pdumbria(ASI-UNWEB) Perugia  - La Segreteria regionale del Partito Democratico, il Gruppo regionale PD e le Democratiche Umbre opponendosi strenuamente all'approvazione della proposta di legge "sulla famiglia", così come approvata in Commissione pochi giorni fa, fanno appello alla maggioranza consiliare perché non vada, in maniera unilaterale, alla modificazione di un Testo Unico regionale, quello in materia di sanità e servizi sociali, che rappresenta ancora oggi un asse portante dell'impianto normativo, amministrativo e culturale della nostra comunità regionale.Una proposta di Legge depositata a fine 2020, a cui ha fatto seguito una chiara e netta valutazione pervenuta dalle tante associazioni che si occupano di diritti umani, di contrasto alle discriminazioni e alla violenza di genere; valutazioni critiche che si aggiungono, con inconfutabile chiarezza, a quanto il nostro Partito ha da subito denunciato nelle sedi istituzionali. Una proposta di Legge ideologica, fondata sullo stereotipo di una concezione di famiglia che da tempo non esiste più. Ogni giorno abbiamo esperienza diretta come cittadine e cittadini, come rappresentanti delle istituzioni, del fatto che alla famiglia nucleare si affianca ormai una molteplicità di modalità di stare nella comunità, una molteplicità di declinazioni della rete affettiva, in cui l'unica integrità che va garantita e nel caso tutelata, è quella del rispetto di ogni sua componente. Non si risolve la questione del calo demografico con interventi spot: quanti studi devono ancora confermarcelo? Le buone prassi ci dicono che l'incentivo alla natalità sono le politiche che supportano le donne e la loro autodeterminazione, che finanziano i servizi alla prima infanzia: non una traccia di tutto ciò nelle politiche di questa Giunta regionale, né nelle richieste della maggioranza di governo. La proposta di legge approvata in Terza commissione non risolve le tantissime criticità ancora in essere in tema di supporto e autonomia alle persone con disabilità, anzi, inserendo i caregiver nella rete dei servizi di fatto formalizza che il carico di cura è ancora sulle famiglie, e quindi nella quasi totalità dei casi Donne, minandone ancora una volta l'autodeterminazione. Ed in tema di servizi, non possiamo non citare una inequivocabile azione a danno dei nostri consultori oggi in vera emergenza, ridotti ai minimi termini come purtroppo tutta la sanità pubblica umbra, e che questa Legge equipara a strutture private convenzionate. Non solo è completamente disattesa l'indicazione normativa che prevede la gratuità della contraccezione, ma con la legge diventa "naturale". La drastica riduzione delle spese per il personale e le strutture in combinato disposto con questa legge che svilisce completamente la funzione pubblica degli stessi, destina la rete consultoriale umbra, eccellenza negli anni per la nostra comunità regionale, a scomparire, non tenendo in considerazione tra l'altro, quanto la pandemia ci ha insegnato sul ruolo fondamentale e indispensabile della sanità di prossimità. In tema di mediazione familiare non un riferimento alla Convenzione di Istanbul, e la sostituzione del termine maschile, per gli atti di violenza contro le donne, con "sulle persone". E' evidente, questa Legge ha il chiaro intento di collocare l'Umbria in una arretratezza culturale che fa onore ai migliori governi populisti ed oscurantisti. Questa destra di Governo dimentica, tuttavia, che l'Umbria non è questo: ciò che ha reso la Regione per anni una avanguardia in termini di servizi e diritti riconosciuti e garantiti è una fortissima e tenace lotta femminista e politica. Quella che un tempo era preoccupazione per una Legge che di fatto sconvolge l'assetto dei servizi sociali e sanitari della nostra regione è oggi una ferma e triste consapevolezza che i danni che produrrà una volta approvata dalla maggioranza nell'aula consiliare, in termini di qualità di vita delle persone, della cultura di comunità che da sempre ha caratterizzato la nostra Regione, saranno enormi." Così in una nota il Partito Democratico dell'Umbria.

 


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