“Il drammatico conflitto in corso in Ucraina, oltre alle gravissime conseguenze umanitarie in termini di vittime e di profughi, ha fortemente aggravato le problematiche connesse all’aumento del costo dell’energia e reso ancora più urgenti le misure volte a una maggiore indipendenza europea per i combustibili fossili attraverso una diversificazione dei fornitori e una spinta decisa verso le fonti di energia pulita”. Così Daniele Carissimi (Lega), che annuncia una mozione “sull’adozione di misure funzionali al raggiungimento dell’autonomia energetica regionale per fronteggiare la crisi energetica e accelerare, al contempo, il processo di transizione ecologica”.
“La mozione che ho appena depositato – evidenzia il consigliere regionale - impegna la Giunta a fare tutto quanto in suo potere per consentire all’Umbria di accelerare nel percorso verso l’autonomia energetica e di prevedere, nel rispetto della normativa nazionale, i criteri per l’individuazione, da parte degli Enti locali della Regione, delle superfici degli immobili e delle aree pubbliche nella loro disponibilità idonee alla installazione di impianti fotovoltaici. La Giunta di Palazzo Donini sarà chiamata a prevedere incentivi in favore degli Enti Locali per lo svolgimento di tale attività di ricognizione, nonché per la redazione della diagnosi energetica degli edifici pubblici”.
“L’obiettivo dell’autonomia energetica – spiega il consigliere di maggioranza - è ancora più stringente per l’Italia, considerato che il fabbisogno energetico del nostro paese è tra i più alti d’Europa e che nello scorso anno è stato soddisfatto per ben il 77% da importazioni estere di combustibili fossili. Come noto il Paese dal quale l’Italia importa più energia è la Russia, dalla quale provengono quasi il 40% delle importazioni di gas, il 12% di quelle di petrolio e ben il 52% di quelle di carbone. In questo quadro, l’Umbria rischia di subire ancora più gravemente le conseguenze della crisi energetica, in quanto gran parte delle imprese più importanti del territorio regionale appartengono a settori ad alto consumo di energia quali quello tessile, cementiero e siderurgico. Per il settore manifatturiero, componente strategica per l’economia umbra con circa 7.400 aziende che generano più del 34% del fatturato regionale, gli effetti del caro energia possono determinare una situazione insostenibile, senza contare che sulle imprese della filiera del tessile-abbigliamento al rincaro delle bollette si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime degli ultimi mesi, dal cotone al cashmere ai prodotti chimici così come lamentato dallo stesso Presidente di Confindustria Umbria auspicando la diversificazione degli approvvigionamenti e del mix energetico. Questo grido di allarme – conclude Daniele Carissimi - non può restare inascoltato e merita risposte tempestive ed efficaci”.