adeguati dal punto di vista impiantistico; a dare diffusione dei dati relativi ai costi sopportati dai cittadini di Perugia in riferimento alla gestione di detti rifiuti.

Cesaro ha aggiunto che il dibattito in commissione è stato utile anche per far emergere le posizioni della Regione Umbria, attraverso l’illustrazione dei tratti essenziali del nuovo piano umbro da parte dell’assessore Roberto Morroni. Inoltre, è stata sollecitata a Gesenu un’informazione mirata a incrementarne l’utilizzo dei 158 cassonetti dislocati sul territorio per la raccolta dei rifiuti tessili. Secondo il consigliere, per aumentare la differenziata e muovere verso il nuovo traguardo del 75% indicato dalla Regione, è necessario considerare preziosa anche la raccolta della frazione tessile: “Non bisogna trascurare alcun tipo di matrice, ancor più quella che dal primo gennaio è obbligatorio trattare in maniera separata”.


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