(UNWEB) “L’Umbria continua nelle sue scelte schizofreniche e controproducenti sul fronte sanitario, tanto più in un periodo di riacutizzazione del contagio da Covid 19”. Così il consigliere regionale del Partito democratico, Fabio Paparelli, commentando “l’ufficializzata chiusura delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) e il licenziamento di fatto del personale che vi era impegnato”.

“L’Umbria – spiega Paparelli – aveva la possibilità di tenere in piedi le Usca perlomeno fino alla fine dell’anno e costruendo un percorso di transizione, in modo da non lasciare da soli i cittadini di fronte alle nuove ondate di contagi da Covid19. Il neo direttore D’Angelo, però non ci ha pensato due volte e non ha mosso una paglia per tenere in piedi la struttura, in cambio del nulla”.

“La mancanza delle unità speciali per i controlli Covid a domicilio – commenta Paparelli - provocherà di nuovo un ingolfamento degli ospedali e dei pronto soccorso. Il tutto mentre la normativa alle Uca (Unità di continuità assistenziale) è ancora lontana dalla concretezza applicativa e funzionale. La cosa ancora più grave – aggiunge - è che, al personale medico/sanitario che era impegnato nelle Usca e che ha affrontato una pandemia mai vista nella storia recente, sviluppando anche delle competenze di livello, viene dato il ben servito offrendogli un percorso incerto, fatto al massimo di qualche mese di precariato, peraltro di là da venire. Lo afferma – osserva il consigliere Dem - una recente missiva del neo direttore D’Angelo che sceglie di offrire al personale medico già operante nelle Usca, ‘limitatamente a motivate esigenze aziendali e tenuto conto dei processi di riorganizzazione in atto, nonché del quadro epidemiologico locale, la possibilità di aderire a incarichi a tempo determinato...’ della durata di 3 mesi”.

“Si genera così un altro gravissimo errore: quello delle assunzioni a tempo determinato di qualche mese – continua Paparelli – che non farà che aggravare la tendenza che vede il personale medico scappare a gambe levate dall’Umbria, incapace di offrire valide alternative lavorative. Non aiuta neanche la possibilità, prevista dalla nota del Commissariato della Regione Umbria per l’emergenza Covid, di poter offrire incarichi di lavoro autonomo sia al personale medico già operante nelle Usca che ai medici specializzandi, iscritti all’ultimo e penultimo anno di scorso delle scuole di specializzazione”.

“La sanità umbra - conclude Paparelli, portavoce delle minoranze - ha bisogno di un intervento serio e strutturato, senza slogan, e se il buongiorno del neo Direttore si vede dal mattino, questa non sembra essere certo la strada giusta”.


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