291282752 342012894778856 8063067637067785287 n(UNWEB) Si è svolta stamani in Terza commissione, presieduta da Eleonora Pace, l’audizione in videoconferenza, in collegamento con “Europa Donna–Umbria”, in merito all’illustrazione della ricerca condotta da Europa Donna Italia, Senonetwork e Altems sulla multidisciplinarietà dei Centri di senologia della Regione Umbria.

Paola Pignocchi (Europa donna-Umbria) ha ricordato ai componenti della Commissione le origini e le finalità delle rete di associazioni creata dal professor Veronesi, oggi dotata di una rappresentanza anche in Parlamento con un gruppo rappresentativo di tutti gli schieramenti politici, allo scopo di garantire, attraverso l’attività legislativa, l’accesso in maniera omogenea a diagnosi, cura e assistenza per le donne con tumore al seno.

Chiesta la gestione integrata del paziente sul territorio, uno screening mammografico che divenga capillare, l’abbassamento dell’età per gli screening alle donne di 45 anni e l’innalzamento fino ai 74 anni. Percorsi dedicati e gratuiti di cura per le donne con tumore. In alcuni casi, come è emerso dalla ricerca, mancano collegamenti tra i centri che fanno lo screening e le Breast unit, il gruppo multidisciplinare di specialisti finalizzato alla prevenzione, alla diagnosi e al trattamento chirurgico e medico di patologie della mammella.

Altro capitolo quello delle liste d’attesa, che tutte le associazioni segnalano come criticità: “dovute – ha detto Pignocchi - sia ai ritardi causati dalla pandemia che dal numero non adeguato dei professionisti, specie per ciò che riguarda i radiologi per senologia. Manca anche un percorso gratuito per chi conclude il follow up dopo il tumore e non viene inserito nelle liste dello screening mammografico. In generale serve un efficientamento della rete dei centri di senologia con tutte le 4 Breast unit”.

Il responsabile della Chirurgia della mammella dell’ospedale di Terni, Alessandro Sanguinetti, ha puntualizzato che “il calo delle prestazioni verificatosi in Umbria è in linea con la media nazionale. Le Breast unit vanno bene, ma ci sono carenze dal punto di vista organizzativo, la volontà c’è, forse le risorse sono state dirottate per scopi anche più importanti, fatto è che l’Umbria avrebbe bisogno di una rete senologica vera, gestita dai coordinamenti Breast unit. Serve un data base per l’accreditamento europeo e dal punto di vista sia numerico che qualitativo l’Umbria non è seconda a nessuno, occorrerebbe dimostrare la qualità del servizio offerto. Occorre un Data Breast, un software, non soggetto a manipolazioni, che immagazzina dati da trasferire poi all’organo di controllo europeo. Mancano le figure del ‘case manager’, che gestiscono il percorso della donna affetta da cancro alla mammella dall’inizio alla fine. Con pochi aggiustamenti si potrebbero raggiungere risultati lusinghieri.


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