Tommaso Bori (Pd-vicepresidente Commissione Sanità e Servizi sociali) sull’audizione della Presidente della Regione, dell’Assessore alla Sanità e del Direttore regionale
(UNWEB) “L’audizione in Terza commissione della presidente Tesei, dell’assessore regionale Luca Coletto e del direttore Massimo D’Angelo in merito al buco dei conti della sanità e allo stato di salute della settore in Umbria non ci tranquillizza affatto e, anzi, lancia preoccupazioni non proprio rassicuranti”. Così il vicepresidente della Commissione Sanità, Tommaso Bori (Pd) in merito “all’audizione di oggi, nella quale i vertici della sanità hanno certificato l’esistenza di un disavanzo economico milionario, senza però entrare nel merito e dare alcun tipo di cifra”.
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“Al netto del tentativo maldestro della presidente Tesei di gettare la croce sulle precedenti legislature e sulle imbarazzanti uscite di parlare di falsi miti – afferma Bori – le questioni sono chiare agli umbri, che non hanno certo bisogno di giustificazioni o di colpevoli. La sanità umbra è passata dall’essere ‘benchmark’ al disastro dei conti. Il tutto con liste d’attesa lunghissime, laddove poi risulti possibile prenotare una prestazione, non essendo in presenza di un’agenda di prenotazioni del tutto chiusa. Le strumentazioni della sanità non appaiono in buona salute; il personale scappa dalla sanità pubblica umbra verso un privato che viene visto come più rassicurante e più sicuro, ma anche verso altre Regioni che sono state in grado di rendersi attrattive. In mezzo c’è stata una pandemia, ma anche milioni di risorse che la Regione Umbria ha dimostrato di non saper spendere”.
“In tutto ciò – prosegue Bori – sul fronte umbro si inseriscono un piano sanitario contestatissimo e calato dall’alto, che ha fatto sollevare proteste in diverse parti della nostra regione, e un annunciato rimpasto, che riguarderebbe proprio la poltrona della sanità, più volte sbandierato e che stenta ad arrivare, con l’unico risultato di aver paralizzato qualsiasi provvedimento. Resta ancora nel cassetto, per esempio, la Convenzione tra Regione e Università. La nostra specificità regionale si innesta in un contesto nazionale che non lascia nulla di positivo da sperare. L’obiettivo del Governo Meloni, infatti, sembra essere quello di voler restaurare l’austerità in sanità. La Nadef, ovvero la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza del Governo, mostra come l’obiettivo sia riportare la spesa sanitaria pubblica, rispetto al Pil, ai livelli pre pandemia. Si passa da un valore del 7 per cento nell’anno appena concluso al 6,6 nel 2023, al 6,2 nel 2024, al 6 nel 2025. Dopo l’aumento di spesa dovuto all’emergenza della pandemia nel 2020 e nel 2021 ritorna quindi l’austerità nella sanità pubblica. L’indicatore scende addirittura sotto la media del periodo 2001-2019 che è all’incirca del 6,5 per cento”.
“Da aggiungere a questo - continua - c’è un altro elemento nazionale, che si intreccia però con la nostra situazione. Il Governo ha infatti chiesto alla Conferenza delle regioni di esprimere un’opinione sulle assicurazioni sanitarie, perché ha in preparazione una legge su questo. Si tratta – conclude – di una posizione totalmente irresponsabile che ci porta verso la distruzione della sanità pubblica. L’Italia, come l’Europa, erano conosciute come Paesi civili e avanzati dal punto di vista dello Stato sociale proprio per il sistema sanitario. Strozzando la sanità pubblica con il personale e le risorse, arriveremo allo smantellamento però della sanità pubblica, che è, purtroppo, un elemento che era presente nel programma elettorale del 2019 del centrodestra in Umbria”.